Ero già sveglia, fissavo il soffitto, mi capitava sempre, mi svegliavo poco prima che la sveglia del telefono si azionasse. Ecco. Dopo poco sentí partire dal telefono "Follow me down" dei The Pretty Reckless, la sveglia. Mi alzai di scatto, allungai una mano sul comodino, presi il telefono, pigiai un po' ovunque, nella speranza di azzeccare il punto giusto. Dopo qualche tentativo ci riuscí. Ricaddi sul letto, a braccia aperte, respirai, cercando di far ossigenare il piú possibile i miei polmoni, mi stropicciai gli occhi, ero ancora in un mare di sudore, cosí mi alzai, e decisi di farmi una doccia, mentre mi lavavo sentivo l'intera playlist dei "The Pretty Reckless" e canticchiavo, sentivo l'odore del balsamo al cocco avvolgermi, mi strecciavo i capelli, il mio corpo era coperto da bollicine trasparenti con sfumature variopinte, che io ogni tanto, mi divertivo a prendere in mano e soffiare in aria, che poi andavano contro il getto d'acqua e esplodevano, creando milioni di piccole goccioline, simili a diamantini. Dopo poco uscí dalla doccia, tutta profumata, mi avvolsi nel mio accappatoio nero, mi misi le ciabatte rosa e andai in camera, ero in perfetto orario. Mi misi i pantaloni in pelle nera, abbinati al intimo in pizzo nero, una maglia verde sgargiante, e il mio giacchettino in pelle. Infilai i miei stivali, salutai mamma e papà e uscí di casa, frugai un po' nelle tasche del giacchetto, presi le cuffiette, e mi misi a sentire la musica, dopo poco arrivò il pullman, salí, mi attaccai al palo gelido per non cadere in terra, sul pullman erano presenti varie persone, tre posti a sedere erano liberi, ma io preferivo stare in piedi, mi piaceva di piú. Dopo un po' arrivai a scuola, un enorme cancello verde sbiadito separava la scuola dal resto del mondo, la scuola era un grosso edificio a quattro piani, color grigio sbiadito, su alcuni lati erano presenti dei murales, che i piú ribelli si erano divertiti a fare.
La scuola era circondata da un prato, verde, ben curato, con qualche albero, ci permettevano di uscire per ricreazione. Una stradina in breccino bianco guidava fino la porta, in legno, della scuola, stavo per svoltare l'angolo, e arrivare difronte il cancello verde, quando sentí qualcuno afferrarmi per un braccio, tirarmi indierto, e tapparmi la bocca per non urlare, studiai per pochi secondi la mano... Mh... Dita lunghe, smalto fuxia, anellino con una piccola pietrina blu sul dito medio... Evelyn, mi girai e le sorrisi, già capí cosa aveva in mente, cosí le dissi «Sei incorreggibile! Mando un messaggio a Nash e Lucas, gli chiedo se vengono con noi» Eh già, avremmo fatto salina, Lucas era il miglior amico di Evelyn, non che suo scopa amico... Era simpatico, alto, addominali, occhi marroni, capelli biondo scuro. Noi quattro eravamo tra i piú ribelli della scuola, o almeno così eravamo definiti. Dopo poco ci raggiungero, Nash baciò me.
Lucas Evelyn, non erano fidanzati, ma si comportavano come tali, solo che lei se andava ai party senza lui... Beh... Si faceva quasi tutti, e lui si ingelosiva. Cosí andammo in centro, prima un po' di shopping, poi andammo alla yogurteria, e facemmo colazione. Lucas accese una sigaretta, la passò ad Evelyn, lei la passò a me, e io successivamente a Nash che stranamente rifiutò.Erano già le 11 cosí ci avviammo nel nostro "posto segreto" vicino il centro c'era un vecchio manicomio, era grande, ma non metteva paura, il palazzo era celestino chiaro, alcune finestre erano rotte, e il vento entrava, producendo degli ululati, che a noi non facevano paura, a noi piacevano, ci arrampicammo sull' edera, vecchia, che ricopriva quasi interamente il manicomio, arrivammo al primo piano, era abbastanza facile arrivarci se ci si arrampiacava, era basso, entrammo nella finestra ormai rotta di una stanzetta, uscendo da li e percorrendo un corridoio pieno di vetri, sigarette, scritte e vecchi oggetti raggiungemmo una scalinata, era in condizioni pessime, ma era meglio arrivare al quinto piano, nonché il penultimo, attraverso le scale... Che scalando l'edera.
Ed eccolo, il quinto piano. Superammo tre stanzette, entrammo nella quarta.
"casa" ecco cos'era per noi quella stanza, non tanto grande, c'erano 3 lettini, un tavolino e delle sedie, Evelyn prese la mano di Lucas e disse «Noi andiamo ad esplorare un po' le stanze che non abbiamo ancora visto, venite con noi?» Mi buttai su un lettino cigolante e dissi «No, io sto un po' qua» Nash mi guardo, facendomi capire che sarebbe rimasto con me, e disse «Io rimango con lei» Dopo poco Evelyn e Lucas uscirono, lo guardai con un sorrisetto malizioso, e lui capí, mi sfilò i vestiti, io li sfilai a lui, si mise sopra di me, gli cinsi le mie braccia alla sua schiena, e facemmo l'amore. Lo sentivo affondare le sue mani nelle mie.
Dio, era davvero bellissimo.Finito tutto ci mettemmo l'intimo e io mi stesi sopra lui, tanto Lucas e Evelyn erano abituati a vederci cosí.
Afferrò il lembo di una coperta e con uno strattone coprí entrambi. Ci addormentammo cosí, abbracciati, sussurrandoci cose dolci. Quando Evelyn e Lucas ci svegliarono ci rivestimmo, ci baciammo un pochino e andammo ognuno verso casa propria. Stavo camminando lungo la recinzione di varie case, e facevo scorrere le dita da un paletto all'altro. Quandò il telefono mi squillò, era un messaggio, da un numero privato... "Non ti fanno male le dita dopo un po'!?" Mi guardai intorno, qualcuno mi spiava... cosí risposi "1 no. 2 Chi sei?" non feci in tempo a inviare il messaggio che mi arrivò un altro suo messaggio "Ah... Strano che non ti fanno male, ogni volta che lo facevo sentivo del dolore, dopo un po'" Iniziai a tremare, non vedevo nessuno intorno me, sentí una mano gelida afferrarmi una spalla, ma non vidi nessuno, feci finta di niente, ma mi arrivò un altro messaggio "Non puoi ignorarmi" Spensi il telefono, e mi misi a correre, presi il pullman e tornai a casa. Accesi il telefono, volevo inviare la conversazione a Nash, ma l'intera chat si era eliminata.
~~~~~spazio autrice~~~~
Heyyy, lettori e lettrici! Vi piace la storia?¿? Commentate in tanti, ora vado ad un compleanno, ciaoooo♥ :*
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Goodnight, my dear.
TerrorMi ritrovavo sempre nel solito bosco, era inquietante, non ne trovavo l'uscita, e non sapevo neppure che strada avevo percorso per entrarci.