Prima premessa: Ho cambiato diverse cose, così da riadattare e rendere allo stesso tempo originale, ma non troppo, la storia. Ad Hogwarts non si va dagli undici anni, ma dai diciassette. È ambientata ai giorni nostri, ma nella linea temporale dei maghi si è molto, molto indietro. Non cercate di fare collegamenti temporali, perché vi creerebbe solamente confusione. Vi posso dire che: gli eventi nel mondo magico sono precedenti a Silente, mentre quelli nel mondo umano sono attuali.
Per il resto ho cercato di essere il più fedele possibile, riprendendo le descrizioni del libro e del film.
Venenum
Non si poteva dire che fosse una bella giornata. Il vento infuriava sulle montagne boscose della Gran Bretagna, piegando i grandi pini alla sua forza. Gocce di pioggia imperversavano nell’aria pungente, creando turbinosi vortici bagnati, in grado di impregnare qualsiasi cosa. Nuvole non facevano che rimanere incastrate fra le punte degli alberi, creando strati bassi di nebbia gelata, incupendo il paesaggio, rendendolo più grigio e buio del solito.
Il treno sfrecciava sulle rotaie corrose dal tempo, sferragliando senza la minima esitazione, attraversando la densa nebbia ghiacciata fino a sparirvici dentro. Fischi acuti venivano rilasciati, di tanto in tanto, dalla possente creatura di ferro, per far fuggire nella fitta macchia ogni creatura sul passaggio, annunciando la propria presenza con veemenza.
Al suo interno, studenti di ogni età occupavano le numerose cabine condivise, parlando o semplicemente passando il tempo restante prima dell’arrivo all’ultima e unica fermata. Il viaggio non durava che qualche ora, ma non mancavano mai coloro che si lasciavano tentare dalle braccia di morfeo, cullati dall’andare ritmico del treno, incuranti del caos prodotto dai più annoiati e vivaci, che tutto avevano in mente tranne che riposare.
Famigli sfuggiti al controllo di qualche sbadato padrone correvano esplorando ogni antro, provocando squittii e reazioni sorprese alle più sensibili e schizzinose maghe e le risa di diversi spettatori.
Il calore che si riversava negli scompartimenti portava un piacevole tepore, in grado, insieme alle luci giallognole, di creare un’atmosfera accogliente e gioviale, ispiratrice di frivole chiacchiere sui disparati argomenti. Si potevano udire, se si faceva attenzione, le parole concitate di qualche studente intento a raccontare le proprie avventure, o disavventure, di quell’estate; così come difficilmente si riuscivano a sentire le voci di quegli studenti che, ancora spaesati, sarebbero da lì a poco entrati a far parte del primo anno di magia e stregoneria di Hogwarts. Nessuno ci faceva caso, però, perché tutti, come loro, ci erano passati. Avrebbero presto fatto amicizia, magari in quello stesso treno che continuava a sfrecciare senza preoccupazione alcuna verso la loro meta, e di tutta l’agitazione sarebbe rimato solo che un vago ricordo.
Nelle cabine tendevano a stare gruppi d’amici, per chi già si conosceva, per lo più della stessa casa. O meglio. Vigeva una muta regola di cui mai si parlava, ma di cui tutti tenevano considerazione, che recitava: “Insieme è bello, ma mai come con un fratello” e nulla di male aveva in sé, quando era stata creata per la prima volta; ma aimè, con il passare del tempo il suo senso era stato forviato e da tutti sottointeso come un’avvertenza a rimanere con coloro che, dopo la cerimonia iniziale, erano diventati loro fratelli. Era noto a tutti come si venisse a creare un legame bensì fraterno, fra i membri della stessa casata, per via del numero ininterrotto di ore passate gli uni accanto agli altri. Da non sottovalutare poi la non tanto nascosta rivalità che spesso era stata causa di scontri e rancori che si sa, mai sono buoni.