Salgo sull'aereo con l'ansia a mille, da piccola mi è sempre piaciuto volare mi ricordo che non vedevo l'ora che arrivasse l'estate per prendere l'aereo e andare da mia nonna materna in Sicilia non importava a che ora arrivassimo ma appena mettivi piede dentro casa ti ritrovavi piena di cose da mangiare e non ti alzavi fin quando non era rimasto più niente sulla tavola, ma più gli anni passano e più odio la sensazione di volare.
Mi siedo al mio posto e tiro fuori dalla borsa le pastiglie per l'ansia che mi ha prescritto lo psichiatra da usare in casi come questo; ok non sono per niente pronta ad affrontare 12 ore di aereo ma devo mettermi l'anima in pace sperando almeno di addormentarmi, neanche il tempo di pensarlo che di fianco a me si siede una signora che nel giro di 5 minuti mi ha già raccontato metà della sua vita, sarà un lungo viaggio...11 ore e 50 minuti dopo per fortuna il capitano ci comunica che stiamo per atterrare al Miami International Airport, tiro un sospiro di sollievo non ne posso più, il viaggio più brutto della mia vita, non posso sopportare più questo stato di ansia e panico che mi attanaglia la gola non vedo l'ora di scendere e toccare terra.
Scendo dall'aereo con un colorito un po' più pallido del normale e la fronte sudaticcia, prendo un gran respiro e cerco di tranquillizzarmi.
Mi incammino dentro l'aeroporto accendendo il telefono mi arriva un messaggio da parte di mio zio dicendo che non è riuscito a venire personalmente ma che c'è una macchina fuori che mi aspetta, ma che diamine di lavoro fa per mandarmi a prendere da una macchina.
Prendo le valigie ed esco, la prima cosa che faccio è accendermi una sigaretta appena faccio un tiro sento il fumo entrarmi nei polmoni e subito mi rilasso, ne avevo davvero bisogno, mi incammino verso la zona adibita alla sosta e subito noto un signore in giacca e cravatta, messo di fianco ad una Range Rover, con un cartello in mano con scritto il mio nome mi avvicino e lo saluto il più cordiale possibile anche se vorrei solo essere già in un letto a dormire "Buongiorno sono l'autista del Sig. Evans, io sono Adam, benvenuta a Miami, mi lasci pure le valige e si accomodi" mi apre lo sportello posteriore e salgo, sono un po' scioccata non mi sarei mai immaginata uno scenario del genere, non sono abituata a tutto questo non che mi dispiaccia sia chiaro.
Appena Adam finisce di caricare le mie valige sale e parte, è lui a spezzare il silenzio quasi imbarazzante che si era creato "Ci metteremo un oretta buona ad arrivare considerando che il traffico a quest'ora è infernale, suo zio aveva una riunione ma dovrebbe trovarlo già a casa quando arriviamo" gli rispondo un va bene giusto perché mi sembrerebbe ancora più da maleducati non rispondere affatto, non so se si è capito ma non sono di molte parole con le persone che non conosco e con quello che è successo mi sono chiusa ancora di più in me stessa.
Il resto del viaggio passa in silenzio con la musica trasmessa dalla radio in sottofondo, quando sto per sbuffare dalla disperazione per questo viaggio infinito la macchina entra in questo viale alberato per poi fermarsi davanti a questa villa gigantesca.
È in stile moderno su due piani, la parte della casa che si affaccia sul giardino, ovviamente con l'erba curatissima tagliata all'inglese, è fatta quasi completamente in vetro, dalla macchina mi sembra di aver visto anche una piscina, mi sembra di essere dentro un film beh già dal fatto che mi è venuto a prendere un autista potevo immaginare che casa mi sarei trovata davanti.Appena distolgo l'attenzione dalla casa noto un uomo non avrà più di trent'anni alto, abbastanza muscoloso, le spalle larghe fasciate alla perfezione da un completo che si capisce subito essere costoso, i capelli sono castano chiaro e gli occhi verdi con sfumature d'orate, sono uguali a quelli di mio padre... quindi ecco qui il famoso zio Carter di cui nessuno mi ha mai parlato.
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Change for love
ChickLitMi chiamo Rebecca Evans vivevo a Torino fino a quando il mio stile di vita mi ha portato via la mia migliore amica. I miei genitori non sapendo più cosa fare mi hanno mandato da uno zio, di cui non sapevo neanche l'esistenza, e adesso mi ritrovo su...