3. capovolto

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window — the album leaf

Avevo sempre saputo di essere diversa dagli altri. Mi ero sempre imposta di lottare a per di fiato per esimermi dai miei peccati e l'unico modo che conoscevo ero quello di diventare pallida, incolore.

Mi ero tuffta in quella miscela di grigio e non appena mi resi conto che qualcuno aveva versato una goccia di un altro colore mi sorpresi spaventata da quel vivido colore che brillava di luce propria.

Dopo un po' di tempo, però, mi accorsi che aveva finito per diluirsi e pure quell'unica goccia di speranza...si dissolse.

Scomparendo per sempre.

«Davina Lancaster?». Mi voltai verso l'origine di quella voce.

Era una ragazza del primo anno – mi sembrava si chiamasse Indiana Evans – e teneva una pila di fogli rivolti verso il mio viso come per dirmi "ecco, sono tuoi, io non voglio più pensarci".

«Dimmi, cara» risposi sorridendo.

«Il presidente del mio anno, Daniel Davis, mi ha detto di consegnarteli» disse, allungando ancora di più le mani verso di me.

Mi scostai delicatamente «Cosa sono?».

«I nomi di tutte le matricole iscritti ai nuovi club» fece un passo avanti, il viso rivolto verso il basso.

«Da' a me, ci penso io. Grazie mille, Indiana». La vidi sospirare di sollievo e sorridere timidamente per aver sentito il suo nome uscire dalla mia bocca.

«Ci vediamo...» e si allontanò frettolosamente, quasi saltellante.

Scossi la testa ridendo. Rinchiusi l'armadietto ed ebbi appena il tempo di sistemare il lucchetto che mi vidi piombare addosso una massa di riccioli incontrollabili.

«'VINAAA!».

Sputacchiai «...Penny...mi stai...soffocando–».

Si scostò da me confusa «Oh perdonami, Davina. Alcune volte mi faccio prendere la mano».

«Alcune volte...?» borbottai inconsciamente controllando che i fogli fossero al loro posto.

«Ma questo vuol dire che le mie lezioni di karate stanno funzionando, no?».

Mi incamminai verso la mia prossima lezione e Penny mi seguì a ruota.

«Indovina chi mi ha parlato oggi, eh? Indovina».

«Ehm...non saprei, tuo fratello per darti il buongiorno?». Iniziai a sfogliare distrattamente quella montagna di fogli e mi venne il mal di testa pensando che avrei dovuto risistemarlo nome per nome.

«No, a parte lui! Su, riprova».

«Mh, non ti saprei proprio dire...». Ci sarebbe voluto così tanto tempo per finire il lavoro...

«Dai!».

Erano così tanti...

«Va bene, te lo dico io. Noah!».

I fogli caddero di mano e si sparpagliarono per terra. Alzai lo sguardo e mi accorsi che mi stavano guardando tutti gli studenti in corridoio.

Mi abbassai di conseguenza nascondendo il viso e cominciai a raccogliere a raffica quei dannati fogli «Oh maledizione, che imbranata...».

«Davina, stai bene? Ti vedo un po' pallida in questi giorni. Stai male?». Penny si chinò e mi scostò la tenda di capelli corvini che mi copriva il volto.

«'Vina?».

I suoi occhi da cerbiatto mi stavano fissando con sguardo preoccupato e perciò mi rialzai in fretta risistemandomi la tracolla «Sto bene» risposi «Dicevi?».

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