L'organizzatore

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Washington D.C.

"Non possiamo permetterci di fallire, dobbiamo assolutamente portare a termine l'operazione. So che richiederà più tempo del previsto, ma è necessario raccogliere il maggior numero di informazioni per riuscire ad incastrarli."

Il capitano Suh non aveva mai usato un tono così persuasivo: era ben evidente che quella missione gli stesse particolarmente a cuore, forse perché era l'ultima a cui avrebbe preso parte. "Gli agenti incaricati che dovranno partire per Seoul domani mattina sono Lee Taeyong, Lee Taemin e Byun Baekhyun. Tutti quanti siamo consapevoli delle vostre doti sul campo, per questo siete voi i prescelti. Confido in voi e nelle vostre abilità."

Si concluse così quella riunione; tutti i presenti cominciarono a bisbigliare tra di loro, eccetto i tre agenti nominati poco prima, che cominciarono a lanciarsi sguardi l'un con l'altro. Nessuno di loro tre si aspettava questo incarico e nessuno dei tre ne era felice, non per la missione di per sé, ma per il fatto che avrebbero dovuto collaborare per portarla a termine.

Tutti quanti all'interno dell'agenzia sapevano che non scorresse buon sangue tra i tre, il motivo, però, non era noto a nessuno.

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Il volo per Seoul era previsto per le 6 del mattino. I tre agenti avevano già ricevuto tutte le istruzioni necessarie ed erano pronti a partire.

Durante il volo nessuno dei tre aprì bocca; ognuno di loro era concentrato nello studiare nei minimi dettagli ogni informazione scritta all'interno del fascicolo contenente le loro nuove identità.

"Non ci credo, perché proprio a me?!" Era evidente che Taeyong fosse infastidito - Taemin, dopotutto, lo aveva capito dal suo tono di voce.

"Cos'hai da lamentarti questa volta?"

"La mia copertura non va affatto bene! Non intendo passare non so bene quanto tempo della mia vita circondato da mocciosetti. Capisco che sembro ancora un adolescente, però avrebbero potuto darmi una copertura più decente!"

"Esilarante come un mocciosetto si lamenti di altri mocciosetti." Quella fu l'unica cosa che Baekhyun riuscì a pensare.

"E tu, Byun? Quale sarà la tua copertura?"

"Sarò un impiegato, più o meno." In realtà ciò a cui sarebbe andato incontro Baekhyun era decisamente diverso dal normale ruolo di impiegato.

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Seoul

La sveglia non era ancora suonata, in casa si respirava la pace dei sensi; nessuno aveva ancora fiatato, sembrava di essere in paradiso. Il paradiso però non durò a lungo.

"Sveglia, sveglia, sveglia, miei cari fanciulli!" Junmyeon aveva cominciato il suo solito tour mattutino tra le camere del dormitorio, armato di pentola e mestolo, con i quali produceva una soave melodia. Sì, soave secondo il suo parere.

"Junmyeon, smettila! Ne ho abbastanza di te e delle tue canzoni da circo." Sehun era senza alcun dubbio infastidito da quell'atteggiamento.

"Come, scusa? Canzoni da circo? Ti sembra che il mio passaggio e il passaggio del CEO dell'agenzia abbiano la stessa musica di sottofondo?" L'ironia era senza alcun dubbio l'arma segreta di Junmyeon. Anche lui detestava dover comportarsi in quel modo di primo mattino, ma era stato costretto. Quando il gruppo è stato messo dinanzi alla scelta di avere una persona esterna che li svegliasse o che se ne occupasse Junmyeon, tutti i membri senza esitare scelsero la seconda opzione, perché sapevano che il leader li avrebbe fatti sentire a loro agio.

"Cosa c'è per colazione?" Kyungsoo si era avvicinato a Junmyeon per osservare attentamente cosa stesse preparando. I suoi occhi si illuminarono quando vide che il maggiore stava cucinando dei pancakes; sapeva che Junmyeon non fosse questo grande asso in cucina, però era il mago dei pancakes. Nessuno sapeva farli meglio di lui.

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