Capitolo 4 - Losses

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Francesca si è addormentata in braccio a me dopo aver giocato per una buon'ora con i suoi pupazzi. Michela mi ha detto che lo ha sempre fatto, fin da piccola. Quando piangeva e lei non riusciva a calmarla la prendevo tra le mie braccia e in pochi minuti si addormentava beatamente con le gambe a ciondoloni e la testa sulla mia spalla. Mi piacerebbe ricordare ogni volta che lo faceva, ma per tutto il tempo non ho fatto altro che immaginare di avere tra le braccia la mia piccola, che di tanto in tanto mi sorrideva nel sonno sognando chissà cosa.

Ho posato Francesca sul letto coprendola con il lenzuolo bianco e pulito e Michela si è seduta accanto a me pronta per finire di colmare i miei vuoti di memoria.

<<Dopo la straziante ora passata a chiedere aiuto Chiara e Giada ci hanno trovate in bagno. Tu priva di sensi in una pozza di sangue, battendo la testa ti sei morsa la lingua e per fortuna sei svenuta con la testa girata da un lato altrimenti ti saresti soffocata. Io ero sotto shock: tremavo e piangevo e non riuscivo a svegliarti... Hanno chiamato loro l'ambulanza e i carabinieri ma il ragazzo che ci aveva distrutto la vita in un secondo oramai era lontano da lì. Ti sei svegliata solo all'arrivo dei paramedici, mi hai guardata e hai allungato la tua mano stringendo la mia. Da qual momento ho capito che non sarei stata sola... che avremmo affrontato tutto quello che sarebbe accaduto insieme...>> quelle parole aleggiano nella stanza per svariati minuti mentre i nostri occhi lucidi si guardano comunicando meglio di quanto tante parole non riuscirebbero a fare.

Quando però penso che la storia sia finita e che non abbia bisogno di altre spiegazioni lei riinizia a raccontare:

<<All'ospedale ci hanno separate in due stanze diverse e volevano visitarci per raccogliere i campioni di quello che restava di quella sera. Volevano farci un test completo per riuscire ad identificare quell'uomo, ma non sapevano che quello che volevamo era semplicemente dimenticare tutto cosa ci era successo. Desideravamo solo andare a casa e svegliarci da quel brutto incubo in bianco e nero. Quindi siamo scappate...>> afferma molto tranquillamente lei,

<<Come siamo scappate?!>> la fermo io stupita,

<<Non guardarmi così...>> sorride lei <<...è stata tua l'idea. Sei sgattaiolata nella mia stanza e mi hai presa per mano trascinandomi fuori da quel posto bianco quanto dispersivo... Ci siamo ricomposte per quanto fosse possibile e abbiamo preso il primo pullman per casa tua, dove abbiamo spiegato in lacrime tutto ai tuoi, che al contrario di quei medici invadenti ci hanno lasciato il nostro spazio e il tempo di decidere cosa avremmo voluto fare...>>

<<Cosa abbiamo fatto poi?>> sono curiosa come una bambina di due anni davanti a una storiella banale. Solo che di anni ne ho 18 e la nostra storia è tutt'altro che ordinaria. Tutto quello che vorrei ora è un singolo piccolo ricordo che mi apra la mente e mi faccia riaffiorare tutto, ma mi ritrovo qui seduta sul letto a pregare la mia amica di continuare la nostra storia,

<<Nulla... non abbiamo fatto nulla. Potrei dirti che è stato quello l'errore... ma se la vedi dalla mia prospettiva è stato l'errore più bello che potessimo fare...>> dice rivolgendo uno sguardo amorevole a sua figlia,

<<Perché...?>>

<<Perché due mesi dopo quella maledetta notte abbiamo scoperto di aspettare un bambino... Ero incinta... e anche tu lo eri...>>.

Un nodo alla gola mi impedisce di respirare per un tempo che mi sembra infinito. Ero incinta. Questo vuol dire che non sono pazza. Che tutto quello che sentivo in quello che dicono essere solo un sogno era vero. Non si può sognare così vividamente una sensazione come un bambino che scalcia e si muove senza averlo vissuto veramente. Io la sentivo. Era reale. Ma allora dov'è mia figlia?

A Beautiful Mess - The AwakeningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora