La vita è come andare in bicicletta: correre a tutta velocità ti diverte, ti elettrizza, ti appaga; così ti lanci, discesa dopo discesa, fin quando arriva quel maledetto giorno in cui cadi. Ti fai male, ti spaventi un po' ma non è niente di che; a te il sangue non fa paura, così sciacqui le piccole escoriazioni che si trovano su gomiti, ginocchia, mani. Ti rialzi in tutta tranquillità e torni in sella alla tua bici, decidendo di essere più prudente, di andare più piano. Le giornate continuano a passare, tu hai ripreso confidenza con la tua bici; la caduta nemmeno la ricordi più e hai dimenticato anche cosa voglia dire la parola *prudenza*. Ricominci a percorrere a rotta di collo le discese, quelle tue amate discese. Ma ecco che accade nuovamente: non sei riuscito a frenare in tempo. Cadi. Ruzzoli lontano dal tuo mezzo. "Dove ho sbagliato? Andavo troppo veloce? Ho frenato in ritardo? Ho curvato troppo tardi?" pensi. Ti tartassi di domande chiedendoti qual è stato il tuo errore. Un bruciore, all'altezza delle ginocchia e degli avambracci ti riporta alla realtà. Stavolta ti sei fatto più male e ci vorrà più tempo per guarire. Imprechi e, spingendo la tua bici, te ne torni a casa pensando "Per oggi mi sono divertito a sufficienza, mi è bastato. Ho preso uno spavento, ma da domani tornerò più forte di prima, anche se sarò ancor più prudente". Lo sai. Sai che non è così: ti sei spaventato, più della volta precedente. Le mani e le gambe ti tremano. Allora hai deciso di allontanarti pian piano dalle discese e dai suoi rischi, anche se sai che non puoi farne a meno. Ed eccoti di nuovo lì, a pedalare, sulla tua tanto amata bici. Andrai ancora più piano: la paura è aumentata. Nonostante ciò cadi, nuovamente, rovinosamente. Ti sei rotto un braccio e slogato una caviglia. Ormai la paura ha avuto il sopravvento sulla passione, quindi decidi di abbandonare il tuo caro mezzo e cercare altro. Con il tempo ti sei accorto che ti manca la sensazione di libertà, il vento che ti scompiglia i capelli, il brivido della velocità. Rimpiangi i vecchi tempi, ma la paura ti attanaglia nella sua morsa. Non riesci a scappare così la assecondi, giurando a te stesso di non toccare mai più una bicicletta. Il tempo passa ma questa ferita, a differenza della altre, non guarisce. Stai male, sei triste. Hai bisogno qualcosa, quel qualcosa che può distruggerti. Non resisti e infrangi quello stupido giuramento. Vai piano, molto piano. La tua velocità è paragonabile a quella di una tartaruga ma a te va anche bene così: ne avevo bisogno. E così ritorna anche il bisogno di percorrere quelle dannate discese. Decidi di superare quella paura che ti blocca e ti lanci giù da una discesa. Sta per succedere. Ancora. Stai per cadere. Già ti prepari all'impatto con l'asfalto e...
D'istinto premi sulle levette del freno e ti fermi. Di colpo. Evitando quello che credevi inevitabile.
Ti stupisci di ciò che è appena successo però decidi di tenere a mente come hai fatto. Le settimane passano e tu ormai hai capito come modulare la velocità grazie ai freni, come salvarsi da quelle orrende cadute e capisci. Capisci che nella vita, al posto di smettere del tutto per paura di qualche caduta, bisogna solo imparare a usare i freni.
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Piccoli Pensieri
Short StoryEcco qui una piccola raccolta di ciò che mi passa per la testa. Piccole storie nate dal nulla e scritte per non essere dimenticate. Buona lettura