Capitolo 2

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Isabella

Regno di Goring, Settembre 1793

Al mio risveglio ero convinta che avrei trovato mio marito che riposava tranquillamente al mio fianco, ma mi sbagliavo.
Fissai a lungo il posto vuoto alla mia destra e mentre la delusione si faceva largo dentro di me ripensai alle parole di mia madre.
L'ultima notte che avevo passato nella tenuta di famiglia, poco distante dal castello del Re, mia madre mi aveva portata nell'ufficio di mio padre per raccontarmi cosa sarebbe successo dopo la notte delle nozze.
Mi aveva detto che dopo la festa, alle prime luci dell'alba sarei stata condotta in una stanza e lì avrei dovuto aspettare mio marito, quando sarebbe arrivato avremmo dovuto adempiere ai nostri doveri. Avrei perso la mia purezza e sarei stata morsa, così quando i suoi canini sarebbero affondati nel mio collo saremmo diventati una cosa sola, compagni per l'eternità.
Mi aveva descritto per filo e per segno quello che sarebbe successo, aggiungendo che inizialmente sarebbe stato tutto fuorchè piacevole; mi aveva spiegato come avrei dovuto mordere mio marito, perché a quanto pare c'erano istruzioni anche per quello. Vedendo la mia faccia leggermente spaventata, mi aveva rassicurata dicendomi che la cosa più bella sarebbe stato il mio risveglio, quando avrei trovato il vampiro che avevo sposato al mio fianco. Anche lei si era sbagliata.
Mi rannicchiai stringendo a me le coperte, in quel preciso istante la porta della stanza si aprì emettendo un rumore molto forte.
Mi alzai di scatto tirando su le coperte per coprirmi; chiunque fosse vedermi con mezza camicia da notte sollevata, non era certo un bel modo di presentarmi.
Zia Freya con passo deciso si avvicinò al letto. Senza guardarmi, afferrò la coperta e la tirò via scoprendomi. Il suo sguardo finì dritto alle piccole macchie di sangue che avevo lasciato sul lenzuolo bianco.
《Il matrimonio è stato consumato》 disse voltandosi verso la porta. Spostai lo sguardo nella stessa direzione di zia Freya e lì vidi zio Tedoro, in quel momento mi sentivo altamente imbarazzata, privata della mia intimità. Da quanto il sovrano si trovava lì? Il vampiro più importante del regno annuì soddisfatto, poi girò i tacchi e se ne andò.
Mi rimpossessai delle coperte, non servivano più ma non volevo essere vista in camicia da notte, anche se si trattava di mia zia era pur sempre la sovrana.
《Brava, hai fatto il tuo dovere》 la regina era tornata a rivolgermi la sua attenzione. Sapevo che era una donna fredda ma non pensavo che lo sarebbe stata anche ora che avevo sposato suo figlio, quel suo tono così freddo e distaccato mi metteva a disagio《Ora pensa a donare al regno un figlio sano e forte, solo allora potrai dire di aver adempiuto ai tuoi doveri》 senza darmi il tempo di poter rispondere uscì dalla stanza. In quel momento mi sentii come un oggetto.
Mio padre prima di salutarmi la notte precedente mi aveva ricordato quali fossero i miei compiti, mentre mia madre mi aveva detto che mi sarei trovata bene qui al castello, che zia Freya si sarebbe presa cura di me, ed invece aveva fatto tutto l'opposto. Non mi aspettavo che la regina chiedesse del giorno appena passato, o cosa avessi provato quando ero stata morsa; ma non mi aspettavo neanche di ricevere un simile trattamento.
Per poco non mi spaventai quando vidi una sagoma sbucare alla mia sinistra. Una dama alta, dai capelli color cenere mi stava guardando con un leggero sorriso stampato sul viso e con una mano verso di me, come per invitarmi ad afferrarla.
《Altezza io sono Clotilde, una delle vostre dame di compagnia》 guardò ai piedi del letto《Loro sono Viola e Irna, le altre tue due dame》 entrambe si inchinarono, per la prima volta qualcuno usava un tono di voce accogliente.
Porsi la mano a Clotilde, con molta gentilezza mi condusse in una stanza dove al centro era situata una vasca di porcellana con all'interno dell'acqua calda. In rigoroso silenzio le dame si presero cura di me.
Mi lavarono a lungo con acqua che profumava di timo, un odore che apprezzavo ma non mi faceva certo impazzire; una volta finito mi asciugarono e cominciarono a vestirmi. Non amavo la moda del secolo, perciò avevo deciso di portare con me gli abiti di due secoli prima, la moda del Cinquecento restava la mia preferita. Odiavo i panier, li trovavo inutili e soprattutto scomodi. Anche durante la vestizione nessuna delle tre figure femminili osò dire una sola parola, lavoravano senza mai lasciarsi distrarre dai miei sguardi, senza mai intromettersi nel lavoro della compagna, sembrava che fossero state preparate per non commettere un singolo errore e senza intoppi.
《Vi è stato detto di non parlarmi?》 visto il trattamento ricevuto dalla sovrana non mi sarei stupita di un simile ordine. Le tre dame si bloccarono di colpo, scambiandosi occhiate intimorite ed incerte sulla risposta da darmi. Per un momento mi pentii di una simile domanda, ma poi ci ripensai, loro erano le mie dame e quindi potevo prendere io le decisioni sui loro comportamenti in mia presenza. 《Allora?》
《Altezza non ci è permesso parlare, lo possiamo fare solo se lei ci rivolge una domanda o ci autorizza a parlare》disse Viola, era la più giovane delle tre. La guardai attraverso lo specchio e lei abbassò lo sguardo.
《Qui al castello i servitori non possono parlare》Continuò Irma, aveva degli splendidi capelli color prugna《 Possiamo parlare tra di noi solo quando siamo nei nostri dormitori》 Mi trovai spiazzata, costrette al silenzio, che cosa orribile. Avevo sentito dire che alla corte di mio cugino Andreu II vigeva un cerimoniale rigido, ma se quello del suo regno era duro questo del castello di Teorodo che diavolo era.
《Vi pregherei di parlare》dissi voltandomi a guardarle tutte e tre《Detesto il silenzio》 porsi loro un sorriso《Quando siete nei miei appartamenti sentitevi libere di parlare liberamente, pettegolezzi, novità del paese, tutto quello che volete.》si guardarono come se avessi appena detto qualcosa di orribile.
《Sua Maestà Re Teorodo si infurierà》 ribattè preoccupata Viola.
《Siamo sotto il suo tetto, è vero, ma credo di poter fare quello che voglio nei miei appartamenti.》Clotilde mi sorrise, mi stava ringraziando per quello che avevo appena concesso loro.
Ripresero ad occuparsi dei miei capelli, finalmente quell'aria gelida era stata sostituita da meravigliose voci, non smisero di parlare per un bel po' di tempo, probabilmente avevano bisogno di sentirsi libere.

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