Capitolo I

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«Martinelli?», la voce stridula della professoressa di storia mi risveglia dal mio stato di trance. Preferisco guardare il volo degli uccelli che sentire una lezione noiosissima sulla Rivoluzione Francese. Alzo lo sguardo verso di lei e annuisco poco convinta.

«Martinelli?» ripete, ancora più arrabbiata.

«Sì, prof?» sbiascico. La classe scoppia in una risatina che mi fa solo innervosire. Mi giro verso il compagno alla mia destra e gli lancio un'occhiataccia.

«Mi sai ripetere ciò che ho appena detto?».

«Sicuramente qualcosa di cui non mi interessa» borbotto in maniera spontanea. Appena la professoressa apre bocca per rispondere, suona la campanella che annuncia la fine della giornata scolastica. Che culo.

Tutti mettono lo zaino sulle spalle e si precipitano verso la porta dell'aula. Quando sono usciti, mi alzo anche io e faccio per andarmene.

«Potresti dare molto di più, Viola, lo so» la professoressa fa una pausa e mi guarda negli occhi «sei molto intelligente e sono sicura che con un po' di impegno potresti raggiungere Rinaldi».

Mi fermo un attimo a pensare a ciò che ha detto. Apprezzo, ma non ho voglia di impegnarmi, specialmente in ambito scolastico. Quindi accenno un sorriso forzato ed esco dall'aula.

Sono in ritardo e mi sta sicuramente aspettando Aurora che è letteralmente la mia unica amica. Ma non mi lamento. Ho cercato di legare con più persone ma tutte si sono dimostrate ognuna una copia spiccicata dell'altra. Ho incontrato Aurora durante il campo scuola del secondo liceo. Nonostante sia più grande di me, è stata l'unica che si è offerta di aiutarmi con un progetto di fine gita. Effettivamente non la conosco da tanto, ma è indubbiamente la persona più simile a me e per questo siamo diventate inseparabili. Due anime solitarie in un mondo di noia.

Supero una coppia e finalmente esco dall'edificio, con lo sguardo chino sul cellulare. Mi è arrivato un messaggio di Aurora che recita "arrivo fra cinque minuti che sto in biblioteca". Sbuffo e blocco il cellulare.

Mi appoggio sopra il mio solito muretto, sopra il quale adoro ascoltare la musica prima di entrare a scuola. Ma questa volta non mi va e decido di osservare i ragazzi della mia età. Qualche volta mi piace immaginare quali siano i loro pensieri e le esperienze fatte. Vedo un ragazzo di quarto che mi passa vicinissimo. Cammina spedito, probabilmente starà perdendo l'autobus. È vestito con una noiosa tuta grigia della Nike. Sicuramente non è una persona così interessante e forse è uno di quelli fissati con il calcio e la Playstation. Poco dietro di lui c'è una delle ragazze più belle della scuola. Si dice che la dia a tutti, e lei non l'ha mai smentito. Non ci sarei mai amica, ma sono più che sicura che abbia dei problemi familiari o una relazione tossica. Quando si mette i capelli dietro le orecchie vedo un livido coperto decisamente male da un fondotinta di una tinta diversa dal colore della pelle. Un po' mi dispiace, ma sinceramente preferisco farmi i cazzi miei.

Noto da lontano un ragazzo con delle Jordan viola, che sono tra le mie scarpe preferite. Quindi vengo subito catturata e, mentre inizia ad avvicinarsi, osservo meglio il suo comportamento e il suo aspetto. Sta benissimo in questi vestiti baggy. Più si avvicina, più sono sicura di averlo già visto da qualche parte. Mi guarda e ricambio. Sembra assurdo, ma sono certa di aver già sentito il peso del suo sguardo. I suoi occhi si erano già posati su di me. Ma quando? E dove? Come potrei ricordare? Si avvicina a tal punto da poter vedere i suoi occhi sottili e scuri che sono certa di aver visto. Occhi del genere è difficile dimenticarli.

E ora capisco. Non ci posso credere, cazzo. È...

«Davide, eccomi!» dice una ragazza veramente bella, dai capelli lunghi e rossi. Abbraccia da dietro il ragazzo con le Jordan mentre lui continua a fissarmi. Sono sicura, anche lui mi ha riconosciuta. Dopo esattamente un anno io e il ragazzo della metro ci siamo incontrati di nuovo.

Lui si gira e gli stampa un sonoro bacio sopra le labbra. Be', c'era da immaginarselo. Un ragazzo così particolare, un ragazzo diverso, è già stato preso.

La voce di Aurora mi riporta alla realtà. In effetti, è da troppo che stavo fissando il ragazzo e magari la rossa avrebbe potuto pensare chissà che cosa.

«Vio', ciao!» esclama la mia amica, stringendomi in un abbraccio «Ma sai chi è quello con le Jordan? Ma non è che è nuovo?».

«No, non so chi sia...» rispondo, con poca convinzione, osservando con la coda dell'occhio questo Davide e la ragazza che si scambiano effusioni «E sinceramente ha già rotto il cazzo sbaciucchiandosi di fronte a metà scuola» affermo, prendendo sottobraccio Aurora e allontanandomi da quella scuola del cazzo.

your traits || davide vavalà Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora