21. Esplosioni

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All’alba quella sembrava una giornata come tutte le altre, ma quando, prima dell’apertura al pubblico del parco, una serie di bagni iniziò ad esplodere in ordine e a distanza di pochi secondi capirono che non sarebbe stato di certo così.
 
La mente di Will lavorò velocissima.
Seguendo quello che stava succedendo, il prossimo bagno sarebbe esploso nel giro di cinque secondi, era a diversi metri da lui, il biondo non rientrava nel raggio d’esplosione.
Ma la piccola figura li vicino si.
Era Harley, il bambino si era bloccato mezzo terrorizzato quando aveva sentito il rumore delle esplosioni, se fosse rimasto fermo in quel posto, non ne sarebbe uscito illeso.
Will non ci pensò due volte prima di correre a perdifiato nella sua direzione urlando il nome del piccolo.
Questo si girò fissandolo con gli occhi grandi, aveva uno sguardo davvero terrorizzato.
Will ebbe modo di constatarlo fissandolo per mezzo secondo, poi si gettò su di lui avvolgendolo tra le braccia e proteggendolo con il suo corpo mentre rotolavano a terra e il botto dell’esplosione gli faceva quasi perdere l’udito.
Harley tremava totalmente terrorizzato, si divincolò dalle braccia del biondo e ci riuscì abbastanza facilmente, questo perché Will era riverso a terra, gli occhi chiusi.
Harley iniziò a piangere, si sedette a cavalcioni sul suo corpo e iniziò a scuoterlo per le spalle –Svegliati! Dai svegliati!
Ma era tutto fiato sprecato, Will restava totalmente immobile a terra.
 
-Annabeth!- Urlò Percy correndo verso di lei quando la vide a terra.
La ragazza si trovava nelle vicinanze di uno dei bagni, stava tossendo per il fumo nero che gli stava riempiendo i polmoni, ma non riusciva ad alzarsi e a spostarsi di li, tremava sulle ginocchia.
Quando il ragazzo gli fu vicino lei alzò lo sguardo su di lui, uno sguardo che esprimeva tutto il dolore che stava provando –Il piede- mormorò.
Percy spostò lo sguardo e notò subito la caviglia rossa e gonfia, forse era anche rotta.
-Andiamo, per prima cosa dobbiamo allontanarci da qui- detto questo se la prese in braccio come se non pesasse nulla.
Annabeth si aggrappò a lui, strinse le braccia intorno al suo collo, Percy sentiva il suo respiro sempre più veloce e i sussulti per quando la faceva muovere troppo nella corsa.
-Andrà tutto bene- si ritrovò a mormorare più volte senza neanche rendersene conto.
La portò dentro, in una dei ristoranti il più lontano possibile dai bagni esplosi, la fece sedere delicatamente su una sedia, anche se alla ragazza sfuggì un singulto.
Percy si morse il labbro, vedeva che stava diventando sempre più pallida.
-Aspetta qui. Vado a cercare aiuto.
Fece per andarsene, ma lei gli bloccò il braccio con la mano.
Quando il moro si girò per chiedere quale fosse il problema, le parole gli morirono in bocca vedendo il suo sguardo terrorizzato.
-Ehy…- mormorò inginocchiandosi per essere alla sua stessa altezza –Sta tranquilla, okay? Andrà bene, ce la caveremo come sempre, non mi succederà nulla, torno subito- Le accarezzò lentamente una guancia spostandole le ciocche che le erano sfuggite dalla coda –E non permetterò che succeda nulla soprattutto a te, ti amo… Fidati di me, okay?
Annabeth annuì, Percy le sorrise, aveva fatto più passi avanti in quei pochi minuti che nei mesi da quando era iniziato tutto.
 
Harley si alzò tremante dal corpo del suo salvatore e, vedendo tutto sfocato per via delle lacrime, iniziò a correre per chiedere aiuto.
C’erano un sacco di persone che correvano per il parco, tutti in direzione delle esplosioni, c’era chi chiedeva rinforzi parlando nei propri auricolari e chi organizzava squadre per spegnere in fretta gli incendi che si erano creati.
Nessuno faceva caso a quel bambino.
Poi intravide una figura nera ferma in mezzo a una delle strade, si guardava intorno come se stesse cercando qualcuno.
Per Harley era l’unica possibilità di trovare un aiuto, così gli corse incontro attaccandosi alla sua maglietta nera.
Nico sussultò, non era abituato a tutto quel contatto fisico soprattutto da parte di un bambino.
Quando notò il suo viso pieno di lacrime però provò a chiedere se si fosse fatto male essendo quasi sicuramente stato nelle vicinanze di una qualche esplosione, guardandolo bene notò infatti che era abbastanza sporco e aveva un ginocchio sbucciato, come se si fosse rotolato a terra.
Ma Harley gli impedì anche solo di iniziare una domanda, sempre trattenendolo per la maglietta iniziò a tirarlo farfugliando –Corri, lui non si alza più!
Nico capì la gravità della situazione e gli corse dietro –Lui chi?
Il bambino sembrò non sentirlo e semplicemente continuò il suo monologo farfugliato –Mi ha salvato! E ora non si alza più! E’ tutta colpa mia!
Nico avrebbe voluto dirgli qualcosa che lo avrebbe, anche solo per un minimo, calmato. Ma le parole gli morirono in gola quando vide la bionda figura riversa a terra.
-Will- semplicemente sussurrò, poi corse ancora più veloce per raggiungerlo in fretta.
Si gettò in  ginocchio al suo fianco e subito gli tastò il collo, sospirando di sollievo quando sentì il suo cuore battere.
-E’ vivo- annunciò al bambino dietro di lui che sentiva singhiozzare.
-Perché non si sveglia?- chiese allora lui con voce piagnucolante.
Nico si morse un labbro, non lo sapeva e in quel momento avrebbe solo voluto urlare, si sentiva malissimo a vederlo riverso a terra in quel modo. Ma doveva restare lucido, soprattutto davanti al bambino.
-Harley, vai a prendere dell’acqua fredda. Io lo sposto da qui.
Il bambino annuì e corse via facendo il suo dovere, Nico afferrò il biondo e in qualche modo cercò di spostarlo, per allontanarlo dal bagno in fiamme.
Non si spostarono di molto, ma non era più in mezzo alla strada e non furono travolti dal gruppo di persone che stava correndo a spegnare l’incendio.
Nico lo fece sdraiare sull’erba ai lati delle strade, sotto l’ombra di un albero, aveva già preso troppo calore per quel giorno.
-Dai Will…- sussurrò chinandosi su di lui, con una mano gli accarezzo i capelli, con l’altra controllò il suo respiro poggiandogli il dito sotto il naso –Non fare scherzi…
Il bambino tornò sempre di corsa, aveva in mano un bottiglietta d’acqua ghiacciata di mezzo litro.
Nico l’afferro al volo e l’aprì in fretta, gettandogli metà del contenuto sul viso.
Non era pratico di primo soccorso, ma pensò che magari l’acqua fredda gli avrebbe fatto bene dopo tutto quel calore.
Ma inizialmente non successe nulla, Harley continuava a piangere tirando su con il naso sempre più frequentemente e Nico stava per avere un attacco di panico. Perché diavolo non si svegliava?
Stava per dire ad Harley di correre a chiamare qualcuno più competente di lui, quando un leggero tremolio alle palpebre attirò la sua attenzione.
Dopo qualche secondo gli occhi di Will si aprirono lentamente.
-Nico?- Domandò mettendo a fuoco la prima figura che gli si parò davanti agli occhi.
Il diretto interessato per poco non scoppiò a piangere dal sollievo.
Ma mantenne il suo sguardo quasi impassibile e, mettendogli una mano dietro la nuca, lo aiutò a tirarsi leggermente su, quel tanto che bastava per farlo bere senza soffocare.
Will accettò più che volentieri quell’acqua fresca e ne prese tre grosse sorsate prima che gli tornassero in mente gli ultimi avvenimenti che erano successi.
Allontanò di scatto la bottiglietta di plastica e quasi urlò –Harley!?
Nico lo calmò subito –Sta bene, è tutto intero grazie a te.
E si spostò dalla sua visuale per mostrargli il bambino che non si era mosso neanche di un centimetro da quando gli aveva portato la bottiglietta.
Gli occhi piedi di lacrime, i singhiozzi silenziosi e le mani che continuava a tormentarsi la maglietta sporca di terra.
Will si aprì in un enorme sorriso e mormorò –Sono così felice che tu stia bene!
E quella frase fu il punto di rottura del bambino.
Gli salto addosso stringendolo fortissimo e aggrappandosi alla sua schiena, lasciando liberi i suoi singhiozzi e il suo pianto rumoroso. Senza più trattenersi.
-Sei… Sei un eroe!- Urlò il bambino dando inizio al suo monologo –Mi dispiace tanto! Io non ti ho mai odiato! Non volevo dirti tutte quelle cose, non è vero che sei insopportabile e che nessuno vuole stare con te! Scusa! Sei buono e speciale- tirò su con il naso e alzò i suoi enormi occhioni pieni di lacrime su quelli blu del ragazzo –Non smettere di volermi bene, non volevo dirti quelle cose…
L’ultima frase si perse in un mormorio.
Anche gli occhi di Will ormai erano pieni di lacrime, Nico però era certo che fossero lacrime di gioia.
-Shss… Va tutto bene piccolo- sussurrò mentre lo teneva stretto a se –Non ti ho mai odiato.
Harley tirò rumorosamente su con il naso –Davvero?
-Davvero.
Il bambino rimase attaccato al suo eroe per un altro po’, mentre Will alzava lo sguardo e lo puntava su Nico. Avvicinò anche una mano a lui.
Nico distolse lo sguardo, ma l’afferrò intrecciando le loro dita, poi borbottò –Mi hai fatto preoccupare. Non farlo mai più.
Will, semplicemente, si aprì in un sorriso.
 
La ragazza correva disperata, non riusciva a trovarlo.
Tutto il parco era pieno di persone che cercavano di aiutare in qualche modo, che cercavano le persone care e che non facevano altro che correre e urlare, il fumo nero inoltre non aiutava alla causa.
Urlava il suo nome con disperazione, non poteva essergli successo qualcosa, non di nuovo.
Non l’avrebbe sopportato.
Aprì la bocca per urlare nuovamente il suo nome, ma questa gli fu tappata da una presa forte e salda, l’altro braccio di questa persona la tenne stretta per la vita, stringendole la pancia.
La ragazza fece un mugolio soffocato per il dolore, poi cercò di liberarsi combattendo.
Gli fu impossibile quando un nuovo uomo le spuntò davanti, non aveva mai visto il suo volto.
La colpì subito alla testa, la ragazza non vide con cosa, non provò neanche dolore, perché tutto divenne subito nero.

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