L'autobus passerà fra tre minuti e siamo abbastanza lontane dalla fermata. Aumentiamo il passo, non possiamo perderlo: è uno di quegli autobus che passa ogni ora.
«Il prossimo passa fra quarantasette minuti quindi sbrighiamoci» urla Aurora che è poco più avanti di me. Ecco appunto.
Faccio una corsetta e la raggiungo, anche se il respiro si fa affannoso. Il fatto è che i marciapiedi sono pieni di crepe e ci si mette il doppio del tempo a percorrerli. Dopo due minuti di camminata e ansia vediamo finalmente la nostra meta. Ci fermiamo e prendiamo un attimo il respiro. Ci guardiamo e sorridiamo.
«Oh porco...» esclama, guardando dietro le mie spalle. Mi giro: è l'autobus. Bene, non lo raggiungeremo mai se non ci mettiamo a correre.
Iniziamo a correre, finché non dobbiamo attraversare. Non possiamo attraversare senza aspettare il verde. E quindi ci tocca aspettare e sperare che si accenda subito. Cazzo, va tutto male.
«Ma mi spieghi che cazzo fai, coglione?» sento urlare dalla fermata. Guardo subito verso quella parte «Ti ricordo che sono la tua fidanzata da otto mesi, non una qualsiasi».
Guardo meglio e non riesco a credere ai miei occhi. Le urla disumane sono della ragazza che davanti scuola stava con il ragazzo della metro. Lei si dimena e punta il dito contro lui, che non sembra dare risposta. In realtà la scena è abbastanza imbarazzante. Tutti si sono girati a guardarli e lui sembra veramente a disagio. E ci credo. Lo sta letteralmente mangiando con le parole. Questo scempio finisce quando lei sale sull'autobus, con tanto di dito medio per salutarlo.
Oh, cazzo, l'autobus.
«Ma vattene a fanculo» mi urla Aurora che ovviamente aveva già attraversato, andando in fermata. In effetti sono una stronza. Sono stata catturata da quelle urla assordanti, mentre potevo benissimo farmi i cazzi miei.
Non rispondo alla sua provocazione e la raggiungo con la testa bassa, avendo la consapevolezza che mi prenderà a parolacce. E così fa. Me lo merito, davvero.
Dopo essermi presa tutti gli insulti di questo mondo, mi metto vicino ad Aurora e cerco di non incontrare il suo sguardo.
Passa qualche minuto e si respira sempre più tensione nell'aria.
«Scusa, hai una sigaretta?» dice una voce maschile totalmente sconosciuta. Sento il suo profumo. È fresco ma non troppo. Inizialmente non riesco a riconoscere l'odore, un odore molto buono e che ti inebria le narici. È lavanda.
Alzo gli occhi e incrocio per l'ennesima volta lo sguardo di Davide.
«Boh, penso di sì» dico, prendendo lo zaino e cercando il pacchetto nella tasca davanti.
«Sei la ragazza della metro, vero?»
Quelle parole mi paralizzano. Quindi è vero che mi ha riconosciuta. Non me lo sarei mai aspettato così sfacciato. Dopo ben un anno me lo chiede in una maniera tanto tranquilla che quasi mi confonde. No, non ci posso credere. Non riesco neanche a rispondere. Mi sento così stupida. Neanche lo conosco, cazzo. Però nessuno mi aveva mai fatto un ritratto, per giunta così bello.
«S-Sì, direi di sì...» rispondo, porgendogli la sigaretta nascondendo il mio tremore. Lui mi sorride, prende la sigaretta e si siede in una panchina poco lontana da noi.
Ma che cazzo è appena successo?
«Ma che cazzo è appena successo?» esclama Aurora dando voce ai miei pensieri «Non mi dire che è davvero quello che ti ha fatto il ritratto...»
«Eh sì» rispondo sottovoce. Non capisco. Non mi ha nemmeno ringraziata. Ma che problemi ha? Cosa vuole ottenere conoscendo la mia risposta alla sua domanda? Non penso di avergli cambiato la vita e sinceramente a questo punto avrei preferito non me lo chiedesse proprio. Ma è stato così sfacciato...
«Comunque è troppo bono» afferma Aurora con una risata. La guardo male, un po' imbarazzata «Poi la ragazza gli ha urlato addosso quindi è tuo».
Faccio finta di non averla sentita e mi infilo gli auricolari nelle orecchie per far passare il tempo. Metto in play la mia playlist di rap americano e parte una delle ultime canzoni di Travis Scott.
Ogni tanto guardo verso il ragazzo. Anche lui ha le cuffiette e sta fumando mentre scrive qualcosa sopra una pagina del suo quadernino. Devo dire che non è poi così male.
«Oddio, finalmente manca un minuto» mi informa la mia amica «Mi devo comprare qualcosa per il compleanno di mio fratello».
Mi affaccio sulla strada e in realtà sta già passando. Finalmente. Mi tengo pronta al bordo del marciapiede per entrare, facendo un cenno ad Aurora. Facciamo per salire ma qualcosa mi blocca. Anzi, qualcuno. Il ragazzo della metro mi ha preso il polso sinistro. All'inizio mi dà leggermente fastidio ma poi mi giro e vedo che mi sorride. Mi dà un foglio stropicciato, come quello che mi ha dato un anno fa, e poi se ne va. Lo seguo con lo sguardo finché non attraversa la strada. Mi faccio forza e salgo sull'autobus raggiungendo Aurora che mi ha lasciato un posto a sedere accanto a lei.
«Apri subito quel foglio» mi obbliga.
Lo apro e rimango di sasso. Ed è come se fossi tornata in quel vagone. È un mio ritratto, ma è molto più curato e dettagliato del primo. Inoltre ci sono delle scritte... "comunque grazie x la sigaretta :))" e ancora
"piacere sono davide vavalà".
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your traits || davide vavalà
Ficção AdolescenteL'ha già visto da qualche parte. I suoi occhi si erano già posati su di lei e i loro sguardi si erano già incrociati. Ma il problema è... dove? Proprio non si ricorda. Si sforza, ma niente. Lui si avvicina e finalmente lei riesce a guardare per bene...