~Capitolo 7~

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ero tra le braccia di Alex,che mi stringevano forte e mi davano sicurezza mentre le mie lacrime bagnavano la sua maglia. non volevo staccarmi da quella presa ma dovevo, lui aveva gli allenamenti di football e io dovevo andare a casa. i nostri corpi si staccarono, il mio sguardo era basso e lui con la mano mi accarezzò la guancia dicendo:

-"io e te dopo dobbiamo parlare!"-

annuii con la testa in senso di approvazione. capii che intendeva parlare di quello che mi era successo visto che non gli avevo raccontato niente ma mi limitai ad abbracciarlo. Electra venne verso di me:

-"Ana,ti devo accompagnare a casa?"-

-"no...no ce la faccio da sola"-

quel giorno sarei dovuta tornare a casa a piedi. fu una fortuna, non volevo far notare ai miei genitori che avevo pianto. Electra mi chiese:

-"Almeno incontriamoci di pomeriggio,è sabato ci facciamo un giro,almeno pensi a qualcos'altro!"-

-"no, non posso"-

-"ok se hai bisogno ,chiamami che a quel Jason gli spacco il viso!"-

alzai l'angolo della bocca tentando di sorridere ma con scarsi risultati.

-"Ok... grazie amica mia, ci sei sempre"-

ed in quel momento scattò un abbraccio, la conoscevo da poco ma era la mia migliore amica e forse l'unica che avevo in America.

in realtà nel pomeriggio non avevo impegni importanti ma avevo l'intenzione di andare al poligono di tiro per scaricare la rabbia. Mio padre mi aveva fatto andare a sparare fin da quando ero piccola,sapevo maneggiare un arma da fuoco. Quando hai una pistola in mano senti salire l'adrenalina,punti sulla sagoma di cartone e premi il grilletto, poi niente, soltanto un rumorino stridulo e continuo che pulsa nelle orecchie. me lo ricordo come adesso la prima volta che sparai, avevo 13 anni, mi dettero una 22, e sparai ,l'insegnante credeva che essendo la prima volta non avrei neanche preso la sagoma e invece... bhe si sbagliava,rimasero tutti sorpresi dalle mie potenzialità.

stavo camminando verso casa,asciugandomi le lacrime dal viso con la mano e tentando di far passare il rossore al mio naso, non mi piaceva quando la gente mi vedeva piangere,non lo so , forse per vergogna o perchè quando piangi sei debole e non riesci a regire a niente. Mentre camminavo ripensavo a quella scena, il passaggio dei soldi di mano in mano, la scommessa e tutto questo mi faceva star male, mi stavo trattenendo ma stavo per scoppiare di nuovo a singhiozzare.per isolarmi dal resto del mondo mi misi le mie cuffiette, cercando di non pensare all'accaduto e continuai a camminare.

per non farmi notare dai genitori , arrivata a casa , salutai e corsi in camera coprendo il viso con le mani.il mio comportamento era sospetto ma loro fortunatamente non si accorsero di niente.

in camera mia tutto era strano,era li che avevo dato il mio primo bacio a quel deficente, lo avevo sprecato per qualcuno che neanche mi voleva , il tutto sembrava surreale, non riuscivo a crederci, non riuscivo neanche più a piangere, volevo chiamare Alex ma non avevo il suo numero, avevo davvero bisogno di vederlo,era strano ma il suo abbraccio mi era piaciuto e già mi mancava.

Appena dissi a mio padre che volevo tornare a sparare un po' al poligono sembrò dimenticare quei due gorni di silenzio verso di me, sembrava quasi orgoglioso, lui sperava che diventassi, tipo... un Carabiniere in Italia e che seguissi la carriera che aveva fatto lui da giovane. In realtà non avevamo gli stessi interessi, a me non importava seguire le sue orme perchè non mi piaceva, ho sempre pensato di me come una cantante, ma lui non lo capiva, forse neanche lo sapeva, perchè per non ferirlo quando si parlava di questo cercavo sempre di cambiare discorso, non volevo essere la delusione della sua vita.

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