Fuga

428 56 41
                                    

-Allarme! L'ibrido 139 sta forzando le sbarre!- gridò un addetto alle telecamere alla sala di controllo. 

-Come è possibile!? Non può sviluppare un tensione sufficiente a danneggiare la cella!-

-Eppure è così dottoressa, sta sovraccaricando il sistem...-

Tutto si spense all'improvviso, la sala di controllo era nel panico.

Le luci tornarono dopo pochi secondi. Per fortuna il generatore d'emergenza era entrato in funzione. La dottoressa era allarmata, se quell'esemplare scappava l'intero progetto per le nuove armi organiche ibride sarebbe retrocesso di anni. 

-Mandate una squadra a recuperarlo. E non danneggiatelo in nessun modo!- era altrettanto importante che rimanesse vivo e sano. Almeno fino a quando non avessero concluso gli esperimenti.

-Qui squadra 7, l'intero settore delle celle è al buio, non doveva essersi attivato il generatore d'emergenza!?- gracchio una radio sulla console della sala di controllo. La dottoressa afferrò il microfono. -Il sovraccarico è avvenuto proprio in quel punto, deve aver bruciato le luci e fuso tutti i sistemi- in effetti i sensori erano tutti muti. -Ricevuto squadra 7?-

Passarono alcuni secondi. 

Nessuna risposta.

-Squadra 7!? Pronto Squadra 7 mi ricevete!?-

Niente.

La dottoressa era furiosa. Uscì dalla sala di controllo e corse verso il settore delle celle.

Era buio pesto. Continuo imperterrita fino a quando non pestò qualcosa che emise un debole mugolio. Guardò per terra. Ai suoi piedi giaceva ciò che restava della Squadra 7, erano tutti accasciati a terra doloranti. I loro volti erano completamente ustionati, e le braccia erano ricoperte da metello fuso che una volta doveva essere stato un fucile d'assalto. 

Era sconvolta, per la prima volta in vita sua aveva veramente paura, se il metallo era ancora parzialmente fuso, significava che la Squadra 7 era stata abbrustolita da poco. 

Ciò significava che chi aveva fatto questo era ancora qui vicino. 

Molto vicino.

La dottoressa si voltò per darsi alla fuga.

Una figura in una camice bianco da paziente, con una coda blu, le mani e le braccia dello stesso colore si parò davanti a lei.

Afferrò la donna per la gola con i suoi artigli, la sollevò. Lei cercava di scappare ma era inutile.

Un lampo azzurro. Poi un urlo.

Silenzio.

# # # # #

Allora... Questa storia l'ho scritta tempo fa e mi sembrava triste lasciarla marcire nel computer.
Se la storia vi è piacuita, vi ha fatto schifo o volete semplicemente fare un saluto, lasciate un commmento o una recensione, cerchero di rispondere il prima possibile. Fa sempre piacere sapere che ne pensa un lettore della propria storia.
Detto ciò vi ringrazio per aver letto la storia di questo pazzoide e vi saluto con un:
Au revoir!

Esperimento 139Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora