Era da sola, come sempre, sdraiata sul suo scomodo letto. Guardava il soffitto sporco della camera. E ci provava, ci provava con tutta se stessa, a restare ancorata al materasso.
Eppure ecco che la voce di quella stronza si faceva sempre piu' forte, ecco come le entrava dentro, nutrendosi dei suoi pensieri per fare spazio al desiderio di soddisfarla.
Non potevi capirlo nemmeno quando si alzava dal letto, faccia da poker e dritta giu' per le scale, un fulmine. In corridoio gia' iniziava a correre sul serio, il respiro subito affannato per le troppe sigarette. Le lacrime scendevano copiose, scuoteva la testa.
''Perche' mi fai questo?'' urlava piangendo.
Ormai non c'era piu' modo di fermarla.
Apri' il frigo, poi la dispenza, poi i cassetti della cucina. Tutto giu'. Senza masticare. Ingurgitava cibo come fosse il suo ossigeno.
Dopo ore era sdraiata sul pavimento, un mal di stomaco atroce, sembrava la stesse prendendo a calci da dentro. E tutte quelle calorie premevano per essere espulse.
Cosi' diede ancora ascolto a quella li', si alzo' a fatica e si diresse verso il bagno.
In ginocchio al cospetto della tazza del cesso.
''Tiralo fuori!'' gridava lei.
L'accontento', due, tre, quattro dita giu' per la gola, e poi fuori quando con violenza risaliva tutto. Ripete' l'operazione per i quaranta minuti successivi.
Ora era davanti allo specchio, il trucco colato, la gola in fiamme, la mano livida e le nocche sanguinanti, sorrise, finalmente sarebbe potuta stare di nuovo da sola, veramente da sola stavolta.
La sua testa era libera dai pensieri.
Chissa' per quanto ancora.
Sali' le scale e torno' in camera. Si accovaccio' sotto il letto e tiro' fuori la scatola dove teneva le sue cose piu' preziose. Una banconota da cinquanta, dell'erba e una confezione di lassativi.
Ne prese quattro, la dose consigliata per un'adulto era due. Poi tiro' fuori l'erba e tutto il necessario per girarsi la canna che dopo cinque minuti era tra le sue dita. Apri' la porta del terrazzo e si mise a fumare.
La gola le bruciava tantissimo. Le piaceva quella sensazione e non sapeva nemmeno perche'.
Finito di fumare si sdraio' di nuovo sul letto. Serena. Si sentiva sazia ma era vuota. In quel momento era leggera, anche se ogni giorno si faceva piu' pesante.
Mia.
Mia le stava modellando il corpo e la mente a suo piacimento. E lei non sapeva come impedirglielo. Mia era la sua migliore amica e il suo peggior incubo.
E probabilmente non si sarebbe nemmeno mai svegliata da quel sonno infernale.