Capitolo 9
Marinette si svegliò di soprassalto. Si sentì immediatamente colpita da un fortissimo mal di testa che la costrinse a stendersi di nuovo. La luce che filtrava dalle finestre le stava dando troppo fastidio e faticava ad aprire le palpebre.
Ancora assonnata iniziò a massaggiarsi la fronte. Non riusciva a trovare pace, le tempie le pulsavano e la bocca era secca e impastata. Si sentiva uno straccio. Meglio provare a riprendere nuovamente sonno, si stropicciò insonnolita gli occhi e fece un lungo sbadiglio. Si stese e si accovacciò in posizione fetale.
Però…mmm…che piacevole tepore sotto le coperte, e come profumavano di pulito. Si stiracchiò lentamente e si accoccolò per sentire meglio quel dolce calore sulla schiena. Che piacevole sensazione, adorava il dormiveglia soprattutto quando non si sentiva così mal ridotta. Era il momento della giornata che preferiva di più.
Crogiolarsi nel letto ancora un po' sognante e ancora lontana dalla realtà quotidiana.
Il tempo non era scandito e lei si sentiva leggera e sospesa tra i suoi pensieri e i suoi desideri.
Ora che ci prestava attenzione, la notte scorsa aveva fatto proprio uno strano sogno.
Ovviamente il protagonista indiscusso delle sue fantasie era Adrien!
Le capitava spesso di sognare il modello, di baciarlo, di stringerlo fra le sue braccia e di farlo capitolare ai suoi piedi. Ma questa volta si era proprio superata! Aveva fantasticato che Adrien le confidasse inconsapevolmente di essere Chat Noir e aveva sovrapposto più volte l’immagine del suo partner a quella del suo adorato mentre baciava e toccava con avidità proprio quest’ultimo. Ah…che momenti spettacolari aveva sognato, le erano sembrati così tremendamente e pericolosamente veri!
All’improvviso Marinette sgranò gli occhi. Si guardò intorno…un momento…quella non era la sua camera, non era sdraiata sul suo letto e quella riversa per terra era senza dubbio una bottiglia di Tequila.
Impietrita iniziò a collegare pian piano tutto: il temporale, il blackout, l’invito a passare la notte a casa Agreste, il gioco, l’alcol e ancora altro alcol.
Deglutì con fatica scansò lievemente le coperte e guardò verso il basso: un aitante, saldo braccio le stava cingendo il ventre e un respiro regolare le stava solleticando i capelli, oh cielo! Il piacevole calore era Adrien!
Si tappò la bocca con la mano per frenare un urlo e un flashback la colpì improvvisamente.
Baci infuocati e roventi, mani ardenti e vogliose: era tutto vero!!
E ad un certo punto non l’aveva anche chiamata…Mylady?
Strinse gli occhi per voler ricordare meglio, non ne era affatto sicura. Caspita aveva bevuto talmente tanto che non riusciva a capire dove finisse la realtà ed iniziasse il sogno.
Poco ma sicuro, ora come ora non poteva più restare lì, no no troppo imbarazzo.
Non aveva il coraggio di guardare negli occhi Adrien dopo tutto quello che era o non era successo e farsi trovare in quello stato. Aveva bisogno di un’aspirina, di una doccia e di schiarirsi le idee.
Prudentemente si liberò dalla presa, sgusciò fuori dal letto e lentamente attraversò la stanza. Si diresse verso il bagno e chiuse dietro di sé la porta. Piano iniziò a chiamare la sua kwami sicura che era nei paraggi ben nascosta. “Ehi Tikki…Tikki…dove sei?”
La piccola coccinella apparì prontamente e si avvicinò alla sua portatrice.
“Buongiorno mia cara!”
“Shhhhh…non urlare…mi scoppia la testa e potremmo svegliare Adrien!”
Tikki le sorrise e candidamente le fece notare che stavano entrambe sussurrando.
“Oh…ok…sai per caso che ore sono?”
“Direi più o meno le 6 del mattino. Non torni a dormire?”
Marinette scosse la testa risoluta “No torniamo a casa io e te, nel…nostro modo!”
Bloccò la sua kwami che stava per replicare alzando entrambe le mani in preghiera.
“Sì lo so, è pericoloso. Qualcuno potrebbe scoprirmi o vedermi ma ho davvero…davvero bisogno di andare via. Ti prego Tikki, non mi giudicare.”
Tikki le fece una leggera carezza sulla guancia e le indicò un ripiano del bagno.
“Va bene, per questa volta acconsento, prima cambiati però.”
“Ma che ci fanno qui i miei vestiti e il mio cellulare? Ero sicura di non avere il cambio con me ieri sera, e neanche il telefono…ma quanto ho bevuto?”
“Calma Marinette, sono stati Kagami e Luka a portarti la tua roba, hanno aspettato che Natalie finisse il giro e sono entrati piano in camera. Tu e Adrien stavate già dormendo da un pezzo.”
Marinette avvampò ed abbassò lo sguardo, quindi Tikki aveva visto e sentito tutto.
Magari sapeva anche qualcosa di più, qualcosa che le stava torturando la mente. Avrebbe sicuramente chiesto spiegazioni ma ora non c’era tempo per i chiarimenti, meglio non affrontare l’argomento adesso.
Tikki sembrò leggerla nel pensiero, oramai dopo anni la conosceva come le sue tasche.
“Se vuoi parliamo a casa con calma Marinette, lo sai io ci sarò sempre per te!”
La corvina annuì grata alla sua kwami, si cambiò il più velocemente possibile e si trasformò.
Aprì la finestra del bagno per uscire di corsa ma si bloccò.
Non poteva assolutamente scappare senza avvisare in qualche modo. Gli altri si sarebbero posti sicuramente delle domande. Essere Ladybug le dava adesso maggiore lucidità, sicurezza, disinvoltura e idee.
Tornò nella camera dove Adrien stava dormendo e cercò un post-it, scrisse al volo due righe spiegando che aveva un urgente impegno e che approfittando del bel tempo era tornata a casa da sola.
Si voltò verso il modello e si lasciò scappare un sorriso ebete ed un lungo sospiro.
Ahhh…era proprio affascinante e attraente Adrien, anche così profondamente abbandonato al sonno.
La corvina era estremamente confusa e turbata su cosa fosse successo la notte passata ma di una cosa era certa: si sentiva inevitabilmente attratta da lui come una calamita.
Senza pensare prese il biglietto, lo piegò e lo poggiò delicatamente sul cuscino vicino a dove stava beatamente dormendo Adrien.
Si fermò un attimo ad ammirarlo, poi gli fece una dolce carezza e gli lasciò un bacio sulla fronte.
Il respiro le si bloccò all’improvviso in gola.
Adrien le aveva afferrato un braccio, l’aveva tirata a sé e le stava strofinando il naso sul collo.
“Mmm…Buongiorno Mari...L…Lady…Ladybug?”
La supereroina divenne una statua e strinse gli occhi, Adrien aveva un occhio aperto ed uno chiuso ed aveva ripreso un respiro regolare. Ladybug si distaccò un poco dalla presa e lo vide ancora mezzo addormentato.
Doveva sperare di non svegliarlo del tutto altrimenti era la fine. Che scusa avrebbe inventato?
Sfruttò il dormiveglia del biondo e gli lasciò un bacio a fior di labbra.
“Shhh…sì sono io…ma ora torna a dormire…altrimenti come fai a continuare questo bellissimo sogno?”
Un sorriso soddisfatto si distese sul viso di Adrien che chiuse definitivamente gli occhi e si girò dall’altra parte.
Ladybug fece un grosso sospiro di sollievo: era proprio arrivato il momento di lasciare quella casa.
Degli strani rumori provenienti dal corridoio attirarono la sua attenzione, chi poteva essere sveglio a quell’ora del mattino e aggirarsi per casa? E se fosse un ladro? Meglio controllare…per fortuna stava vestendo i panni della giustizia. Se ci fosse stata necessità di intervenire era pronta.
Si affacciò con attenzione fuori dalla porta e si sporse quel poco per vedere meglio.
L’ultima porta in fondo sulla sinistra era semiaperta. Stava per andare a controllare quando scorse la figura di Gabriel Agreste uscire da quella stanza. Indossava un pigiama semplice di raso ed aveva una vestaglia da notte aperta.
Cosa stava facendo? Rideva? E perché avanzava e indietreggiava dietro quella porta?
D’un tratto vide un braccio spingerlo via e poi la silhouette di Nathalie in babydoll tappargli la bocca con un bacio.
Si stavano divorando l’uno tra le braccia dell’altro ed avevano un’aria così felice e spensierata.
Vide Nathalie far segno al suo capo di fare silenzio ed entrambi si guardarono intorno circospetti.
Ladybug si nascose immediatamente e sentendo ancora delle leggere risa capì di non essere stata scoperta.
Quindi quei due avevano una storia? Che romantico! A giudicare dalle circostanze si direbbe che al momento non doveva essere rivelata. Beh per fortuna è stata lei a scoprirli e non il figlio o peggio ancora Alya.
Era davvero ora di togliere il disturbo, con questo episodio aveva concluso una notte a dir poco indimenticabile.
Chiuse la porta senza fare rumore, si voltò per raggiungere il bagno e ancora una volta qualcosa la trattenne nell’andare via. Notò il pianoforte tanto amato da Adrien che troneggiava al centro della camera.
Cautamente si avvicinò e sfiorò il lucido legno nero.
Chiuse per un attimo gli occhi e s’immaginò Adrien intento a suonarlo, malinconico e nostalgico.
Una nota scritta a matita sul fondo dello spartito aperto catturò il suo interesse.
-Attento al secondo passaggio e non dimenticare di divertiti. Ti voglio bene, la tua mamma.-
Che tenerezza, le si strinse il cuore. Ad Adrien mancava molto la madre, quello era un evidente modo per sentirla ancora vicina. Per un attimo pensò anche di detrasformarsi e tornare sotto le coperte per abbracciarlo forte.
Non capiva nulla di musica, ma voleva sapere quale testo fosse. Forse sfogliando lo spartito avrebbe trovato il titolo di quel brano tanto caro al suo modello preferito. Sì eccolo! Si trattava della Sonata in Do di Mozart.
Chat Noir!
****
Adrien si rigirò nel letto, sbuffò, agguantò il cuscino e vi si nascose dentro.
Cos’era quel continuo fastidio che sentiva sul viso? Non poteva essere semplicemente lasciato in pace?
Accidenti che mal di testa acuto!
Nino roteò gli occhi al cielo, si scambiò un’occhiata di intesa con Luka e continuò imperterrito a punzecchiargli una guancia. Niente, il suo amico non aveva proprio alcuna intenzione di svegliarsi.
Si chinò vicino al suo orecchio ed iniziò a bisbigliare.
“Bro…amico…sveglia!”
Adrien strizzò gli occhi ed alzò la mano per scacciare quella presenza ingombrante vicino a lui.
“Shhh…non urlare…io sto male!”
I due ragazzi risero di gusto.
“Ci credo Bro che stai male…ieri sera ti sei trangugiato un quintale di alcol!”
Il chitarrista si avvicinò premuroso con del paracetamolo.
“Adrien…sono Luka, tieni prendi questo…”
Il modello si tirò su a fatica e fissò intontito il bicchiere che Luka gli stava porgendo.
“E’ un’aspirina, amico. Ti farà stare sicuramente meglio!”
Poco convinto il modello ingoiò il tutto in un fiato e ringraziò gli amici. Lentamente si guardò in giro spaesato.
Luka si sedette vicino a lui e gli mise una mano sulla spalla.
“Questa è la tua stanza, noi abbiamo passato la notte da te a causa del mal tempo e ora sono le dieci di mattina. Alya e Kagami stanno facendo colazione mentre io e Nino ci siamo offerti volontari per venire a svegliare te e Marinette, pensa se Nathalie ti avesse visto così.”
Adrien guardò il suo letto, la stanza e buttò un occhio anche verso la porta del bagno.
“No Bro…Marinette non c’è. E’ già andata via. Ha lasciato questo.”
Nino gli mostrò il biglietto, si sistemò gli occhiali e lo prese un po' in giro.
“Che delusione! E pensare che io e Luka speravamo di trovarvi mezzi nudi avvinghiati sotto le coperte!”
Adrien lanciò un’occhiataccia all’amico e gli tirò il cuscino. Lesse velocemente il biglietto e lo accartocciò.
Si alzò, la testa aveva smesso di girargli e si sentiva molto meglio. Aveva bisogno di restare un attimo da solo ed immagazzinare tutte le informazioni ricevute appena sveglio.
“Vado a farmi una doccia e scendo. Datemi 10 minuti, ci vediamo giù. Ah voi due…voglio ogni singolo dettaglio della vostra notte!”
Luka e Nino sorrisero beati, annuirono e gli lasciarono un po' di meritata privacy.
“A dopo Bro!”
Adrien si chiuse la porta del bagno alle sue spalle, serrò gli occhi e tirò indietro la testa.
Quanto aveva bevuto? Che assurda notte aveva passato? Ma soprattutto perché la finestra era aperta?
Aveva dei ricordi molto sfuocati e poco chiari: i suoi amici, il gioco proposto da Alya, Marinette e…Ladybug?
Nelle sue reminiscenze c’era anche lei! Era talmente devastato dalla sbornia che quella mattina l’aveva addirittura sognata sul suo letto chinata sopra di lui.
Scosse la testa confuso, no c’era qualcosa che non gli tornava. Forse era il caso di prepararsi e non pensarci troppo.
Si stiracchiò e automaticamente accese il getto della doccia.
Con un rapido gesto si levò la maglietta, l’appallottolò e la lanciò verso il cesto della biancheria.
Ecco! Aveva sbagliato mira, qualsiasi cosa fosse successa poche ore prima l’aveva proprio messo ko.
Si avvicinò pigramente e si inchinò per prenderla.
Un momento, questa non era sua…era il top rosso a pois neri che aveva indossato Marinette la notte scorsa!
Inconsciamente lo avvicinò a sé, chiuse gli occhi e vi immerse il viso. Mmm…il suo profumo…inebriante!
Aprì di colpo gli occhi, si guardò allo specchio sconvolto ed incredulo: ricordava benissimo!
Lui l’aveva baciata e lei aveva ricambiato! Eccome se l’aveva fatto!
Oh…che baci! Intesi, passionali, coinvolgenti…sì, sì ricordava alla perfezione di averla stretta a sé, di averla sfiorata, palpeggiata e di aver ben stuzzicato tutte le sue sexy forme.
E quello sulla base del collo cos’era? Un succhiotto? Beh, possibile…Marinette ci aveva dato dentro quanto lui e se Nathalie non li avesse interrotti chissà dove sarebbero potuti arrivare.
Si tolse anche il sotto del pigiama e si infilò sotto la doccia. L’acqua era calda al punto giusto e stava tonificando e ritemprando il suo corpo. Ci voleva proprio! Iniziò ad insaponarsi ed un pensiero peccaminoso lo avvolse.
Quella doccia sarebbe stata mille volte meglio se ad insaponarlo fosse stata Marinette.
Per un attimo la immaginò nuda con l’acqua che le scorreva addosso e le bagnava il seno facendole diventare turgidi i capezzoli.
Alt…Stop…meglio cambiare pensiero o non sarebbe mai sceso in tempo. Modificò per poco la temperatura e adesso un getto freddo lo stava svegliando completamente. La testa però tornava di continuo a lei: Marinette.
Chissà come si era svegliata lei quella mattina, se stava bene, se ricordava qualcosa.
Poteva almeno aspettare di fare colazione insieme e poi andare via.
Adrien si sentì inaspettatamente invadere da mille dubbi. Forse stava così male da non volersi far vedere da lui e gli altri. O forse ben conscia di tutto quello che era successo la notte scorsa e se n’era andata perché si vergognava o se ne pentiva. Magari quei baci e quelle carezze per lei erano stati una delusione. Oppure visto la quantità di alcol che entrambi avevano ingerito non aveva memoria di cosa fosse accaduto e realmente aveva un impegno.
Sorrise al pensiero della sua amica mezza brilla che gli confessava cose assurde e che poi si era lasciata così andare.
Un attimo…cosa si erano detti esattamente? Quello faceva proprio fatica a ricordarlo eppure il suo istinto gli suggeriva che fosse qualcosa di veramente importante.
Lasciò che l’acqua gli scorresse sul viso e rilassò tutti i muscoli.
Spalancò gli occhi e boccheggiò, improvvisamente era tutto nitido e distinto: Marinette gli aveva confessato di aver baciato Chat Noir e lo aveva chiamato…Chaton.
Uscì velocemente dalla doccia, si coprì al volo con l’asciugamano e si precipitò in camera.
“Plagg??”
“Ehilà…Buongiorno Don Giovanni!”
Adrien arrossì vistosamente.
“T-t-tu ci hai visti?”
“E sentiti…un po' impossibile non farlo! Oh…sì…Marinette…ancora…”
Il gattino nero svolazzò intorno al modello simulando abbracci e baci.
“Ma smettila! Non ho mai fatto versi simili!”
Plagg sogghignò e trangugiò un pezzetto di Camembert, ovviamente ne aveva un scorta sempre a portata di mano. “Eri ubriaco…che ne sai?”
Adrien fissò dritto negli occhi il suo kwami “So! E mi ricordo tutto…benissimo! Plagg, Marinette è Ladybug!”
Il piccolo kwami per poco non si strozzò.
“A-Adrien, c-c-cosa dici…n-n-non ha senso…”
Il modello si voltò, diede le spalle al gatto della sfortuna e si diresse verso il suo guardaroba.
“Balbetti, e questa la posso considerare una mezza prova. Ma capisco tu non puoi parlare e non puoi certo venirmelo a dire. Non serve che me lo confermi…so esattamente come dimostrarlo!”
Plagg restò fermo ad aspettare la mossa del suo portatore, non l’aveva mia visto così determinato.
Avrebbe dovuto negarlo e dissuaderlo, Tikki lo avrebbe sicuramente ucciso se si fosse tradito ed avesse ammesso la verità. In cuor suo però era molto felice e fiero del modello per quella deduzione.
Adrien aprì l’anta sinistra dell’armadio e si inchinò a rovistare. Gettò confusamente per aria varie magliette, camicie e maglioni. Niente. Lì non c’era. Si fermò un attimo a riflettere e fece un profondo respiro.
Era troppo turbato, le mani gli tremavano ed il cuore gli batteva all’impazzata.
Doveva calmarsi e cercare senza alcuna fretta, altrimenti ciò che gli serviva non sarebbe mai saltato fuori.
Il kwami nero si decise ad avvicinarsi, aveva le zampette incrociate ed ispezionava dall’alto.
“Cosa stai cercando esattamente? Non penso tu possa trovare la risposta in un cassetto!”
“Dici Plagg? Dammi un attimo…ma dove l’ho nascosto…ah…eccolo qui!”
Soddisfatto Adrien estrasse il berretto nero con le orecchie da gatto che gli aveva regalato la sua Lady qualche giorno prima e lo mostrò a Plagg.
Il gattino era confuso “Quindi?”
“Quindi…la risposta è qui dentro!”
Adrien rigirò il cappello con cautela tra le mani e come gli aveva mostrato suo padre individuò la quasi impalpabile ed inconfondibile firma della sua compagna di classe: una M.
****
“Sono andati tutti via?” Gabriel era come sempre nel suo studio e stava sorseggiando del caffè.
Nathalie era appena entrata nella stanza e chiuse la porta alle sue spalle.
“Sì, il Gorilla ha accompagnato personalmente i ragazzi a casa. Tranne Kagami e Marinette. Ovviamente la Sig.ra Tsurugi ha inviato la sua auto.”
Gabriel alzò lo sguardo verso la sua segretaria incuriosito “Invece Marinette?”
Nathalie alzò le spalle “E’ tornata a casa da sola questa mattina presto, nessuno si è accorto di nulla. Aveva un impegno urgente.”
“Molto strano…”
Nathalie si avvicinò allo stilista ed iniziò a massaggiargli le spalle.
“Strano…non direi…forse non ha riposato bene. E ha pensato di tornare a casa senza essere vista.”
Gabriel si voltò verso di lei, le prese una mano e le baciò il palmo.
“Che intendi dire, non capisco.”
Nathalie sorrise e continuò ad accarezzarlo, doveva aggiornarlo su ciò che aveva visto, senza troppi giri di parole e sperare che il suo capo non andasse su tutte le furie.
“Stamani mi ero ripromessa di svegliare io i ragazzi, così poco dopo che sei andato via, mi sono fatta una bella doccia, mi sono vestita e sono uscita.”
“Grazie per i dettagli…e apprezzo l’immagine di te sotto la doccia, ma continuo a non seguire il tuo discorso.”
“E’ perché non mi lasci finire…dicevo…stavo per imboccare il corridoio delle loro stanze quando ho intravisto Alya uscire dalla camera dei ragazzi insieme a Nino e Luka da quella delle ragazze con Kagami. Se la matematica non è un’opinione credo di poter affermare che Adrien e Marinette abbiano passato la notte insieme. Dopotutto abbiamo ospitato degli adolescenti, avremmo dovuto aspettarcelo.”
Gabriel la guardò esterrefatto, lei gli fece una carezza sulla guancia e gli lasciò un bacio a fior di labbra.
“Sono più che sicura che non sia successo nulla di cui preoccuparsi, hai un figlio diligente e responsabile. E poi…lo so che sotto sotto Marinette ti piace!”
Gabriel batté un colpo secco sulla scrivania.
“Nathalie! Non intendo affrontare questo argomento!”
Si voltò bruscamente e si tuffò sulle sue scartoffie, fece un respiro profondo e si tolse gli occhiali.
Iniziò a massaggiarsi gli occhi lentamente.
Certo, sapeva che Adrien non era più un bambino e che non avrebbe potuto proteggerlo a lungo, ma addirittura passare la notte con la stagista, sotto il suo naso e con il suo benestare era un tantino troppo da digerire.
Possibile che non avesse calcolato questa possibilità? Eppure era stato un adolescente anche lui e aveva notato gli sguardi che si lanciavano furtivamente quei due durante le prove.
Aveva forse sbagliato nell’educazione rigida di Adrien? Tante volte aveva riflettuto sull’argomento e la risposta era che lui non conosceva altri modi. Così erano stati i suoi genitori e così stava replicando lui.
Se Emile fosse stata viva ci avrebbe pensato lei a gestirlo, lui non era bravo in queste cose.
Oramai non conosceva affatto Adrien e sentiva che pian piano si stava allontanando, anche se vivevano sotto lo stesso tetto e la vita di suo figlio era programmata minuto per minuto.
Una piccola parte di lui avrebbe voluto essere un confidente, un amico, un appoggio.
Ma non sapeva come farlo, si era ritrovato vedovo e con figlio piccolo a cui aveva sempre dedicato poco tempo a causa del suo lavoro. La verità è che Gabriel Agreste era un uomo che non sapeva gestire l’amore verso suo figlio.
Anche per questo voleva riportare in vita la madre di Adrien, con lei tutto sarebbe stato più semplice.
Nathalie ruotò la sedia dove era seduto Gabriel portandolo di fronte a lei. Si accovacciò cercando il suo viso.
Lo stilista era palesemente triste ma troppo orgoglioso per guardarla negli occhi.
“Cosa c’è Gabriel? A me puoi dirlo.”
Era sempre premurosa la sua Nathalie, lo conosceva bene. Si chinò verso di lei la alzò e si accoccolò sul suo petto.
Adesso che non c’erano più remore tra di loro e che poteva toccarla e sfiorarla a piacimento stava accadendo una cosa del tutto assurda: che lui non aveva previsto. Il suo senso di angoscia e frustrazione era diminuito.
Con lei si sentiva protetto, completo. Non gli capitava di sentire certi sentimenti da molto tempo.
Sapeva che poteva fidarsi e sfogare tutta la sua insoddisfazione, ma preferiva restare così: abbracciato a lei.
“E’ per Adrien?”
Gabriel annuì. “Sta crescendo e io mi sto perdendo tutto. Anzi è più corretto dire che lo sto perdendo.”
Nathalie gli accarezzò i capelli, non aveva lasciato la presa e lo stava cullando dolcemente.
“Non dire così. Adrien ti vuole bene e vedrai che presto tutto tornerà alla normalità.”
Strinse gli occhi le faceva male vederlo così, ma soprattutto faceva male la consapevolezza che presto quei momenti tra di loro sarebbero finiti.
Gli prese il viso tra le mani e lo baciò con ardore. Aveva bisogno di lui, di respirarlo, di assaggiarlo.
Gabriel rispose prontamente al bacio e l’afferrò saldamente per i fianchi, facendo scorrere una mano sulle sue cosce.
Nathalie sorrise e gli diede un colpetto per scacciarlo.
“No no…mio caro…non ti è bastato quello che abbiamo fatto stanotte? Prima il dovere e poi il piacere!”
Gabriel alzò le mani in segno di resa e guardò ammaliato la sua segretaria che gli ammiccava maliziosa.
Prontamente Nathalie si divincolò dalla presa di lui e fece il giro della scrivania volutamente sculettando.
Prese posto sulla sedia di fronte a lui, non dimenticando di accavallare lentamente le gambe e sbottonarsi con non curanza il primo bottone della blusa. Gabriel le aveva perentoriamente ordinato di non indossare più il tailleur a pantalone ma solo spezzati con gonne o vestiti, così avrebbe sempre avuto modo di accarezzarle le gambe.
Prese il suo affidabile tablet e mostrò allo stilista ciò che stavano trepidamente aspettando.
“Ecco il primo post di Alya fatto ieri sera sulle anticipazioni della sfilata. Tra le varie foto che abbiamo scattato ha scelto questa dove ti ritrae intento a disegnare e quest’altra…”
“Fammi vedere bene…ah…Adrien che si fa prendere le misure da Marinette.”
Nathalie annuì soddisfatta ed indicò un punto preciso sullo schermo.
“Guarda in basso il primo commento.”
Gabriel sorrise soddisfatto e lesse tutto d’un fiato.
-Che bello sapere che a breve ci sarà una nuova sfilata Agreste! Peccato essere in Patagonia con i miei genitori, altrimenti sarei venuta volentieri a sbirciare le prove carissimi amici miei. Siete fantastici! @Lila_Rossi≤3-
Lo stilista rise di gusto e si scambiò un’occhiata d’intesa con la sua segretaria.
“Il pesce ha abboccato all’amo!”
“Sì, sta sicuramente rosicando per non essere stata ingaggiata…e sappiamo bene quanta rabbia e rancore possa sprigionare quella ragazza! Per il giorno della sfilata, sarà cotta a puntino!”
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It could be the End it could be the Beggining
FanficL'amore non segue regole e non prende un'unica strada ma si dirada dove trova luce e sopisce sotto il buio. La passione non assaggia: divora, consuma, fa rinascere. I nostri eroi non sono più dei semplici ragazzini , è arrivato il momento di svelare...