Capitolo 18

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Queen City, base operativa dell’Anonymous Asset, palestra, poco più tardi la stessa mattina.

Roy puntava la mano contro uno dei bersagli presenti nella stanza, creato appositamente per resistere all’enorme potenza dei colpi del ragazzo. Teneva lo sguardo fisso sull’obbiettivo, cercando di canalizzare tutta l’energia nel palmo. L’iride sinistra s’illuminò di un arancione incandescente, analogamente alle linee lungo tutto il suo corpo. Il ragazzo fece un respiro profondo, rilasciando con un gesto tutta la forza accumulata, generando così un’onda che sciolse istantaneamente parte del bersaglio. 

- Porca troia! E sto trucchetto da dove cazzo lo hai tirato fuori?! – esclamò stupito Blaze, osservando il manichino mezzo liquefatto.

- Sono mesi che mi alleno. Ho finalmente capito come trasformare l’energia in calore, e ora posso fare questo… ma non basta, cazzo. L’Ægis riesce a controllare l’energia elettrica, in uno scontro potrei essere in svantaggio.

- Sei ancora in alto mare, eh?

- Abbastanza… questo è il massimo che riesco a fare… - rispose, mostrando all’amico come riusciva a circondare la sua mano da un lieve arco elettrico. – Non è come con le onde cinetiche o termiche… per qualche strano motivo non riesco a liberare l’energia dal mio corpo…

- Bella merda…

- Gran bella merda… - il biondo si incuriosì guardando l’amico indossare una catena di pesi alla vita. – Che tipo di allenamento devi fare? – chiese poi.

- Resistenza… Il Generale Klein mi sta massacrando nell’ultimo periodo: devo allenarmi indossando sto cazzo di affare, me lo devo portare anche al cesso…

- Klein è uno tosto eh?

- Klein è il demonio. – i due scoppiarono a ridere, per poi tornare alle loro sessioni di allenamento.

I due ragazzi si allenarono per tre ore abbondanti, trainati da un’insolita carica, una voglia incontrollabile di dare il meglio di loro. 

Dopo l'allenamento, Blaze si sedette al suolo, stremato dall’esagerata quantità di esercizi svolti col minimo recupero possibile. Roy passò al castano una bottiglia d’acqua, ne teneva sempre un paio in più nel suo borsone.

- Grazie Roy… - bevve un lungo sorso, tossendo alla fine.

- Che scemo, haha! – il biondo scoppiò a ridere.

- Merda… - Blaze tossì di novo. – Stavo per ammazzarmi… - si asciugò poi la bocca.

- Questo perché bevi come un animale… - lo provocò l’altro.

- Scusa, mamma! – rispose il castano. – Cos’hai in programma ora? – chiese poi.

- Penso andrò a farmi una doccia, e poi mi tocca mettermi a studiare nel laboratorio.

- Sono così felice che l’idea di fare l’università non mi abbia nemmeno sfiorato la mente, non ce l’avrei fatta a studiare altri cinque anni…

- Ti sottovaluti troppo, Blaze.

- No, al contrario: mi conosco bene. – il castano si alzò con un agile balzo.

- Riesci ancora a suonare? – il tono del biondo si fece più curioso.

- Sì, alla fine riesco sempre a trovare il tempo per sfogarmi un po’ sulla batteria. Ho anche scoperto che ci sono un paio di altri musicisti negli alloggi vicino al mio, ci siamo già trovati più volte a suonare assieme. 

- Mi fa piacere… almeno questo lavoro non ti schiaccia completamente…

- Uh? – Blaze si accorse immediatamente del cambio di espressione dell’amico. – Sei ancora in pensiero per me? – chiese poi, guardandolo negli occhi.

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