Si svegliò e la prima cosa che vide fu una maschera. La notte prima l'aveva sfilata dal viso e posata sul comodino accanto al letto, qualche momento prima di addormentarsi.
Ricordava ancora la prima volta che ne aveva vista una.
Aveva circa tredici anni e si era svegliato tormentato da brutte sensazioni e ricordi del giorno prima. Per la prima volta si era accorto degli sguardi delle persone e questi lo avevano fatto sentire fuori posto, scoperto, giudicato e inadatto al mondo che lo circondava, incapace di raggiungere i suoi sogni.
Era stato proprio allora che la prima maschera comparsa: bianca ed invitate.
Incuriosito l'aveva indossata e l'attimo dopo tutte quelle orribili sensazioni erano come scomparse, con quella indosso si era sentito protetto e al sicuro.
Da allora, col passare degli anni, ne aveva accumulate tante altre.
Gli effetti benefici della prima erano passati in fretta o, a seconda della situazione, non erano stati sufficienti.
Ne erano così comparse delle altre, sempre più elaborate e ricche di dettagli e decori, ognuna pronta per essere indossata nella giusta occasione.
Si alzò e si avvicinò allo cassettiera, su cui sopra si trovava lo specchio.
Le altre stavano lì, appese ed in attesa di essere utilizzate.
C'era quella per la domenica coi parenti, di colore giallo, con orpelli floreali e un sorriso allegro e solare, per nascondere con cura ogni brutta notizia o pensiero; quella del coraggio, rosso vivo, due grandi fori per gli occhi e un sorriso deciso, la metteva ogni volta che conosceva qualcuno di nuovo; quella del superbo nei momenti in cui aveva davvero bisogno di sentirsi importante agli occhi degli altri e a volte anche solo ai propri.
Per il lavoro ne aveva diverse: quella del lavoratore remissivo, che sopportava in silenzio le angherie dei superiori, di un tenue turchese dai contorni lisci e armoniosi, o quello del socio simpatico, che lo aiutava in quei momenti in cui doveva avere a che fare con colleghi che non riusciva a sopportare, azzurra e spigolosa.
Ma di sicuro, quella più usata fra tutte, era quella dell'indifferenza. La metteva su quando qualcuno lo prendeva in giro per il suo modo di fare, per come pensava o semplicemente lo feriva più di quanto avesse potuto sopportare. Soprattutto in quei momenti era grato di avere delle maschere, almeno non avrebbe dato agli altri la soddisfazione di avere su di lui così tanto potere.
Quella mattina, dopo aver fatto colazione ed essersi preparato per uscire, ne indossò una con un semplice sorriso. Non aveva programmi per quel sabato: non doveva andare a lavoro, non aveva impegni con la famiglia o con gli amici e non aveva una ragazza.
Avrebbe preso il suo cane e avrebbe fatto una semplicemente passeggiata al parco.
Arrivato, si sedette nella solita panchina posta accanto alla zona recintata per i cani. Lasciò libero il suo e si mise a leggere con l'intenzione di lasciar trascorre in quel modo la mattina. O almeno lo avrebbe fatto se, di punto in bianco, un enorme e bavoso cane non gli fosse saltato in braccio.
«Va via!» disse cercando si toglierselo di dosso insieme alla lingua umida che gli sporcava la faccia.
«Pongo vieni qui! ...» ordinò una voce femminile «...Lasci che l'aiuti» continuò rivolgendosi a lui stavolta.
L'attimo dopo l'animale scomparve e, al suo posto, una mano si protese verso di lui per aiutarlo.
Ma di colpo una paura improvvisa lo attanagliò.
La maschera gli era caduta ed ora si sentiva così esposto e vulnerabile da esserne terrorizzato.
Tutti avrebbero visto chi fosse per davvero, avrebbero riso di lui e lo avrebbero giudicato. Proprio come era successo anni prima.
Si portò le mani al viso nel tentativo di nascondersi.
«Si è ferito per caso?» lei si fece più vicina.
«No! Stia ferma! Non si avvicini!» urlò lui in preda al panico.
«Non voglio farle del male, voglio solo aiutarla».
«Non può... In questo modo peggiorerà solo le cose».
Lei gli si avvicinò ancora e, dopo aver posato dolcemente le mani su quelle di lui, gliele allontanò dal viso.
La luce del sole per un attimo colpì i suoi occhi costringendolo a batterli più volte, per mettere a fuoco la figura che aveva davanti. Quando riuscì finalmente a vedere, rimase sorpreso, e non solo perché lei gli stava sorridendo, ma anche perché quella ragazza non indossava nessuna maschera.
«Meno male. Non si è fatto nulla» affermò sollevata.
«Lei non ha...» cominciò a balbettare disorientato «...Perché non indossa una maschera? Non ha paura?».
Lei gli sorrise e, dopo averlo aiutato a rialzarsi, si sedette accanto a lui sulla panchina.
«Sono anni che non ne indosso una» affermò con una punta di orgoglio autentico nella voce.
La sincerità delle sue parole lo lasciò interdetto per qualche momento.
Pensando di averlo in qualche modo offeso, proseguì con tono lieve.
«Non mi fraintenda... Non è completamente sbagliato avere delle maschere, ci possono proteggere da ferite che potrebbero non rimarginarsi mai, ma divengono un pericolo nel momento in cui non le togliamo mai... Ci fanno dimenticare chi siamo davvero».
«Perché non ne porta una?».
«Un giorno mi sono svegliata e mi sono accorta di non sapere più chi fossi... Ero diventata un'infinita pila di maschere e niente di più... Certo, mi proteggevano dalle cose brutte, ma tenevano lontano anche quelle belle e, lentamente, ho cominciato a dimenticare».
Quelle parole lo colpirono. Neanche lui riusciva a ricordare un momento in cui si era sentito davvero felice, né una volta in cui era riuscito a sorridere con sincerità. Non sapeva neanche quando fosse stata l'ultima volta che aveva permesso a qualcuno di conoscerlo per davvero.
Non riusciva neanche lui, in quel momento, a ricordare chi fosse.
Quando tornò a casa quel pomeriggio, raccolse le maschere e le ripose ordinatamente nel cassetto sotto lo specchio. Non le avrebbe buttate, perché come gli aveva svelato lei, in certi momenti gli sarebbero tornate utili, ma non aveva bisogno di indossarle sempre.
Per la prima volta, dopo anni, quando sollevò lo sguardo sullo specchio, vide il suo viso: sincero, vulnerabile, ma felice.
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Una maschera per ogni cosa
Short StoryImparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti. (Luigi Pirandello)