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Il rumore della porta che veniva buttata giù. Le urla. Il sangue, tanto sangue. La vista annebbiata. Le voci ovattate. La canna della pistola puntata alla fronte.

 Aileen sbarrò gli occhi con il fiato che le moriva in gola. Sentiva le guance umide per le lacrime e quella terrificante sensazione di vuoto allo stomaco. Ancora quell'incubo che la tormentava da anni. Si ascougò le guance e dopo qualche respiro si calmò. Sospirò, poi si tolse le coperte di dosso sentendo un brivido salire lungo le gambe nude. Poggiò i piedi a terra e si alzò contro voglia per poi raggiungere il bagno e farsi una doccia. Quando tornò in camera, dieci minuti dopo, era coperta solo da un accappatoio e un asciugamano per i capelli. Mentre infilava l'intimo lo sguardo le cadde sulla sveglia riposta sul comodino. Sbarrò gli occhi quando si reso conto che il suo autobus sarebbe passato tra quindici minuti. Non riuscì a fare molto per rendersi presentabile. Infilò una camicetta marroncina a maniche corte tutta stropicciata e dei jeans. Gettò l'asciugamano sul pavimento del bagno e si rassegnò a iniziare la giornata con i capelli bagnati, ricordandosi solo in quel momento che in ogni caso le avevano staccato l'elettricità. Una volta all'ingresso si infilò i suoi stivali usurati per poi prendere la borsa e sfrecciare fuori. Lasciò un post-it sulla porta dell'appartamento di fronte al suo.
"Se non mi fanno brutti scherzi stasera dovrei staccare presto. Cercherò di esserci per cena. Buona giornata"
Corse il più velocemente possibile ma proprio quando stava per arrivare alla fermata l'autobus le sfrecciò davanti. Sbuffò e, sconsolata si sedette sul muretti più vicino che trovò. Tirò fuori il telefoni dalla tasca dei pantaloni e compose il numero. Due squilli, poi rispose. «Buongiorno raggio di sole, dormito bene?» disse Seojon dall'altro capo del telefoni. «Ho perso l'autobus» disse lei in un sospiro. Si sentì una leggera risata da parte del ragazzo che Aileen decise di ignorare. «Due minuto e sono da te». Detto questo lei attaccò ed attese l'arrivo del suo amico. Quella era una delle tante volte il cui lui la veniva a prendere. Capitava spesso che lei si scegliesse tardi e che, per questo, perdesse l'autobus. Seojon le aveva sempre detto che non era un problema passare tutte le mattine per prenderla ed andare assieme in università, ma lei non voleva essere un peso.
In fondo alla strada si sentì un clacson suonare tre volte, in un attimo Aileen raggiunse la macchina e salì. «Tesoro!...bei capelli» disse lui trattenendo una risata. Lei poggiò la testa contro il finestrino e sbuffò. «Per favore, sta zitto e parti», e così l'amico fece. «Allora...quanto hai bevuto ieri?» chiesto lui continuando a guardare la strada. Lei lo guardò male «non descrivermi come un'alcolizzata, bevi più tu di me. Non sono andata a bere, comunque. Ho solo dormito male.». Da quel momento in poi non parlarono più per il resto del viaggio. Non appena parcheggiarono scesero entrambi, Aileen  risistemando le sue cose nella borsa, e Seojon si accese una sigaretta. «Che programmi hai per oggi?» chiese lui guardandola con un sorriso furbo. «Oggi dovrei finire presto, ci vediamo alla sala 4 dopo pranzo?». Lui si girò verso Aileen ed annuì contento. «Fossi in te mi sbrigherei. Non dovevi accompagnare quei ragazzi nuovi?» chiese lei continuando a cercare di dare una parvenza di ordine alla sua borsa. Seojon drizzò la schiena improvvisamente e guardò l'orologio che aveva al polso. «Aish! Sono fregato. Ci vediamo dopo!» disse correndo via. «Ei! NON PROVARE A PORTARE QUELLI NUOVI, CHIARO?» ma lui era già troppo lontano per poter rispondere. Lei sbuffò e si diresse verso l'edificio sperando profondamente che l'amico l'avesse sentita. Dei corridoi c'erano giusto quei pochi ragazzi che erano venuti troppo in anticipo per le loro lezioni e qualche ragazzo che aveva deciso all'ultimo di non entrare. A Aileen suonò il telefono, frugò un po' nella borsa poi guardò il nome scritto sullo schermo. Hae-rin. La proprietaria della libreria in cui lavoravo par time ormai da sei mesi per permettersi l'affitto. «Buongiorno Aileen. Un tuo collega Kim Hong Joong  si è ammalato, ho bisogno di un sostituto.» ci pensò un attimo, quella sera avrebbe dovuto avere il turno al ristorante e sarebbe stato meglio se si fosse riposata. Ma d'altronde erano comunque soldi extra che le avrebbero fatto comodo considerando che era in ritardo per le bollette. Sospirò e si massaggiò il collo con la mano libera continuando a procedere verso la sua classe. «A che ora devo essere li?» chiese «Dalle 17:00 alle 20:00. A dopo.» «Aspetti, ma io...» non fece in tempo a dire niente che lei le aveva già chiuso il telefono in faccia. Sbuffò stremata e cercò di risistemare il cellulare nello zaino in modo che non si graffiasse con i suo strumenti, ma per la distrazione urtò la spalla di qualcuno. Casualità volle che si girarono esattamente nello stesso momento. SI guardarono per un istante, dritto negli occhi, poi lei distolse lo sguardo imbarazzata. «Scusa.» disse lei «Oh, don't worry.» rispose il ragazzo rivolgendole un piccolo sorriso per poi andarsene. "Wow..." pensò lei rigirandosi velocemente per correre verso la sua aula. 

·°two shots°·   //   Lee FelixDove le storie prendono vita. Scoprilo ora