La persistenza delle lucciole

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Personaggi: Hinata Shouyou, Miya Atsumu, Bokuto Koutarou, Akaashi Keiji
Coppie: Atsumu/Hinata, Bokuto/Akaashi (secondaria)
Genere: introspettivo, sentimentale
Avvertimenti: SPOILER se non siete in pari con il manga


Arrivarono sulle sponde del lago Motosu* intorno alle nove del mattino. Il sole brillava alto nel cielo e il monte Fuji si stagliava in tutto il suo splendore oltre la distesa d'acqua cristallina, che s'increspava appena sotto il soffio della brezza estiva. Shouyou era raggiante, teneva le dita strette attorno alle cinghie del proprio zaino e si guardava attorno meravigliato, suggestionato dalla bellezza del panorama. Bokuto e Akaashi si diressero subito a cercare della legna nel bosco che costeggiava l'area del campeggio, mentre Atsumu e Hinata iniziarono a montare le due tende canadesi prese in prestito da Sakusa, scegliendo un punto poco affollato.
Atsumu scoprì di essere un totale incapace: incrociò i pali storti e piantò male i picchetti, strappando -con suo immenso piacere- parecchie risate a Hinata, che al contrario pareva essere estremamente preparato.
«È che andavo spesso in campeggio con mamma e Natsu» spiegò con le labbra distese, sotto lo sguardo stupefatto di Atsumu che lo osservava rimediare ai propri errori.
Una volta finito, sistemarono gli stuoini e i sacchi a pelo sul catino, per poi nascondere all'ombra del sovratelo impermeabile lo zaino con le provviste di cibo per il pranzo e per la cena.
«Vogliamo fare due passi?» domandò, vedendo che Bokuto e Akaashi non erano ancora tornati.
«Mmh» rispose Shouyou, non troppo convinto. «In realtà, io vorrei giocare.»
«Giocare?» Atsumu si accigliò, mentre un presentimento negativo si affacciava sul suo stomaco. «A cosa?»
Shouyou si diresse verso il proprio zaino, sciogliendone le cinghie con un'espressione entusiasta stampata in faccia, come se stesse per mostrargli il suo più grande tesoro nascosto.
«A volley, naturalmente!» esclamò, stringendo fra le mani una palla gonfia, azzurro pastello.
Atsumu sentì il proprio cuore sprofondare. Trattenne il respiro, le labbra serrate in una linea tesa, le sopracciglia curvate verso il basso, e per un istante sperò di aver capito male. Avrebbe voluto, dovuto, reagire in maniera decisamente più gioviale e spensierata, ricambiando magari il largo sorriso sbocciato sul viso di Shouyou, o semplicemente limitarsi ad annuire con vigore, rispondendo che sì, certo, fare qualche passaggio sarebbe stato davvero fantastico.
E invece disse la cosa peggiore.
«Sei sicuro?» sussurrò, sgranando gli occhi colmi di preoccupazione.
«Ma certo» rispose Shouyou, alzando le spalle. «Il fatto che io non possa più stare sul campo non significa che non riesca più a tenere una palla in mano, Atsumu-san.»
Atsumu lo seguì verso la sponda del lago, mordendosi le guance finché non percepì il sapore metallico del sangue sulla lingua. Si sarebbe volentieri preso a sberle, in quel momento. Non si aspettava che Shouyou gli facesse una simile proposta con tanta leggerezza, dopo tutto quello che era successo, dopo tutto il tempo che era passato. Atsumu, però, avrebbe dovuto avere la sensibilità e la prontezza di trasformare il proprio stupore in un'esclamazione di felicità, non in un'espressione di tristezza o, peggio ancora, di paura. Shouyou era gentile, ma Atsumu aveva colto la scintilla amara, quasi di stizza, che gli era baluginata nelle iridi per un istante, prima di avviarsi spedito verso la spiaggia con la palla in mano.
«E poi è un sacco che non giochiamo più insieme» aggiunse Shouyou ponendosi dinnanzi a lui, in un sussurro che pareva quasi indispettito verso se stesso, come se non riuscisse a capacitarsi di tutto il tempo che avesse lasciato trascorrere dall'ultima volta.
La fatidica ultima volta. Il giorno dell'infortunio. Il giorno in cui ad Atsumu era crollato il pavimento sotto i piedi, mentre a Shouyou era crollato il mondo addosso.
Semplicemente, il giorno in cui tutto s'era fatto buio.
Stavano giocando la seconda partita contro gli Adlers. La rivincita di Kageyama, così Shouyou l'aveva ribattezzata quando si erano stretti la mano sotto la rete, in memoria del loro precedente match che si era concluso con la vittoria per i Black Jackals. Atsumu era in forma smagliante. Le sue alzate rasentavano la perfezione, e non sarebbe stato esagerato affermare che lui e Kageyama se la stessero combattendo alla pari. Shouyou sorrideva, Bokuto sorrideva, Hoshiumi sorrideva, persino Ushijima aveva le labbra appena arcuate verso l'alto. Quella sì che era pallavolo, con i brividi che scaturivano intensi e improvvisi come scosse elettriche in seguito a ogni punto, lo stomaco che si torceva come un'anguilla prima eccitata e poi frustrata e poi di nuovo felice a seconda di dove rimbalzasse la palla. I cuori palpitanti dei giocatori battevano all'unisono lungo tutto il campo, il luogo in cui si sentivano vivi, potenti e immortali. La brama di vittoria era palpabile, e Atsumu avrebbe soltanto voluto che quella partita non finisse mai.
Eppure, si era conclusa. E nel peggiore dei modi.
Successe durante il quarto set. Atsumu percepì la fame insaziabile di Shouyou alla propria destra, e lo scelse senza riuscire a trattenere un moto di gioia ruggirgli nel petto. Lui adorava il suo schiacciatore, e se avessero vinto si sarebbe fatto avanti. Se avessero perso, si sarebbe dichiarato comunque, perché dubitava che sarebbe riuscito a resistere un altro giorno nello spogliatoio senza saltargli addosso. Era così motivato che aveva avuto persino l'ardire di confessarlo a suo fratello in anteprima -anche se Osamu l'aveva già capito da un pezzo, naturalmente.
Tuttavia sbagliò, facendo il suo primo errore nella partita. Ancora non sapeva quanto caro gli sarebbe costato.
L'alzata era lunga, troppo lunga. Soppresse un'imprecazione fra le labbra, mentre Shouyou fece del suo meglio. Invece di schiacciare, tentò il tutto e per tutto con un pallonetto, riuscendo a segnare un punto. Il suo ultimo punto.
Cadde male. In un grido di dolore, che parve quello di una fiera a cui veniva tranciata di netto una zampa, Shouyou si ritrovò sul pavimento scivoloso di sudore con le mani premute attorno al ginocchio. Kageyama fu il primo a raggiungerlo, accucciandosi di fianco a lui con il terrore negli occhi sgranati, seguito da Bokuto, Sakusa, Hoshiumi. Atsumu, al contrario, rimase perfettamente immobile, le labbra socchiuse in un'espressione incredula, mentre Shouyou veniva trascinato via in barella. La partita si concluse con la vittoria della Adlers, anche se oramai non importava più a nessuno. Quella stessa sera andarono tutti in ospedale.
Rottura del legamento crociato anteriore, disse il medico.
Dovranno operarmi. Probabilmente non potrò tornare a giocare, disse Shouyou.
E l'aria divenne gelida e al contempo bruciante, persino rarefatta. Atsumu percepiva il proprio sterno alzarsi e abbassarsi a ritmo, ma l'ossigeno non arrivava ai polmoni. Un brutto sogno, un incubo, doveva essere così.
Ma non lo era.
Quella notte piansero tutti, nella corsia dell'ospedale. Le labbra serrate e tremanti, le unghie conficcate nei palmi delle mani, le lacrime amare che scavavano le guance. Atsumu ebbe la sensazione di trovarsi a un funerale, e forse un po' era così, perché una parte di Shouyou era andata perduta per sempre.

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