Da qualche anno a quella parte Aileen aveva cominciato ad odiare le giornate di pioggia. La facevano sentire tremendamente sola. Le ricordavano le volte in cui era dovuta tornare a casa da sola, senza ombrello, e senza nessuno che si preoccupasse per lei. Quel giorno però, non aveva nemmeno tempo di sentirsi sola. Aveva appena finito il suo turno in caffetteria ed ora stava correndo alla biblioteca per coprire il turno del suo collega malato. Saltellava da sotto una tettoia all'altra per cercare di bagnarsi il meno possibile, ed ogni quattro sporgenze controllava l'orologio che teneva al polso per assicurarsi di non essere in ritardo. Quando vide ad appena due tettoie di distanza l'insegna luminosa della biblioteca si sentì improvvisamente più serena. Corse per quell'ultimo tratto per poi fiondarsi nell'edificio e chiudersi velocemente la porta alle spalle. Ci si poggiò contrò e le scappò un sospiro di sollievo. «Oh mamma! Stai bene?»Mingi mollò subito il suo carrello con sopra i libri da sistemare e corse verso di lei poggiandole una mano sulla schiena. «Sto bene. Tutto bene.» disse lei riprendendo fiato. «Cavolo la tua camicia! Aspetta, ti do la mia felpa di riserva.» disse lui correndo dietro al bancone. Aprì la zip del suo enorme borsone da palestra e ne tirò fuori una felpa grigia, con un balzo tornò da Leen e gliela porse subito. «Grazie» disse lei infilandosela velocemente. Tirò fuori i capelli dal collo dell'indumento, se li legò velocemente dato che, per la pioggia, si erano scombinati ancora più di prima, poi sospirò. «Cavolo, ricordami di uccidere Hong Joong quando lo vedo.» disse lei accennando un sorriso. «Me lo segno.» disse lui dandole un buffetto sulla testa. Prese un carrello e cominciò a girare tra gli scaffali per metterli al loro posto. Le piaceva lavorare li, il posto era silenzioso e di solito i clienti erano tutti educati e rispettosi. Aveva appena finito di sistemare tutti i libri nel settore dei Thriller e si stava dirigendo verso quella dei racconti brevi. Si rigirò un libro di vecchie favole creane tra le mani e si rese conto che il suo posto era nello scaffale più alto della libreria. Lei sbuffò, maledisse il suo metro e sessanta tre d'altezza e cercò di allungarsi il più possibile. Si mise sulle punte dei piedi ma ancora non riusciva a mettere il libri al suo posto, allora si arrampicò sulla prima sporgenza della libreria e vi si aggrappò posizionando l'oggetto per bene. fece per scendere la il piede le scivolò ma qualcosa di solido e robusto le cinse la vita impedendole di precipitare.
Quel qualcosa emanava calore.
Quel qualcosa le sorrideva.
«Are you okay?» disse una voce profonda.
Il qualcosa, a quanto pare, non era qualcosa, ma un ragazzo, ed uno piuttosto carino. «Yes, I'm...fine. Don't Worry» sentiva le guance che cominciavano ad andarle a fuoco, la gola farsi secca. In un attimo di lucidità i due si staccarono e si guardarono un momento imbarazzati. «Emh...ci siamo scontrati questa mattina per caso?» chiese lui grattandosi la nuca. Lei lo vide finalmente bene in faccia. Era bello, davvero bello. I capelli biondi tinti ed il volto geometrico e lentigginoso, la felpa lasciava scoperto il collo, quel muscolo così evidente la fece intimorire. Ora lo ricordava bene. Quella voce profonda che le aveva chiesto scusa giusto qualche ora prima. «Credo proprio di si, dobbiamo smetterla di incontrarci così» disse lei accennando una risata e abbassando lo guardo. Era il suo punto debole. Le belle facce all'inizio la mettevano sempre a disagio, le era successo anche con Chan. «Scusa, non volevo saltarti addosso...cioè entrambe le volte. Davvero, non era mia intenzione» disse ancora lei cercando di stemperare l'imbarazzo. «Beh è un peccato Aileen Light, sarebbe stato il primo giorno di lezioni migliore di sempre.» disse lui sorridendole. «Come sai il mio nome?». Il ragazzo indicò con un cenno del capo il cartellino con il nome che aveva attaccato sul petto. Aileen si sentì improvvisamente stupida. «Giusto». «Io sono Lee Felix.» Felix. Si rigirava quel nome tra la bocca: Le piaceva. «Beh allora grazie per avermi impedito una brutta caduta Lee Felix». Non aveva davvero voglia di andarsene, la voce di quel ragazzo era davvero piacevole da ascoltare, e il suo viso le metteva allegria. «Per sdebitarti potresti consigliarmi un libro?» disse lui prima che lei potesse allontanarsi. Aileen si guardò attorno, poi individuò un libro che lei adorava. Era proprio accanto al ragazzo. Si avvicinò, prese il libro e glielo porse. «Lizard. Una raccolta di storie brevi, è una lettura piacevole, ma tratta temi profondi.» disse lei ridendo. «Adatto per chi...si è trasferito da poco.» il ragazzo afferrò il libro e lo guardò. «Arguta, come hai fatto?» «Vivevo a Sydney una volta, ho riconosciuto l'accento.». I due si diressero verso il bancone e proprio li, Mingi stava passando la scopa svogliatamente. «Spero di rivederti.» disse lui. «spero di non finirti addosso la prossima volta» disse lei ridendo. «Non sarebbe così male.» disse lui sotto voce, per poi diventare tutto rosso e sorridere imbarazzato. Uscì dalla biblioteca grattandosi la nuca ridendo come un bambino. Leen rimase a guardare come si allontanava lungo il marciapiede, con un sorrisetto stampato sul volto. «C'è amore nell'aria eh?» disse Mingi alle sue spalle, con il viso poggiato al bastone della scopa. Aileen si voltò fulminandolo con gli occhi. «Torno a pulire. Io...si, meglio che vada.» disse lui indicando goffamente uno degli scaffali della libreria e filare via.Felix salì i gradini del suo palazzo due alla volta, per poi zompettare fino alla porta del suo appartamento. Tirò fuori le chiavi dalla tasca dei pantaloni ed entrò in casa con un piccolo sorriso stampato sul volto. «Sono a casa!» disse poggiando il suo zaino all'ingresso e togliendosi le scarpe. «Era ora! Ti dice bene che Jisung è più ritardatario di te!» Disse Chanbing, che era comodamente seduto a braccia incrociate su una poltrona nel salotto. Seungmin era seduto a gambe incrociate su un pouf posto accanto al divano, mentre gli altri vi erano seduti sopra, tutti tranne Chan che era in piedi in cucina poggiato al tavolo. «Trovato qualcosa di interessante in libreria?» chiese Seungmin stringendosi un cuscino sulla pancia. «Molto interessante, si.» disse Felix andando a prendere un bicchiere d'acqua in cucina. Era talmente sovrappensiero che quasi non notò Chan poggiato al tavolo che controllava il telefono con la fronte aggrottata. «A chi scrivi?» chiese bevendo un sorso d'acqua. Il maggiore drizzò la schiena e si mordicchiò il labbro. «Un'amica. L'ho incontrata questa mattina dopo anni che non ci vedevamo.» «Wow amico deve essere stato proprio bello. C'è da dire che è stato sul serio il primo giorno di lezioni migliore di sempre.» disse il minore guardando il vuoto con un sorrisetto stampato sul volto. Chan alzò gli occhi dal telefono e guardò il minore compiaciuto. «Smembra che la corea ti stia piacendo particolarmente eh?» disse ridendo e dandogli una pacca sulla spalla. «Ho conosciuto una ragazza. Più che altro ci siamo scontrati, due volte. Questa mattina in università e poi in biblioteca.» «Deve essere proprio destino allora.».
Chan gli passò un braccio attorno alla spalla e lo spinse verso la cucina. «A quanto pare il nostro Felix ha già fatto colpo!» disse per far aprire una conversazione con gli altri ragazzi. La porta di casa si spalancò all'improvviso e ne entrò un Jisung fradicio e con il fiato corto. «Scusate il ritardo. Una bicicletta con un pollo sopra mi ha investito.» disse poggiando una mano contro il muro. «...una bicicletta...con un pollo sopra..?» ripeté Chanbing guardandolo con un espressione che diceva "Io davvero sono amico di un tipo del genere?" . Jisung si tolse le scarpe e si scrollò l'acqua dai capelli. Chan prese un asciugamano dal bagno e glielo lancio, lui lo afferrò al volo sorridendogli imbarazzato. «No, cioè era una bici con una testa di pollo davanti, tipo sul manubrio. Cavolo! Quel becco di plastica ha fatto proprio male alle mie povere costole. Mi dispiace solo che il fattorino si sia perso tutto quel pollo fritto.» disse gettandosi a peso morto a terra con la schiena poggiata al divano, appena accanto ai piedi di Minho, che si fece scappare una risata. Lo guardò di sbiego per poi dagli due buffetti sulla testa. «Povero bambino.» disse in tono ironico. Jisung alzò la testa per guardarlo in faccia, poi fece il labbruccio, prese la mano del ragazzo e cominciò a muoverla come se lo stesse accarezzando di sua spontanea volontà. «Devo vomitare.» disse Changbin mettendosi una mano di fronte alla bocce, facendo ridere tutti i presenti.
Felix era felice, finalmente erano di nuovo insieme, il loro gruppo, come l'estate in cui tutto era iniziato.
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·°two shots°· // Lee Felix
Teen FictionQuel maledetto giorno ha lasciato un segno permanente, e non sto parlando delle cicatrici che ho sulla spalla