CASA LEONI

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Pioveva quando si svegliò. Aveva mal di testa, ma si sentiva riposata ed estremamente in pace. Le ci volle un momento per rimettere insieme i pezzi di quello che era successo la sera prima, ma l'aiutò il peso della testa di Sebastian, adagiata sulla sua pancia, le braccia che l'avvolgevano e le mani premute sui fianchi. Si stropicciò gli occhi, per essere sicura di non star sognando. Era tutto vero, allungò le mani e prese ad accarezzare i capelli cresciuti, a giocare con i riccioli che le solleticavano la pancia. Doveva trovare un modo di andarsene. Non si pentiva di quello che era accaduto la sera prima, ma non aveva il coraggio né la capacità emotiva di affrontare qualsiasi cosa andasse affrontata. E lei e Sebastian avevano un bel mucchio di scheletri nell'armadio. Lui si mosse, svegliandosi solo per un istante, quando necessario a lasciarle un bacio sulla pancia e riprendere quel sonno tanto beato quanto raro. Quel momento le era caro, perché sapeva che doveva finire in fretta, prima che lui si svegliasse davvero, prima di doverlo affrontare. Dovette passare almeno un'altra mezz'ora prima che potesse sgattaiolare fuori dal letto senza che lui protestasse borbottando.

Raccolse i propri vestiti, che si rimise frettolosamente, cercò le scarpe, senza successo, e decise di lasciare la stanza, chiudendo la porta il più lentamente possibile alle sue spalle. Una volta in corridoio cercò di rassettarsi come meglio poteva, passò le mani sotto gli occhi e salutò il gatto arancione, Dante, che la seguì fino al piano inferiore. Si avvicinò al soggiorno e trovò le proprie scarpe accuratamente ordinate accanto al divano, anche il baccano del tavolo era stato sistemato. Si stava infilando le scarpe quando Tancredi la richiamò: -Signorina!- portò una mano sul cuore per lo spavento lui si avvicinò meravigliato. -Sono passati mesi dall'ultima volta che ho avuto il piacere di vederla. Che bella sorpresa.- e quelle parole esprimevano un'emozione sincera. -Come sta?-

-Sto bene, grazie.- era chiaramente in imbarazzo per il modo in cui quell'incontro avveniva -Mi dispiace non..- e si guardò attorno, per cercare un modo giusto per dire, mi dispiace essermi intrufolata in casa.

-Non deve dispiacersi di nulla.- le ricordò lui -Posso fare qualcosa per lei?-

-Le sarei riconoscente se potesse chiamare un taxi.-

-Va già via?-

Jaqueline annuì colpevole: -Ho molto lavoro che mi aspetta.- si giustificò.

-Posso chiedere all'autista di accompagnarla Signorina. Il taxi ci metterebbe un po' ad arrivare.- ed era palese che lei volesse lasciare quella casa in fretta.

-Se non è di troppo disturbo..-

-Nessun disturbo. Il Signor Moncada non avrà nulla in contrario.- e l'invitò ad aspettare, solo per ricomparire pochi istanti dopo. -Mi segua.-

-Grazie mille Tancredi.- disse una volta che fu per entrare in macchina -È stato un vero piacere rivederti.-

-Anche per me Signorina Jaqueline. Spero di vederla qui più spesso.- quelle parole portarono un leggero rossore sulle guance della ragazza, prima che la macchina la portasse via.

E Tancredi capiva benissimo il perché di quell'imbarazzo. Perché scappasse così clandestinamente era palese. Quando quella mattina aveva trovato il soggiorno in subbuglio aveva avuto una sorpresa non piccola, il pensiero che Sebastian avesse portato una ragazza a casa era sconvolgente per lui. Scoprire quindi che quella ragazza era Jaqueline lo fece sorridere sotto i baffi. Si preoccupò di svolgere le solite faccende della mattina, curioso più che mai di vedere di che umore sarebbe stato Moncada. Dovette attendere almeno un altro paio d'ore quando finalmente Sebastian fece capolino in cucina, ancora leggermente assonnato: -Buongiorno Signore.-

-Buongiorno.- fece distratto mentre continuava a guardarsi attorno.

-Se è la Signorina Jaqueline che cerca, non la troverà. È andata via questa mattina presto, ha detto di avere molto lavoro da fare. L'autista l'ha accompagnata a Firenze.- lo avvisò interrompendo le proprie faccende. Sebastian non sembrò sorpreso da quella notizia ma questo non diminuì il proprio disappunto. Annuì distratto: -Io avrò del lavoro nelle vigne.- disse -Ma domani dovrò partire.-

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