Paradiso

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La mia camera è fredda
È brutta
Non ricordo come sono finito qui.
Il mio nome. Qual'è il mio vero nome? Non lo so... non lo so...

139
L'hanno detto i camici bianchi.
È il mio nome? Solo un numero? Sono solo 139? È ciò che sono?
Li ho sentiti chiamarmi mostro. È ciò che sono vero?
139 il mostro.
Forse hanno ragione loro...

Un giorno i camici bianchi mi avevano portato in un posto nuovo. Era pieno di strane e ruvide colonne marroni che si ramificavano e in cima avevano delle cappelle verdi fatte di tanti piccoli pezzi che stavano attaccati alle ramificazioni della colonna centrale. Credo si chiamino alberi, credo.
Mi piacciono gli alberi, mi fanno sentire tranquillo sotto le loro cappelle. Per terra poi c'erano tanti fili verdi, alcuni con strane forme colorate profumate. Mi ricordo bene quel posto. Era caldo e colorato e la luce. La luce che veniva da una grande lampada gialla su un enorme soffitto azzurro che era altissimo, molto più alto di quello della mia camera. La luce era calda e affettuosa, inondava quel posto meraviglioso, lo scaldava con i suoi caldi raggi. Io non l'avevo mai vista quella luce, ma mi era bastata guardarla una volta per innamorarmene. Era la prima volta che ero felice.

Quel posto era il mio paradiso.
Non ero solo. Oltre ai camici bianchi, c'erano delle piccole creaturine (credo si chiamino poremon o pokemon, non ricordo bene) che mi guardavano, alcune si nascondevano, altre mi venivano incontro con allegria. Non mi facevano paura come i camici bianchi.

Lì vicino a quel posto pieno di alberi c'era un lunghissimo buco nel terreno dove c'era dell'acqua limpida che scorreva via veloce nel buco e si perdeva in mezzo alle cappelle degli alberi. Là dentro c'erano tante creaturine che nuotavano allegramente nell'acqua. Sembravano felici. Ad un certo punto alcuni di loro si accorsero di me e si avvicinarono alla sponda. Erano coloratissimi, ce ne erano alcuni azzurri, altri rossi e blu e uno con una pelliccia arancione e una specie di collare azzurro che salto fuori dall'acqua con un balzo e mi accolse con uno "Squirell!"
Era la prima volta in vita mia che qualcuno si interessava a me.
Erano curiose di me, mi chiedevano cos'ero e come mi chiamavo, dicevano con le loro voci cristalline che non avevano mai visto uno come me.
Ma io non lo sapevo. Per cui, siccome non ero un camice bianco, forse ero come loro. Loro però scossero la testa. No non ero come loro, dicevano che assomigliavo a un uomo. Credo che "uomo" sia il modo con cui loro chiamano i camici bianchi.
È vero, in certe cose sono molto simile agli uomini, anch'io ho una testa, due braccia e cammino su due piedi. Ma in effetti sono anche diverso, loro non hanno gli artigli, non hanno una coda. La loro pelle è rosa o marrone scuro. La pelle delle mie gambe, delle mie bracia e della mia coda è blu.
Quelle piccole e graziose creature dicevano che assomigliavo a tutti e due.
Ma non ero ne l'uno ne l'altro.

Cosa sono?
Ancora oggi mi chiedo quale dei due io sia.
Sono un mostro?
Sono 139 il mostro?
I mostri sono cattivi e fanno male. Ma io non volevo farlo... Non quella volta...

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