Tabitha afferrò la mano,che da qualche minuto aveva preso un colore cianotico,sul tavolo erano disposti stracci di cotone,bagnati di acqua gelida e non,ma tutti erano macchiati di sangue,sua sorella la guardava dall'altro lato del tavolo, <<Valeva la pena avere una mano dilaniata per non dire semplicemente "madre"?>>, la ragazza abbassò lo sguardo, sua sorella non riusciva a capire, con lo sguardo sul legno sentì i passi su un legno cigolante,una mano le strinse il mento, costringendo Tabitha a guardare la sua proprietaria,Asia aveva finito la pazienza.
<<Guardami, Tabitha, non puoi continuare a comportarti come se il tuo corpo riuscisse a sopportare tutto, sei un essere umano, come lo sono io...cosa pensi, di essere invulnerabile?>> sua sorella le prese la mano,la costrinse a guardarsela.
<<Questa mano, ha il colore della cenere, credi forse che io creda al fatto che non ti fa male, Tabitha, sei la ragazzina più stupida che io abbia mai incontrato>>.
Il loro discorso finì li, con le scale che traballavano sotto il peso di una ragazza al quanto furiosa, la ragazza che aveva ancora la mano intatta...
Passarono minuti,o forse ore prima che Tabitha riprendesse la sensibilità alla mano, il grande candelabro aveva appena consumato la sua ultima candela, e la ragazza era seduta li, in una cucina che era a malapena illuminata dalla luna, a pensare, pensare alle parole di Asia, al suo dolore, alla sua mano, alle parole della donna che era stata costretta a chiamare madre, ai suoi sogni, al suo libro.
Penso a quel progetto che aveva cominciato da bambina, ali di cartone, ali quadrati e leggere, quelle grandi ali che aveva bruciato nel fuoco qualche anno dopo quando sua madre era morta, quelle ali che lei avrebbe voluto riavere per poterla raggiungere la su, nel cielo.
Pensò, a quando suo padre,dopo anni di totale disperazione avesse conosciuto quella donna,che in qualche modo l'aveva reso di nuovo felice, lei era in certi versi felice di avere una nuova mamma e una sorella, suo padre poi però era morto, e quella nuova madre aveva ricoperto il suo bel volto di lacrime finte.
Quando il sole stava ormai chiedendo alla luna di farle posto Tabitha decise di andare in camera sua,nel suo letto che ora sembrava l'unico in grado di capirla.
Rimase tra le coperte tutto il giorno, ignorando gli "scusa" della sua matrigna, sapeva che erano finti, riusciva a percepirlo.
All'ora di pranzo, sentì la porta di casa spalancarsi, voci confuse dei saluti formali, delle presentazioni, poi qualcuno bussò alla sua porta, decise di aprire, Aia la abbraccio urlò parole in preda alla confusione ad al pianto:<<Mi dispiace Tabi, non lo sapevo,ti prego, scusa, non lo sapevo>>, per le scale intravide sua madre, vestita elegantemente, la guardava, e cono lo sguardo fece cenno alle due sorelle di seguirla, Asia pareva sapere.
Scendendo le scale sentì altre voci:<<Ho sentito che quella ragazza è una vera ribelle, ma sai che è necessario>>, <<Lo so, lo so>> rispose un altra voce, questa era più annoiata, ed era di un uomo.
Quando arrivarono nel grande salone 5 persone aspettavano: un ragazzo di qualche anno più grande di Tabitha, aveva circa 22 anni, una donna dell'età della sua matrigna, un uomo, anziano e due serve.
<<Signori,perdonate l'attesa, possiamo cominciare>>.
Tabitha, guardò sua sorella, e le strinse la mano .
La donna accanto all'uomo anziano disse:<<Immagino che lei sappia perchè siamo qui>>, la ragazza scosse la testa cercando di capire,<<Bene, immagino che voi conosciate la famiglia dei Bennett, ebbene, il nostro unico figlio deve trovare moglie, non incominci a pensare che la abbiamo scelta perchè ricca>>, <<O bella>>, aggiunse il ragazzo che nel frattempo stava palpando il sedere ad una delle serve.
La donna lo guardò zittendolo, non che non la pensasse come lui...
<<Però, la ricchezza di vostro padre, potrebbe compensare>>, furiosa Tabitha chiese:<<Quindi, lei mi sta chiedendo di essere la moglie di suo figlio, un uomo che neanche conosco?>>.
Rimasero tutti in silenzio, il ragazzo le si avvicinò, era bello, ma il suo sguardo le mandava odio e disprezzo, la osservò a lungo: osservò i suoi ricci,i suoi occhi, dal colore strano,uno azzurro e uno verde,passo alle labbra rosee, si soffermò persino sui suoi seni...con gli occhi cercò di capire quanto pesava, poi la guardò disgustato.
Concluse, dicendo:<<Al posto dei capelli ha un nido scomposto, i suoi occhi sono orribili,ha un seno che non esiste neanche ed è pure grassa, l'unica cosa che non fa schifo solo le sue labbra>> finì tentando di baciarla, ricevendo uno schiaffo, gliene diede uno lui stesso poi, suscitando solo la rabbia di Asia.
<<Una bambina difficile>> la schernì il padre del ragazzo.
La matrigna di Tabitha rise seguita dalla signora Bennett, la prima sussurrò, facendosi sentire da tutti:<<Oh, bambina mia, non te lo stiamo chiedendo, te lo stiamo...ordinando>>.
Angolo Autrice
Scusate se questo capitolo è più corto, ma spero che vi piaccia comunque
Continuerò a un commento...😊
STAI LEGGENDO
꧁𝓲𝓻𝓻𝓪𝔃𝓲𝓸𝓷𝓪𝓵𝓮 𝓬𝓸𝓶𝓮 𝓲𝓬𝓪𝓻𝓸꧂
Fantasy-Uno- cominciò Tabitha, si montò le finte ali sulla schiena, sentì il peso dell'impalcatura e la morbidezza delle piume che le faceva il solletico sulle guance, -Due- continuò mentre si allontanava dalla cima della cascata e cominciava a correre,la...