Docce troppo affollate e professori troppo misteriosi

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"Gli incubi peggiori sono quelli che si fanno da svegli."
Giovanni Soriano

Urlo. Con tutto il fiato che ho nei polmoni.

Urlo finchè la porta della mia stanza non si apre con uno scatto e mia madre compare sulla soglia. Accende la luce. -Lia, tesoro, stai bene?- mi chiede agitata, precipitandosi al mio capezzale. E' in pigiama, una ciocca di capelli scuri le ricade sulla fronte. Mi trapassa con lo sguardo, ma quasi non me ne accorgo. Sono ancora troppo presa dai corvi che mi artigliavano la gola, gli occhi, il viso. Mi porto una mano al petto, nel patetico tentativo di rallentare il battito del cuore.

Corvi. Io ho sempre odiato i corvi.

Sono inquietanti, brutti, fastidiosi e con due minuscoli occhietti cattivi che sembrano scavarti nel profondo dell'anima. Mi accorgo di avere la nausea. Il loro gracchiare mi rimbomba ancora nelle orecchie.

-Lia? Allora? Qualcosa non va? Perchè hai urlato?-

Mi ricordo della presenza di mia madre solo in quel momento.

-Ho fatto un brutto sogno, niente di chè.- cerco di tranquillizzarla, ma mi trema la voce.

Mi posa una mano sulla spalla, i suoi occhi verdi trapassano i miei. -Sicuro, tesoro?-

-Sì- abbozzo un sorriso. E' una brava mamma, la mia. Davvero. Ma è un po' troppo ansiosa, soprattutto quando si tratta di brutti sogni. Inizia a tempestarti di domande e poco ci manca che si mette a dormire con te. Ecco perchè voglio tranquillizzarla a tutti i costi.

-Vuoi che ti faccia una camomilla?Ti porto un bicchiere d'acqua? Rimango un po' qui con te?-

Ecco, appunto.

Ruoto lo sguardo sulla sveglia sul mio comodino, indica le quattro del mattino. Lo faccio notare a mia madre. -Mamma, starò bene. Sono le quattro, adesso mi riaddormento. Sto morendo di sonno!- mento, e già che ci sono faccio anche uno sbadiglio da premio Oscar.

Mia madre mi guarda poco convinta, ma poi ci rinuncia ed esce dalla stanza. Spegne la luce e tutto intorno a me cala il buio. Nero come le piume dei corvi.

Non dormo. O meglio, sprofondo in uno stato di perenne dormiveglia. Ho troppa paura per dormire, temo che se lo farò mi risveglierò nel castello del mio sogno e rivedrò i corvi. Così dalle quattro fino alle sette, un torpore fastidioso mi annebbia i sensi. Finchè non suona la sveglia.

Ne sono quasi felice. Dalla finestra entrano i raggi del sole, che si posano sul pavimento e rimbalzano, toccando i miei occhi ancora assonnati. Mi accorgo di aver buttato a terra tutte le coperte, probabilmente scalciando. Non credevo di essermi agitata così tanto. Dev'essere stato anche per questo che sono quasi morta di freddo. Mi alzo in piedi e spengo la sveglia. Raccolgo le coperte e le lenzuola cadute e le getto sul materasso, se mia madre le trovasse per terra succederebbe il finimondo; pretenderebbe una spiegazione, e non sono sicura di volergliela dare. Quando ho finito corro in bagno, e lascio che l'acqua fredda della doccia mi penetri nelle ossa, gelandole. Mi sento subito meglio. E' come se tutto il terrore e l'ansia accumulata durante la notte stia scivolando via dai miei pori insieme alla schiuma. Mi ritrovo a sorridere inconsapevolmente. Chiudo gli occhi e l'acqua mi scorre tra i capelli, disinfettandoli. Quando riapro gli occhi, vorrei non averlo fatto.

La prima cosa che sento è un gorgoglio profondo, che proviene dallo scarico. Penso che si sia semplicemente otturato, e sbuffo. Questa doccia è troppo vecchia. Questa casa è troppo vecchia. Era molto meglio l'altra.

Poi una melma densa e nera inizia a defluire dallo scarico, spandendosi sul tappetino scivoloso. Mi esce un mormorio disgustato dalle labbra, vorrei urlare, ma mi costringo a stare calma. Forse non mi sono ancora svegliata. Anzi, sicuramente. Mannò, penso, è impossibile. Altrimenti la sensazione dell'acqua gelida non sarebbe così reale. Indietreggio e mi attacco alla parete della doccia, incapace di muovere un muscolo. La melma continua a lievitare, il liquido nero come piume di un corvo riempie sempre di più la cabina doccia. Ormai mi arriva alle ginocchia, mi intrappola le gambe. Non riesco a muoverle. La sostanza continua ad arrampicarsi su di me, penso che stia per inghiottirmi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 26, 2015 ⏰

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