21 luglio 2020

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Louis pov

Erano le 6 a Los Angeles e il sole non era ancora spuntato del tutto. Louis si era svegliato da poco e come al solito si era appoggiato alla ringhiera del balcone a guardare l'alba, mentre avvicinava la sigaretta alla sua bocca. Amava svegliarsi presto e sentire il fresco mattutino contrastare la sua pelle incandescente appena sveglio.
Aspirava molto lentamente, adorava sentire ogni particella del suo corpo che si rilassava all'entrata del fumo nei polmoni. In lontananza riusciva a sentire delle macchine passare ma non più di un brusio.
Amava quella casa.
Era in un'ottima posizione ma comunque distante da qualsiasi rumore. Si era assicurato di non avere vicini troppo rumorosi o famiglie numerose per evitare di insonorizzare qualsiasi parete della casa.
La mattina presto era la sua parte del giorno preferita perché , oltre al clima frizzante, fino alle 8 non accendeva mai il telefono così poteva svegliarsi con calma e meditare prima di affrontare un'altra giornata di lavoro.

Ma questa mattina era diversa dalle altre.

Un'improvvisa e fastidiosa melodia si irradiò in tutta la casa. In un primo momento Louis non se ne accorse, ancora immerso nei suoi pensieri, però quando il rumore aumentò, spense la sigaretta nel posacenere e si diresse verso la sala principale.

Ma che cazzo fu il primo pensiero che fece. Scese le scale principali e si diresse verso lo studio. Era il telefono di casa. Non sapeva perché fosse ancora attivo quel numero. Non sentiva quel determinato suono da mesi, visto che oltre all'ex management e la persona "H" di cui non osava neanche pronunciare il nome completo, non lo conosceva nessuno. Ogni passo che faceva verso il suono, era sempre meno deciso. Non poteva essere la Syco o la Modest perché ci aveva chiuso un mese prima ma non poteva assolutamente essere la seconda opzione.

Mille domande in testa che si annullarono quando rispose al telefono. "Pronto?" pronunciò con un leggero tremolio. "Parlo con Louis Tomlinson?" rispose una voce maschile non familiare. "si uhm sono io... Chi parla e chi le ha dato questo numero mi scusi ?" rispose cercando disperatamente di capire chi fosse la persona dall'altra parte " Mi scusi per l'orario signor Tomlinson, Sono Jonathan un rappresentante della Columbia Records e questo è il numero che ho trovato nei registri telefonici della vecchia etichetta" aveva un accento londinese molto pronunciato " La chiamo per avvisarla del programma della settimana che sta per venire. Ci sono molte cose di cui dobbiamo discutere ma purtroppo non riesco a raggiungerla a Los Angeles quindi ci dovremo accontentare di una semplice chiamata" finì la frase con una veloce risata. Louis non riuscì ancora a capire lo scopo del ragazzo al telefono. In più chi cazzo era Jonathan e perché la Columbia lo aveva contattato su quel numero? Gli pareva di aver detto a Kate, la sua manager, di chiamarlo solo sul cellulare e in determinate ore. "Mi scusi per il mio tono scocciato ma non ho capito di cosa cazzo stia parlando? Programma? L'unica cosa che ho in programma nei prossimi mesi è preparare il mio nuovo disco quindi se c'è qualche cambiamento ne parli con la mia manager grazie". Ora si era veramente innervosito. Che cazzo doveva fare in quella settimana? Si era scordato di qualche impegno? No di sicuro c'è un errore si tranquillizzò.

Stava per riattaccare quando il ragazzo continuò a parlare. "Non è stato avvertito di niente ? Ah pensavo sapesse già dei piani per l'anniversario" Anniversario? iniziò a sudare. Anniversario di cos- Non poteva parlare della band. Che anno è? 10 anni? cazzo. ma cosa vogliono fare... una Reunion? no è impossibile. non ora si abbandonò sulla poltrona di fronte alla scrivania. Intanto Jonathan continuava a parlare. Sentì il battito accelerare ogni secondo di più perché i suoi pensieri si impuntarono su una determinata persona. "Signor Tomlinson? é ancora in linea ?" la voce squillante lo riportò alla realtà. "si si, mmm, può ripetere un attimo? mi sono distratto mi scusi" rispose con la tachicardia a mille. "Va bene. Dicevo che per festeggiare i dieci anni degli One Direction la casa discografica ha deciso di organizzare come prima cosa delle interviste da registrare per mandarle in onda la mattina del 23, poi verrà pubblicato il sito celebrativo ma penso lo sappia già e la sera ci sarà una festa esclusiva allo Sky Room in centro New York per festeggiare. Poi le invieremo i biglietti aerei e tutte le indicazioni su come arrivarci. L'albergo in cui alloggerà sarà il the Knickerbocker a Times Square. Anche gli altri 4 ragazzi avranno una stanza lì. Tutti i dettagli saranno nella mail che le manderemo nel pomeriggio o meglio in mattinata per lei" accennò un'altra piccola risata poi continuò a parlare." Resterà a NY per una settimana. Nei giorni successivi parteciperà a interviste varie o apparizioni in pubblico. Mi è stato detto anche che dovrete fare anche un concerto in una località ancora sconosciuta ma è un forse. Stia tranquillo che ci saranno anche momenti liberi infatti avrete 3 sere libere mentre di giorno non so dirle quanto tempo avrà visto che non sono al corrente di tutte le riunioni... sarà sempre avvisato due ore prima minimo. Per il ritorno la data è il 28 ma non è confermato al 100%. " fece una pausa." Ho parlato troppo velocemente? Ha qualche domanda?"

Louis rimase paralizzato per tutto il discorso, probabilmente aveva anche smesso di respirare quando il ragazzo aveva pronunciato "tutti e 4". Non riusciva a pensare lucidamente, stava succedendo tutto troppo velocemente. Si sentì la testa girare in tondo come se fosse su una giostra da tutta la durata della chiamata. Si appoggiò meglio sulla poltrona reclinando il collo verso l'alto cercando sollievo ma inutile dire che fu tutto vano. Avvicinò il telefono all'orecchio ancora di più senza badare al tremolio che si era impossessato della sua mano " n-n-no chiarissimo. Scusi ma devo andare. Buona giornata o pomeriggio" e attaccò senza dar tempo all'altro di rispondere.

Porca Puttana sono fottuto.

Harry pov

Harry si trovava sull'amaca per il riposino pomeridiano. Dopo un lunghissimo pranzo iniziato molte ore prima con i vicini di casa si godeva il caldo rilassante delle campagne italiane. Adorava l'Italia in ogni sua sfumatura a partire dal tempo, dal cibo, per finire con le persone. Erano tutti gentilissimi con i turisti soprattutto le persone di una certa età che, anche se non sapevano minimamente l'inglese, ti accoglievano con entusiasmo.
Era felice di aver scelto l'Italia dove passare le vacanze, ormai era diventato il suo posto felice. Si era preso una villetta nelle campagne della Toscana tra i vigneti del Chianti. Dopo aver fatto un tour con il suo amico Tom per le spiagge della regione, aveva deciso di ritirarsi in solitudine per qualche settimana.

L'amaca oscillò leggermente mossa dal vento caldo estivo che lo cullava ripetutamente facendogli quasi prendere sonno. Passarono neanche due minuti che il cellulare iniziò a vibrare nella tasca destra dei suoi bermuda. Con un movimento lento del braccio prese il cellulare, socchiuse gli occhi ma una forte luce lo accecò. Così sempre con una calma da fare invidia si alzò e si posizionò sotto uno dei due grandi alberi a cui era attaccata l'amaca. Diede una veloce occhiata al numero sconosciuto ma ricordandosi che ci stava mettendo troppo, rispose velocemente.

La chiamata durò neanche 10 minuti. Harry cadde a terra, facendo scontrare la sua schiena al tronco, graffiandola leggermente. Non aveva la minima idea di cosa dire o come comportarsi. Era come sotto una campana di vetro. Non riusciva neanche a sentire i pensieri che gli torturavano il cervello. Una cosa era certa però: non era preoccupato per l'anniversario ma per due occhioni blu cielo che ancora lo perseguitavano ovunque.

Così tanto sforzo per ignorarlo, buttato all'aria per questa fottuta Reunion. Come farò a restare impassibile. Come farò a mantenere la calma sapendolo nel mio stesso hotel, magari con le camere vicine. Ci dovrò sicuramente parlare, quante questioni abbiamo in sospeso. Non può essere vero. Poi il suo pensiero passò ad un'altra persona di cui si era quasi scordato Zayn sarà presente. Zayn Malik. Non lo vedo dal 2015. Non sento il suo nome da altrettanto tempo. Non posso... sentì il respiro mancare. Il suo ultimo attacco di panico era stato la prima volta che aveva cantato "two ghost" in pubblico. Stava perdendo ancora il controllo. Cercò con lo sguardo un qualcosa che lo potesse distrarre, un'appiglio che lo tenesse attaccato al mondo reale evitando di aprire quella ferita che ormai aveva cercato di richiudere. Fece cadere il cellulare a terra e portò le ginocchia a se, ci appoggiò la testa e con le mani completamente tremolanti se le strinse al petto. Pianse. Pianse per interi secondi, minuti, ore. Finché decise di accettare che l'indomani sarebbe dovuto partire e nulla glielo avrebbe evitato.

Si rialzò con notevole difficoltà, riprese il telefono e notò un messaggio sul display.

Era da parte di Niall.

"Allora si ricomincia".

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