Timidezza: segno particolare o un insicurezza da evitare?
destinazione editoriale: giornalino scolastico"Desiderai che non mi vedessero Che non si conoscesse la mia presenza. [...] non volli parlare perché non potessero riconoscere la mia voce non volli vedere perché non mi vedessero. Camminando, mi strinsi contro il muro come un'ombra che scivola via. Mi sarei vestito di tegole rosse, di fumo Per restare li ma invisibile" così Pablo Neruda ci descrive la timidezza. Questo strano sentimento, considerato spesso come un mostro, una malattia quasi, è legato strettamente all'insicurezza, alla paura di se stessi, infatti, le persone più spavalde e fiduciose delle proprie qualità, quasi il 60% della popolazione italiana, non sono affette da questo 'problema'. Il termine 'timidezza' secondo alcuni studiosi deriva da 'timere' -temere-, altri, invece, dal greco 'thimè' -venerazione- quasi come se risultasse da una mutazione del senso di stima; potremmo considerarla quindi come un eccesso di autoprotezione, una paura di esporsi agli altri e una persona timida si riconosce facilmente: è impacciato, parla solo se necessario, o se interpellato perché teme le possibili critiche di chi lo ascolta; ha perennemente paura di offendere o disturbare chi lo circonda; ha una visione pessimistica delle cose; ha paura di mettersi in cattiva luce quindi rimane sempre nell'ombra. Un esempio di un tipo timido è quella signora che pur di non disturbare la commessa cerca da sola la taglia giusta dell'abito che le piace tanto, è quel ragazzo che alle feste si siede in un angolo aspettando invano che qualcuno si accorga della sua esistenza, oppure quel bimbo che in silenzio abbassa gli occhi pieni di piccole lacrime pronte a scivolare via quando gli viene strappato il suo giocattolo preferito dalle sue mani paffute.
Il timido vede chiunque come un professore severo che non aspetta altro di scrivere sul suo registro un bel 'INSUFFICIENTE'; come un invasore che ferirà inevitabilmente il suo mondo interiore.
Qualunque gesto o parola pronunciata da chi circonda una persona timida, quest'ultima la considera come un'offesa verso se stesso, scatenando il temuto rossore (a livello fisico) e una serie di complessi e film mentali da vincere oscar, grammy e tutti gli altri premi cinematografici (a livello psicologico).
Essere timido è una scelta? No, e per combatterla serve, in primis, conoscere le cause che producono questa sottovalutazione di se stessi. Le origini possono essere di vario tipo, da un difetto estetico (per esempio qualche chilo di troppo, la necessità di usare occhiali o un apparecchio per i denti, avere un naso aquilino) a un fattore genetico (per esempio se cresciuto da genitori anch'essi insicuri e goffi), una sopravvalutazione degli altri (complesso di inferiorità) o anche a una presenza troppo marcata e severa dei genitori ( i quali, così facendo, limitano l'autonomia del figlio), un altro fattore riguardante sempre la sfera strettamente familiare è un'analisi delle carezze-positive (molti genitori non riescono a lodare i figli se compiono un loro diritto o piacere, anzi al contrario se sbagliano vengono anche giudicati e magari puniti, determinanti possono anche essere alcune esperienze negative.
Essere timidi è quindi una caratteristica con cui si nasce? Ancora una volta la risposta è negativa. Certo, una persona potrebbe essere nata riservata, se così possiamo definire questa caratteristica, ma è un caso raro. Non c'è un età stabilità ma la maggior parte delle persone si 'ammalano' da bambini, infatti ci sono persone che fin dalla tenera età sono in imbarazzo nel sentirsi il centro dell'attenzione: si incomincia presto a dare molta attenzione alle proprie reazioni e a quelle altrui, a dipendere dagli altri più che a se stessi, ad accontentarsi, ad andare contro i propri principi morali pur di sentirsi accettati perché è anche questa la timidezza la paura di essere esclusi.
E' come un evoluzione; il timido, per esempio, alle scuole elementari si sente a disagio nel recitare la poesia di natale davanti a tutti i genitori, alle medie si vergogna di chiedere chiarimenti su un concetto per lui non ancora chiaro, dalle superiori in poi con i corsi pomeridiani, le feste, le uscite di sabato in cui sono presenti anche amici di amici estroversi che chiacchierano e scherzano come se non ci fosse un domani mentre il ragazzo insicuro cerca di versarsi un po' di Coca-Cola nel bicchiere col le mani che tremano per il timore di fare una brutta figura rovesciando la bevanda o facendo cadere il bicchiere, anche nell'età adulta riscontriamo atteggiamenti timidi da parte di qualche lavoratore, per esempio a una domanda posta da un superiore e di cui non si sa la risposta una persona sicura di se riesce a rispondere con un "non lo so" senza sentirsi in colpa o preoccupati per le conseguenze, questo perché ci vuole coraggio e sicurezza per ammettere di non conoscere qualcosa, un timido al contrario se riesce a emettere qualche strano verso già è molto.
Si può combattere la timidezza? E' tanto difficile quanto nella filosofia epicurea è ostico diventare un saggio raggiungendo una condizione di ataraxia: complicato ma non impossibile. Anche perché solo la nascita non si può cambiare, il resto può mutare da un momento all'altro. Sarebbe perfetto se esistesse un vaccino per prevenire questa 'malattia'. Il vaccino, infatti, è iniettare l'agente patogeno nelle vene per far ammalare l'individuo con una forma attenuata della malattia, sicché si creino degli anticorpi che in futuro possono combattere la vera e propria malattia. Si dovrebbe quindi inserire nel sangue una buona dose di autostima, perché essere sicuri di se, volersi bene è l'unico modo per combattere il mostro della timidezza e per piacere agli altri, perché tutti vogliamo essere apprezzati alla fine, "noi siamo per gli altri ciò che ci manifestiamo", è come un commerciante che per vendere deve essere sicuro lui stesso per primo del valore della propria merce. Non si deve, però, degenerare nella presunzione, la giusta dimensione sarebbe una sicurezza di se e delle proprie capacità e una conoscenza dei limiti individuali.
Qualcuno potrebbe pensare che la timidezza sia una qualità, una caratteristica da apprezzare, un tesoro da mostrare solo a pochi eletti , molti ripetono "quant'è carina tua figlia, così dolce e timida", "oh quella ragazza si dovrebbe prendere come modello, dove la lasci lì la ritrovi", o "meglio essere timidi, stai sempre in silenzio e nessuno ti odia", invece è solo un'apparente segno particolare.
Meglio essere sinceri e magari considerati maligni che essere invisibili, sì perché una persona timida non è quasi mai considerata, per dirla come una persona ottimista sull'argomento: la sua luce è oscurata dalla brillantezza, anche finta, delle altre stelle.
Secondo molti scrittori la timidezza è positiva, ricordiamo le parole di E. Hemingway "Sorrise come soltanto i veri timidi sanno sorridere. Non era la risata facile dell'ottimista né il rapido sorrido tagliente dei testardi [...]. Non aveva niente a che fare col sorriso equilibrato [...]. Era il sorriso strano, inconsueto, che sorge, dall'abisso profondo, buio, più profondo di un pozzo, profondo come una miniera profonda, che è dentro di loro.", ed è un pensiero nobile e in parte veritiero. Infatti raramente la timidezza non è un problema, in questi casi favorisce l'intelligenza e la preparazione a possibili critiche. Per esempio molti genitori direbbero che questo sentimento è positivo perché mantiene al sicuro i propri figli dalle amicizie sbagliate e dal frequentare brutti ambienti, ma non è cosi, una delle numerose dimostrazioni la troviamo nel libro 'Cercando Alaska' di John Green, nel quale il protagonista, un timido cronico, pur essendosi promesso di andare al college senza combinare guai, conosce due ragazzi, il Colonnello e Alaska, che lo trasporteranno in un'avventura non del tutto tranquilla.
Considerando quindi questo sentimento in generale si può notare la sua influenza negativa sulla maggior parte delle persone che sono indotte a reprimere i propri pensieri a favore delle opinioni di coloro che valgono di più, o più correttamente di quelle persone che hanno più sicurezza di se.
In conclusione, la timidezza è un qualcosa che impedisce, alle persone assediate da questo 'mostro', di godere delle meravigliose opportunità che offre la vita; possiamo considerarla come una gabbia dalle pareti trasparenti che ti permette vedere ciò che fanno le persone, senza poter partecipare; è come essere bloccati al centro di Times Square con i piedi incollati alla strada e percepire il rapido trascorrere del tempo, come nelle scene dei film quando mandiamo avanti velocemente le immagini; è quando si vorrebbe urlare al mondo i propri sentimenti ma le parole muoiono nella gola.
La timidezza non deriva da nessuna parola antica, è solo una parola inventata per alleggerire la mancanza di fiducia in se stessi.
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Timidezza.
Short Storysegno particolare o un insicurezza da evitare? - Al liceo la mia professoressa di italiano ci diede come compito un saggio breve su un tema a nostra scelta, bè questo è il mio e vorrei qualche opinione.. xoxo -