Capitolo I

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Ogni tanto
mi sento così,
come Atlante,
mentre sorreggo
quel mondo di
errori,
incertezze;
sento il peso
di tutte le cose che
non ho potuto spiegare,
di tutte le volte
che non ho potuto
lasciarmi comprendere.
Spesso sento un peso
estenuante,
un'incudine sul petto,
l'ansia,
perché cosa penserà la gente
se non mi sono potuta spiegare?
Spesso, purtroppo
mi sento così,
con il senso di colpa
che mi attanaglia,
perché forse ho fatto la scelta sbagliata
e forse ho ferito qualcuno,
forse mi prendono
per una persona poco seria
o magari per, chissà,
una pazza indecisa, strana,
che cambia idea all'ultimo,
senza motivo.
Spesso sento tutto quel peso
che mi scivola copioso
sulle guance
e bagna la carta
o le coperte,
perché il motivo c'è,
spesso grave, almeno per me,
spesso è un motivo che mi blocca,
il motivo c'è sempre,
non c'è mai la cattiveria,
c'è tanta
tanta paura,
tanta insicurezza;
nel peggiore dei casi
tanta di quell'ansia
da non farmi dormire la notte
o da non farmi mangiare,
e una volta fatta la scelta
- anche se la scelta non mi piace
o mi fa male
anche se non vedo altre strade
anche se vorrei fare diversamente -
per chi si allontana
la spiegazione,
una possibile comprensione
non ci sarà mai.
A volte mi sento così,
con tanto senso di colpa
perché non posso spiegarmi
e non posso farmi capire,
mi sento così
con un peso che forse
non mi abbandonerà mai.

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