INTENZIONI

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"Lui che cosa?" il tono di voce di Nala fece voltare alcune delle persone che si trovavano all'interno dell'appartamento. Jaqueline la rimproverò stringendole il braccio, quindi la trascinò vicino ad una delle finestre. Avevano deciso di dare una piccola festa, visto che i loro giorni all'interno di quell'appartamento stavano per giungere, finalmente, a termine. Annuì: le aveva raccontato tutto, su Sebastian e sulla loro serata insieme. "Sai cosa?" continuò poi "Forse ti ha fatto proprio un bel favore." annuì prendendo un sorso dalla propria birra. "Devi essere matta da legare. Quel tipo ti ha trattata malissimo, Jackie. Si è opposto con fermezza, e senza nessuna autorità, quando hai deciso di iniziare a lavorare al Madera, di proprietà più tua che sua." contò su un dito "Quella bella giocata del vino? Teniamo in conto anche quello." annuì alzando un altro dito. "Ora mi dici che ha fatto in modo e maniera di farti lavorare, ieri sera, senza preavviso, rovinando i nostri piani, tutto per portarti a casa e tu hai accettato!"

Jaqueline bevve: vivere i fatti era stato leggermente diverso da come Nala ora glie li rappresentava, ma non c'era menzogna in quello che l'amica le diceva.

"Forse sei più attratta da questo tipo di quanto non ti piaccia ammettere." continuò mordendo una pizzetta.

"Sono proprio una stupida." annuì, totalmente d'accordo con l'amica. "Però avresti dovuto vederlo, Nala. Non mi sarei certo buttata così a capofitto se non mi avesse dato qualcosa a cui aggrapparmi. Ha messo in chiaro fin da subito che sarebbe stata una cosa da una notte sola e a me andava bene così, quindi ho accettato."

"Da quel che mi hai raccontato aveva messo in conto anche che non ci sarebbe stato contatto fisico, ma questo non lo hai accettato benissimo se poi hai proposto un bacio!"

"Smettila di demoralizzarmi, accidenti!" sbuffò, totalmente scontenta delle proprie scelte di vita. "Ho capito di essere stata un'idiota."

"Non scappare!" la rimproverò l'amica, seguendola per l'appartamento, fino alla cucina, i pochi ospiti erano riuniti quasi tutti lì. "Ti dico questo perché sei scappata da Londra per una ragione, e non vorrei che lasciassi Milano per la stessa." quella frase non la fece sentire meglio, anzi, le riportò alla mente cose che avrebbe preferito non rievocare mai "Jackie.." cercò di fermarla, ma lei aveva appoggiato la birra sul bancone e, presa la giacca, lasciò l'appartamento.

Non era davvero arrabbiata con Nala, sapeva che quelle erano parole sagge, ed era contenta di aver trovato qualcuno disposto a dirle le cose per com'erano. Era anche convinta che ci fossero molti modi di raccontare una storia o di esprimere un pensiero e che la differenza la facesse proprio quello. Uno dei pregi più grandi di Sebastian, ad esempio, era che nonostante dicesse spesso cose terribilmente ciniche le diceva in modo tale da farle suonare razionali, quasi dolci. Tirò fuori il telefono e guardò l'ora: non erano nemmeno le dieci. Avrebbe potuto raggiungere la madre, ma con molta probabilità non l'avrebbe trovata a casa: erano i suoi ultimi giorni a Milano, poi avrebbe raggiunto il padre a Roma. Si mise a sedere sulle scale della palazzina, si strinse nella giacca ed accese una sigaretta. Si sentiva sola. Non perché non fosse compresa da nessuno ma perché nemmeno lei riusciva a comprendersi. Si era trasferita promettendosi una nuova se stessa, una che non facesse errori. Per un attimo la sua mente sfiorò l'idea di chiamare John ma non era così ubriaca. Mise via il telefono. Avrebbe potuto chiamare Lorenzo, ma era sicuramente impegnato con Louise. Se Mattia si fosse presentato all'appuntamento che si erano dati forse avrebbe potuto chiamare lui, ma non aveva chiamato ed a mezzogiorno non era passato a prenderla. Tutto appariva tremendamente complicato. Se fosse andata a dormire forse sarebbe riuscita a pensare più lucidamente alle cose, il giorno dopo. Mentre spegneva la sigaretta e faceva per tornare dentro il telefono squillò.

Leggere il nome di Mirna sullo schermo non la rallegrò affatto dai pensieri pesanti che stava facendo. Avevano bisogno di lei al Madera, fu il suo primo pensiero. Non si distanziava di molto dalla verità, ma doveva ancora comprendere bene per quale motivo.
"Pronto?" parlò impersonando una certa sicurezza.

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