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Da quando vive in casa con me, Kevin si è già innamorato almeno dieci volte. Lo capisco da come si comporta. Mi ha parlato solo dell'ultimo ragazzo, ma so che prima di lui ce ne sono stati altri. Cotte credo.
Quando è innamorato, passa ore in bagno a sistemarsi i capelli e a lavarsi in continuazione, facendo lievitare la bolletta dell'acqua. E profuma costantemente come un campo di fiori. Mi domando come mai non sia circondato da api e farfalle.
Perde un sacco di tempo nel scegliere i vestiti giusti per andare a scuola. Poi scende le scale e mi chiede se secondo me, può andare bene.
Gli dico che sta benissimo, lui sbuffa e poi dice che di moda non ne capisco niente.

Cinque mesi fa, deve aver preso una sbandata tremenda. E le cose non devono essere andate bene. Un giorno è tornato a casa con gli occhi gonfi e l'umore sotto i tacchi. Non ha parlato per una settimana. E in casa, la sua assenza si è sentita. Un adolescente felice è un terremoto di energia, uno triste, invece, è un cadavere ambulante.
Delle volte faccio fatica a stare dietro al suo umore. È già difficile affrontare il suo passato, che quando si mette di mezzo il presente, diventa tutto più complicato.
Ma è giovane, e io sono sempre al suo fianco.

In carcere, io ero solo, ad affrontare i miei problemi di adolescente. E nonostante Patrick e Tom, non avevo nessun adulto a guidarmi, a farmi capire che ci sono cose molto più gravi, di essere lasciati dal proprio ragazzo.

Dopo la lite, Maverick non mi parlò per tre mesi. Niente più incontri in biblioteca, niente più sguardi durante la giornata, niente chiacchiere sulle nostre vite. Niente sesso. Fu un periodo infernale.

Vagavo per il carcere come un condannato a morte. Tutto il periodo in cui ero stato felice, era svanito, dissolto per colpa della mia prepotenza. Per aver provato a sfruttare il mio corpo, solo per farmi sentir dire da Maverick che mi amava.

In fondo aveva ragione. Mi ero preso gioco di lui, avevo provato a vendere il mio corpo per raggiungere uno scopo. E non era la prima volta.

Prostituzione. È quello che ho fatto nella mia vita carceraria. Provavo disgusto nei confronti delle signorine, salvo poi fare la stessa cosa, per avere dei vantaggi. Loro vendevano il loro corpo in cambio di protezione, denaro o droga. Io lo facevo per comprare sentimenti. Qualcuno potrebbe pensare che sia una cosa completamente diversa. E all'inizio anche io, credevo fosse così. Ora che sono più grande, mi rendo conto di essermi concesso, di aver approfittato del mio fisico, per tornaconto personale. Per questo capisco i ragazzi che mi vengono affidati dal tribunale. È più facile entrare in sintonia con le persone, se hai affrontato i loro stessi problemi.

Ho venduto il mio corpo a Tom, solo per capire se fossi frocio. Ho concesso il mio cazzo a Ryan, solo per poter conoscere Maverick.
Ecco una di quelle cose di cui mi vergogno, della mia vita.
Persino quando Shaq e i suoi compagni mi stupravano, mi sentivo una puttana. Che si concedeva per restare in vita. E il fatto che molto spesso provassi piacere, non faceva che aumentare il senso del mio disagio.

Passavo tutti i pomeriggi all'interno della biblioteca, in attesa, nella speranza che Maverick si presentasse alla porta, con i suoi occhi di ghiaccio a fissarmi. Gli sarei corso incontro. L'avrei baciato chiedendogli perdono. E poi mi sarei dato a lui, con tutto l'amore che avevo. Perché l'amavo e la mia vita era vuota, senza il suo calore.
Invece tornavo in cella sconfitto e affranto. Nemmeno le battute di Patrick riuscivano a sollevarmi il morale. E la notte mi masturbavo. Pensavo a Maverick dentro di me. Sognavo di essere scopato e di succhiare il suo cazzo. Volevo sentire il sapore del suo sperma tra le labbra, i suoi schizzi che mi riempivano la bocca.

Mi mancava il sesso. A quell'età, dopo averlo scoperto per la prima volta, non vedi l'ora di farlo. E rifarlo. E rifarlo ancora. Così mi accontentavo di scopare con Ryan. Prendevo la sua testa e spingevo il mio cazzo, fino in fondo alla sua gola. Lo sentivo strozzarsi con il mio membro e continuavo a spingere, fino a che non sentivo le sue labbra, toccarmi le palle. Lo penetravo con forza e disperazione. E più urlava, più colpivo forte. Abusavo di lui. Così come Shaq faceva con me. Con l'unica differenza che era Ryan a chiedermelo.

Ryker's IslandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora