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[N/A] Buonasera! Perdonate il ritardo generale con gli aggiornamenti, ma purtroppo è ricominciata la scuola :( Spero il capitolo possa piacervi comunque, nonostante sia di passaggio <33

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[N/A] Buonasera! Perdonate il ritardo generale con gli aggiornamenti, ma purtroppo è ricominciata la scuola :( Spero il capitolo possa piacervi comunque, nonostante sia di passaggio <33.

E - S E O N G H W A

Choi Jongho non era un ragazzo particolarmente loquace. Concentrava la propria attenzione unicamente nel proprio lavoro, senza permettere alla propria mente il lusso della più minima distrazione. Non disse una parola mentre con minuzia sistemava le maniche in pelle del mio blazer, fastidiosamente più lunghe di quanto non dovessero essere. Nonostante l'eco di quel silenzio iniziasse ad essere terribilmente rumoroso, neanch'io azzardai ad aprire bocca. Non desideravo una conversazione, né avevo l'ossessivo bisogno di dar voce ai miei disorganizzati pensieri. Mi limitai obbediente a seguire le istruzioni del mio nuovo stilista, mentre mi spogliavo silenziosamente dinanzi allo specchio. Centimetro dopo centimetro denudai con lentezza il mio corpo esageratamente asciutto, scorrendo le fredde dita lungo i miei pallidi avambracci. Nello specchio, il riflesso della mia cerea figura mi restituì sarcastico lo sguardo, regalandomi uno sbieco sorriso sinistro.

Mi ritrovai dunque ed esaminare con inaspettata attenzione il mio corpo longilineo, nudo e vulnerabile nel bel mezzo della piccola sala: i miei occhi divorarono smaniosi ogni minimo sporco particolare potesse caratterizzare la mia rigida figura, costringendomi a non tollerare ogni mia più piccola distinzione. Detestai gli anonimi graffi che insolenti dipingevano il mio petto provato: sbiaditi scivolavano sino ai miei fianchi fastidiosamente stretti, confondendsi in quella tela di bianca pelle ormai non più profumata d'estate. Odiai persino le mie dita lunghe ed affusolate, vanto di cui solo pochi potevano godere, la cui grandezza egoisticamente concessa da Dio non aveva più il fine di riscaldare altre mani più minute. Distratto dal mio stesso soffocante giudizio autolesionista, tremai d'improvviso non appena un morbido tessuto entrò a contatto con le mie spalle tese.

«Troppo magro.» si lamentò d'un tratto Jongho, osservando infastidito come la giacca fasciasse sciattamente il mio rigido busto, nonostante le continue modifiche applicate. Mi voltai incolore di fianco, notando quanto la mia vita fosse spaventosamente stretta rispetto ai mesi precedenti. Temetti per un attimo che questo piccolo particolare potesse impedirmi di respirare correttamente e mi ritrovai agitato a prendere ampi e silenziosi respiri, trascinando il mio pigro sguardo lontano da quell'intollerabile specchio, il quale sembrava riflettere continuamente un fastidioso nulla. Il bagliore di quella triste consapevolezza mi costrinse a socchiudere lievemente gli occhi arrossati.

«Troppo larga.» lo corressi, sfilandomi con noncuranza la giacca e gettandola con stizza sul pavimento lucido. Jongho aggrottò le sopracciglia, senza comunque manifestare in ulteriori gesti il proprio fastidio. Mantenendo un'espressione incolore raccolse con apparente tranquillità il proprio capo, prima di concentrare il proprio sguardo sulla mia figura inerte. Innervosito da quella sua insistenza, ricambiai con arroganza la sua occhiata guardinga inarcando lievemente un sopracciglio. Sapevo desiderasse vomitarmi parole accusatorie addosso, dirmi un qualcosa che probabilmente mi avrebbe disturbato a tal punto di vomitare: il suo labbro inferiore tremava impercettibilmente e nonostante la maturità dei gesti, l'ingenuità della sua espressione rivelava il suo reale malessere.

«Non ti avvicinare a lui.»

Scontato, mi ritrovai a pensare con rassegnato sconforto.

«Non ne avevo alcuna intenzione.» osservai con tono sarcastico, rivestendomi silenziosamente senza neanche attendere il suo consenso. Jongho sembrò riflettere qualche rapido attimo, prima di rispondermi infastidito per le rime.

«Non ti credo.»

«Non ci conosci.» risposi semplicemente. Mi accorsi dell'errore appena commesso solamente quando queste tre sciocche parole fuggirono dalla mia insolente bocca. Non mi conosci, volli correggermi immediatamente mentre l'agitazione si impossessò abilmente del mio animo turbato. Mossi le labbra, ma la mia gola non rilasciò alcun suono.

«Non conosco te, ma conosco mio cugino. Non lo sopporterebbe.» se Jongho si accorse del mio errore, non volle farmelo notare. Da come serrò ermeticamente le labbra sembrava realmente infastidito da quella conversazione, mentre onestamente il mio unico desiderio era quello di essere assalito nuovamente da uno dei miei improvvisi mal di testa. Mi portai una mano al viso, percependo per un attimo quanto il pavimento fosse scivoloso al di sotto dei miei piedi nudi.

«Al contrario, credi che io riesca a sopportare questa situazione? Non essere sciocco, e permettimi di essere il tuo modello. Ne beneficeremo entrambi.» detestai in modo oscenamente sincero il modo in cui minimizzai a del semplice business una situazione al di sopra delle nostre possibilità. Jongho sembrò rilassarsi leggermente a quelle parole, lasciandosi sfuggire un sonoro sospiro sconsolato.

«Non ti avvicinare a lui.» ripetè semplicemente, aggrottando allarmato le sopracciglia nel notare il tragico aumento del mio pallore. Rassegnato si avvicinò in pochi passi al mio corpo spossato, aiutandomi lentamente a tornare seduto sul comodo divanetto in pelle posto in un angolo della sala. Una volta accasciato tra quei morbidi cuscini, tentai immediatamente di annusare la nostalgia di un debole profumo d'estate. Non mi mossi, semplicemente chiusi esausto gli occhi.

«Sono in depressione da oltre due anni. E la causa della mia depressione, ha oltrepassato da pochi minuti quella porta. Credo sia mio diritto decidere o meno se avvicinarmi ad Hongjoong.» osservai con tono sarcastico, accennando un debole gesto con la mano destra per invitarlo a concludere rapidamente quella futile discussione.

«Non ti appartiene.» A quelle parole un sorriso amaro dipinse il mio volto assonnato, mentre dalla bocca mi sfuggì una fredda risata avvilita.

«Sono io, ad appartenere a lui.»

Quella stessa sera Choi Jongho mi inviò con mia grande sorpresa un semplice messaggio. Era mezzanotte inoltrata, il suono della notifica pizzicò fastidiosamente le mie orecchie mentre il display illuminato del cellulare squarciò per qualche attimo il buio della stanza. Senza fretta allungai un braccio oltre la barriera di calore costituita dal caldo delle mie coperte, sbattendo più volte le palpebre per recuperare un po' di coscienza.

Hongjoong sarà il mio assistente. Non farmene pentire.

Nonostante spensi subito dopo il cellulare, quelle parole rimasero impresse come tatuaggi al di sopra delle mie palpebre assonnate. Ad occhi socchiusi mi rigirai tra le lenzuola del letto, d'improvviso soffocato da quel calore inaspettato. Affannato mi affrettai ad aprire le persiane della mia finestra, sporgendomi pericolosamente oltre le imposte: il freddo della notte mi accarezzò rassicurante il volto, e desiderai semplicemente cercare conforto al suo interno: fuggire dal bruciore di quella dannazione, abbandonarmi tra le braccia di quella oscurità che insolente insisteva a pedinarmi come un'ombra. Tuttavia quella notte decisi di non abbandonarmi al dolore, ed ipnotizzato mi limitai ad osservare il bagliore della Luna che silenziosa vegliava sul mio tormento.

𝐔𝐓𝐎𝐏𝐈𝐀 𝟐 [Ateez]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora