Rose Ruggine

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Erano passati quindici giorni dall'ultima volta in cui Michel era passato a trovarla e l'aveva abbandonata senza ritegno come si fa con la spazzatura.

"Torno più presto che posso" aveva detto alla signorina Michard, che quella sera sedeva in poltrona, la rivista con il volto dell'amante sulle gambe. Aveva pensato a scappare più volte in quegli ultimi due giorni, convinta del fatto che lasciandosi questa storia alle spalle avrebbe potuto dimenticarlo e ricominciare a vivere, ma era tutto reale? Meritava una risposta, aveva bisogno di conoscere la verità, per questo lo stava aspettando rigida nel suo salotto privo di qualsiasi difetto che aveva ospitato quell'uomo per lei senza più un volto svariate volte. Aveva gli occhi puntati sul portoncino quando suonarono alla porta e il cuore prese a martellare rumorosamente tanto che a fatica riusciva a pensare.

Ma lo affrontò duramente, nulla traspariva da quel suo volto impassibile, anche quando Michel confessò che tutto ciò che aveva letto era esatto.

Non riuscì a piangere ma dentro era in lutto; lei, una Michard, aveva avuto una storia con un delinquente, un bandito che ora le stava promettendo di amarla, le diceva che non l'avrebbe più lasciata andare, anzi avrebbe dovuto stargli appresso per sempre. All'improvviso le si chiuse la gola all'immagine di un'esistenza al fianco di un omicida, a coprire le sue sporche bugie.

Lei non era donna da amare un uomo come lui, lo intimò di andarsene, che non voleva più vederlo ma ciò non lo trattenne dal dormire assieme a lei come le altre volte. L'ultima cosa che le disse prima di addormentarsi fu che non poteva denunciarlo perché nessuno avrebbe creduto che non sapesse nulla dei suoi precedenti da criminale. Non restava che una cosa da fare, si sarebbe liberata di lui e nessuno l'avrebbe più tormentata, avrebbe vissuto la vita che le spettava, svincolata da ogni tipo di questione riguardante quell'uomo che non aveva mai conosciuto in fondo.

Fissò la rivoltella che teneva in mano per dei buoni quindici minuti, per poi sparare il colpo fatale e seppellire il corpo di Le Gar vicino ai suoi arbusti di rose ruggine. La sua espressione fu la stessa per tutto lo svolgimento della vicenda. La stessa quando Milliere si presentò a casa sua e la interrogò per sei ore consecutive. Quando l'investigatore dall'aria saccente insinuò che Michel l'avesse già avvisata di una sua futura e ulteriore vista. Avrebbe voluto mettersi a ridacchiare ma insospettirlo non era il suo obiettivo.

Una sera di nove giorni dopo trovò il guanto giallo di Le Gar nascosto nel cassetto del suo comò, lo annusò ricordando quel soggetto dai capelli corvini e gli occhi nocciola che giaceva nel suo giardino, ma non provò alcun tipo di rimorso; il suo unico pensiero era quello di dover nascondere quella prova agghiacciante proprio come aveva fatto col corpo inerte di Michel.

Ma venne scoperta da Milliere che la sorvegliava da quel loro interrogatorio. Era riuscita a depistarlo come voleva ma era un uomo arguto, lasciò cadere il guanto a terra non appena sentì la sua voce che la chiamava. Le venne in contro, si accorse che stava tremando ma non capiva se dal terrore o dal freddo.

Immediatamente la situazione degenerò, Milliere era convinto del fatto che il delinquente fosse stato sul luogo e una camionetta con due agenti piombò nel vialetto della casa della signorina Michard.

La villa venne perquisita da cima a fondo sotto gli occhi di Lise che era sorvegliata da degli agenti probabilmente estasiati e convinti che quella sarebbe stata la volta buona e Le Gar sarebbe stato sbattuto in galera. Lise si convinse che nulla sarebbe accaduto, il corpo era ben nascosto... ma d'improvviso si ricordò di quel guanto, quell'insignificante guanto che aveva lasciato in giardino.

Chambaux lo fece vedere a Milliere che lo mostrò a Lise.

«È di Le Gar questo guanto?» chiese.

«Sì» rispose la signorina Michard.

Chambaux andò su tutte le furie, specialmente quando Lise smentì il fatto che Michel fosse stato lì quella sera. La scosse e per poco non la picchiò. I due poi la afferrarono dichiarando che era in arresto. Protestò usando la scusa dei vestiti, non poteva uscire di casa nella sua vestaglia azzurra. Milliere la zittì dicendo che tutto ciò che le serviva le sarebbe stato consegnato in seguito.

Ma non accadde, perché poco dopo fu costretta a confessare tutto ciò che aveva fatto e un po' si sentiva simile a Le Gar. Il corpo era stato individuato e lei non aveva più scampo. Ci erano voluti pochi mesi per rovinare il sogno di una vita, per lasciare che un uomo la portasse a fondo insieme a lui. Non si sarebbe mai più perdonata quel passo falso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 04, 2020 ⏰

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