1 - L'oscurità di Rin

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CAPITOLO 1 - L'oscurità di Rin

Obito!

Vai via! Rin, Kakashi, andate!

Rin si rivegliò sudata e con il respiro affannato. Aveva fatto di nuovo quel sogno.
Una luce calda entrava dalla finestra, passando attraverso la spessa tenda. Era già giorno. Un altro. Ne erano passati duecentoventisei; duecentoventisette, forse. Stava perdendo il conto.

Non posso continuare così.

Lo pensava ogni mattina, subito dopo essersi svegliata dallo stesso incubo.
Era un dolore che non l'avrebbe mai lasciata andare. Un senso di colpa che l'avrebbe accompagnata per tutta la vita. Si tolse di dosso le coperte umide e si mise seduta sul bordo del letto. Le mani le tremavano. Se le asciugò sulla maglietta.

Sono debole.
Non l'ho salvato.
Non ho capito i suoi veri sentimenti.

Con un grande sforzo, Rin si alzò e si incamminò per la stanza. Inciampò come al solito in qualche vestito lasciato lì a terra da troppo tempo. Avrebbe sistemato un'altra volta.
Riluttante, entrò in bagno e si guardò allo specchio. Aveva un'espressione smunta in volto, ormai troppo famigliare. I capelli spettinati e due occhiaie profonde.
Da quanto non dormiva bene? Da tantissimo tempo ormai, ma... avrebbe comunque dovuto apparire al meglio. Per Kakashi.
Non nel modo che avrebbe pensato una volta. Non per fare colpo sul ragazzo che le piaceva. Avrebbe dovuto mascherare quel suo aspetto sofferente per fargli credere di stare bene. Che fosse tutto a posto. Come se fosse davvero possibile farglielo credere...

Sorridi.
Sorridi.
Sorridi.

Se lo ripeteva sempre, davanti allo specchio. Non era difficile sfoggiare il suo migliore sorriso. È solo una questione di muscoli. Sollevi gli angoli della bocca, ed è fatta.
Ogni tanto, mentre faceva le prove davanti al lavandino, le sembra di vedere Obito nel riflesso. La fisso alle sue spalle, con un'espressione serena. Ogni volta che le sembrava di scorgerlo, si girava di scatto, solo per ritrovarsi a fissare la stanza vuota come una povera stupida.
Anche questa volta si ritrovò a battere le palpebre al muro. Ed il sorriso che si era creata così facilmente per affrontare la giornata si trasformò in un istante un pianto straziante. In un dolore allo stomaco e un forte vomito che riversò nel tazza del bagno.
Anche oggi, avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo: asciugarsi le lacrime e ritrovare il suo "finto" sorriso migliore. Un'altra volta.

Rin prese qualcosa al volo per la colazione e senza voltarsi si chiuse la porta dell'appartamento alle spalle. Fuori, l'aria era già calda, e la strada affollata. Fece un bel respiro profondo, sollevò ancora un po' gli angoli della bocca e si incamminò a passo svelto per la via.
Dopo solo qualche passo, si imbatté in una figura nota. Provò a ignorarla, ma l'anziana signora si avvicinò a lei con quel fare sempre gentile.
"Rin ..." La chiamò sommessamente. La ragazza si arrestò e piegò leggermente la testa in segno di rispetto. Non disse nulla, ma cercò di non guardarla in viso. "Ti stavo portando dei biscotti e delle caramelle, ma forse stai andando in missione." Era sempre così gentile, non avrebbe mai potuto farle scorgere il dolore sul suo viso. Sorrise e rassicurò l’anziana signora.
"Non mi hanno ancora chiamato... non si preoccupi, la ringrazio."
Rin allungò le mani per accettare le buste di carta, ma un istante prima che potesse afferrarle, la signora si lasciò sfuggire una frase. "Erano le preferite di Obito," disse con un tono completamente diverso. Al suono del suo nome, Rin sussultò e ritrasse la mano facendo cadere tutte le caramelle per terra.
"Oh no, mi dispiace!" disse chinandosi per raccoglierle. Le prese una ad una e le ripose nelle buste, poi le arrotolò per sigillarle con cura. "Io... non so che cosa mi ha preso..." Quando sollevò lo sguardo, la vecchia non c'era più. Era già sparita fra la folla del mercato mattutino.
La nonna di Obito stava passando un momentaccio e molto spesso non era facile capire che cosa le passasse per la mente. Probabilmente, vederla e portarle quei dolcetti era l'unica cosa che riusciva a sollevarle un po' il morale.
Rin appoggiò i due pacchetti vicino all'entrata della casa, osservandoli con malinconia.
Li avrebbe ripresi più tardi, quando sarebbe tornata a casa.
Fece per allontanarsi, quando notò qualcosa a terra. Era una di quelle caramelle infilate su un bastoncino. Lo zucchero rosso scintillava nel sole. Era ancora avvolta da una sottile plastica trasparente. Senza nemmeno pensarci, Rin la raccolse e la scartò. La osservò ancora qualche istante. Lo zucchero non fa bene a uno shinobi. Fa ingrassare e cariare i denti. La caramella però, sulla sua lingua, aveva un buon sapore; di fragola o qualcosa del genere. La tenne fra le labbra e si incamminò di nuovo per la strada.
Gli incontri non sarebbero finiti lì, e lo sapeva bene: era impossibile evitare tutti.
Da qualche tempo non aveva più la forza per affrontare nessuno, aveva un peso nel petto che cresceva sempre di più e rendeva insostenibile ogni conversazione.

Naruto - L'oscurità di RinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora