Capitolo VII - Io, lei e il Natale -

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Jackson's pov

Cosa avevo fatto? Ma, soprattutto, perché mi ero comportato così? Perché Miriam mi aveva baciato?
Quelle erano le domande che non avevano abbandonato la mia testa per quei due lunghissimi giorni dopo che Florence aveva visto il bacio tra Miriam e me.
In realtà non avevo ricambiato il bacio, mi ero allontanato subito, ma quella cozza di Miriam, che prima di quel giorno si era comportata in modo strano con me, non voleva saperne di staccarsi da me e dalle mie labbra.
In tutta sincerità ero a conoscenza della cotta che Miriam aveva nei miei confronti sin dall'anno precedente quando arrivò a Chicago, ma non le avevo mai dato troppo peso, perché io da quando mi ero trasferito non avevo dimenticato Florence e i sentimenti che provavo per lei, e mi ero ripromesso che non avrei mai avuto una ragazza se non lei e che un giorno sarei tornato da lei e glielo avrei detto.
E invece non era andata proprio così, perché era stata Florence a venire da me, anche se lo aveva fatto senza saperlo...ma nonostante tutto questo, dopo aver conosciuto Miriam non credevo che si sarebbe spinta fino al punto di baciarmi, facendomi perdere l'unica persona che amavo, che avessi mai amato nella mia vita e quella che aveva fatto uscire la parte migliore di me, quel lato che tutte le persone hanno, ma che conosce solo il vero amore.
Torniamo a quei due giorni, durante i quali avevo ricevuto non so quante chiamate di Miriam per non so quale motivo, visto che mi ero rifiutato di risponderle dopo ciò che mi aveva fatto; giorni durante i quali Luca passava a trovare Florence, per assicurarsi che stesse bene e poi veniva da me a riferirmi che non stava per niente bene, che si sentiva tradita da me, da una delle persone di cui si fidava di più; giorni che avevo passato con il telefono in mano aspettando una sua risposta alle mie chiamate e agli innumerevoli messaggi che le avevo inviato, dove le dicevo che avevo bisogno di vederla, di parlarle, perché senza di lei mi sentivo vuoto, spento, mi sentivo come se mi mancasse l'ossigeno per respirare e per vivere, ero talmente a terra che praticamente avevo passato quelle due notti senza chiudere occhio.
Ero uno straccio, mi sentivo uno schifo. Avevo come l'impressione che sulle mie spalle fosse stato messo un macigno che avrei dovuto portare con me per il resto della vita, un macigno con il nome di rimorso e di un pesante e opprimente senso di colpa.
Stavo talmente male che anche Luca e Charlotte, che non notavano quasi mai nulla negli altri, lo avevano notato, invece mia madre, alla quale non avevo raccontato nulla per non farla preoccupare, aveva capito tutto solo da un'occhiata, ma non mi aveva domandato niente, come al suo solito, aspettando che fossi io a farmi avanti e a parlarle.
E così feci, dopo due giorni passati nella mia stanza, scesi in salotto dove la trovai a riposarsi sul divano, dopo una giornata di lavoro, mentre leggeva un libro, mi avvicinai a lei e mi andai a sedere al suo fianco.
Iniziai a parlarle, senza che lei mi avesse domandato nulla, ma ormai dopo diciassette anni lo aveva capito che se non ero io a prendere la parola per primo riguardo ad un qualsiasi argomento, lei non provava inutilmente a tirarmi fuori le parole di bocca. Le raccontai del bacio, della delusione e della rabbia che avevo visto negli occhi di Florence, della sua immagine che mi tormentava da quel momento, del senso di colpa, della rabbia che provavo per me stesso, per quanto ero stato stupido, ma soprattutto di quanto lei mi mancasse e di quanto io l'avessi delusa distruggendo in un attimo tutto quello che avevamo costruito a fatica, dopo che era arrivata qua, dopo che finalmente era tornata nella mia vita.
Quando finii di parlare, mi accorsi che avevo stretto i pugni, che alcune lacrime amare mi stavano rigando il viso e che mia madre mi guardava con un'espressione piena di delusione, di rimprovero, ma anche di tristezza e di compassione. Si avvicinò e, senza dire niente, mi strinse in un forte abbraccio, uno di quelli che sapeva dare solo lei, uno di quelli che ti faceva sentire protetto e a casa, io lo ricambiai, poiché era proprio quello di cui avevo bisogno e mia madre come al solito lo aveva capito.
Quando si staccò, mi guardò e mi strinse una mano tra le sue, dicendomi: “Tesoro, mi dispiace per quello che ti è successo, ma non credi sia ora di andare a prenderti ciò che ti appartiene?
Jackson sai, io ti ho sempre cresciuto come credevo fosse meglio, facendoti sia da madre che da padre, e credo di averti trasmesso certi principi, tra cui quello di seguire e cercare di raggiungere sempre ciò, in questo caso la persona, che ami.
Quindi Jackson riprenditi e preparati per domani, che sarà la vigilia di Natale e vedrai anche Florence.”
Mi guardò comprensiva, poi si alzò e lasciandomi un bacio sulla fronte, se ne andò a dormire, e feci anche io la stessa cosa.
La mattina seguente mi svegliai di buon'ora e di buonumore, spinto da una nuova consapevolezza e determinazione nel conquistare la ragazza di cui mi ero follemente innamorato. Mi vestii, feci colazione con i gustosi pancakes preparati dalla mia adorata mamma e trovai anche un suo biglietto su cui era scritto "Tua sorella ed io siamo uscite ad acquistare qualche regalo per domani. Lì c'è la colazione, quando finisci metti tutto nella lavastoviglie e poi falla partire. Ah e sistema la tua stanza mi raccomando. Ti voglio bene, a dopo! Mamy ♡"
Lo lessi e feci ciò che era scritto sul post-it, e poi, dopo una mezz'oretta decisi di uscire per andare a comprare qualche regalo per Natale, ma solo dopo aver lasciato a mia volta un piccolo foglietto su cui avevo scritto che ero uscito e che sarei tornato per pranzo o comunque un po' prima.
Uscii e, prendendo la macchina, mi diressi in centro per andare a fare il mio shopping natalizio.
Mi recai in vari negozi, dove comprai un bracciale e un romanzo per mia madre, un set da disegno e un maglione per mia sorella e una collana, con un piccolo ciondolo in cui c'era l'albero della vita, con orecchini e bracciale abbinati per lei, per la mia Florence. Sì, le avrei dato questo regalo stasera se fosse venuta alla cena a cui l'avevo invitata insieme alla sua famiglia, oppure domani quando sarei andato a bussare alla sua porta per farle gli auguri e portarle il regalo. Credo che sia meglio la seconda opzione, perché non sarebbe carino dare il regalo solo a lei stasera, o sbaglio?
Comprai anche un piccolo pensiero per Stella, Kelly, Matt e per la famiglia di Florence, perché davvero non trovavo corretto fare un regalo solo a lei, anche se per riconquistarla il regalo che le avevo comprato non sarebbe di certo bastato.
Tornai a casa, pranzai con mia madre e mia sorella, che mi tormentò per conoscere il suo regalo, ma nonostante questo non le rivelai nulla, e poi andai nella mia stanza, mi distesi sul letto a fissare il soffitto e pensai. Il susseguirsi di pensieri mi fece scivolare in un sonno abbastanza profondo.
Mi svegliai più o meno dopo un'ora, fresco e rigenerato, guardai la sveglia e vidi, con mia grande sorpresa, che erano le quattro e mezza del pomeriggio passate.
Allora mi alzai, preparai i vestiti che avrei indossato per la cena e andai in doccia.
Quando finii mi sentii meglio di prima, quella doccia calda aveva dato i suoi frutti, adesso ero mentalmente pronto ad affrontare la serata, anche se con un bel po' d'ansia.
Mi pettinai i capelli e poi mi vestii con calma, e quando ebbi finito, vedendo il mio riflesso nello specchio, non potei fare a meno di sorridere...la vanità, quell'aspetto del mio carattere lo avevo sicuramente preso da mia madre, che quando indossa un vestito che le sta a pennello, se lo sistema bene, si guarda allo specchio mille volte prima di sentirsi completamente soddisfatta e continuando a guardarsi di fronte e di fianco, facendo anche delle piccole giravolte.
Io fortunatamente mi limitai ad osservarmi due o tre volte, per assicurarmi che il mio abbigliamento non risultasse troppo casual per la cena. Infatti avevo indossato un paio di pantaloni neri, simili ai jeans, un maglioncino grigio scuro, sopra ad una semplice t-shirt nera, in caso mi venisse caldo, e un paio di scarpe comode dello stesso colore del maglione.
Mi spruzzai qualche goccia del mio adorato profumo e poi guardai nuovamente la sveglia, e vidi che mancavano pochi minuti alle sei.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 01, 2020 ⏰

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