6~Cambiamenti~

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Deku pov:

Senza degnarlo di uno sguardo, presi le lenzuola, mi alzai e mi coprii con esse. Con passo svelto mi diressi in bagno dove una volta entrato chiusi la porta a chiave.

La mia mente era vuota come lo ero io in quel momento. Ero seduto a terra con le gambe piegate al petto e il mento poggiato sulle ginocchia, non avevo lacrime da far uscire dai miei occhi, nessuna lacrima mi rigava la guancia, c'era tanto silenzio e questo mi infastidiva perché liberava i miei pensieri. Oltre a sentirmi infastidito mi sentivo arrabbiato, ma non con Kacchan che mi aveva quasi stuprato ma con me stesso, ero debole, troppo.

Mi sentivo debole per non essere riuscito a cambiare la situazione che prima si era creata. Mi sentivo debole per non esser riuscito a difendermi.

Kacchan ha fatto quello che voleva con me, essendo forte, ed io essendo debole non sono riuscito a difendermi. Kacchan non ha fatto nulla di male. Io ero e sono quello sbagliato, non ho un quirk ma non posso usare questa scusa, anche se non ho un unicità per diventare un hero e realizzare il mio sogno devo essere forte quindi non penso che proprio perché io non abbia un quirk non debba sottopormi ad allenamenti, così poi da diventare forte.

Il mio ragionamento è confusionario.

A volte non mi capisco, mi correggo, sempre.

Sospiro sentendomi sempre più vuoto e con una miriade di pensieri.

È una sensazione orribile.

La odio.

Mi alzo e accendendo le luci del bagno mi giro verso lo specchio e lentamente inizio a spogliarmi, mi tolgo la maglia sporca del mio seme e poi lego il lenzuolo attorno alla mia vite, osservo la mia figura riflessa e la prima cosa che faccio é ridere.

Ridere perché sono troppo magro e non ho un minimo muscolo da farmi sentire meglio, pensando 'almeno ne ho uno', la mia pelle é bianca con qualche segno violaceo che sta quasi scomparendo, ma la domanda é: dopo una settimana di vacanza possibile che non mi sia abbronzato? Bah, neanche il sole mi guarda, penso.

Poi passo ai miei occhi.

I miei occhi sono come quelli di mia madre ma diversi dentro: i suoi sono dolci, occhi che con uno sguardo ti rassicurano e ti fanno sentire protetto ma non penso che siano totalmente uguali ai miei.

Abbassando lo sguardo noto che il mio collo è pieno di morsi rossi che purtroppo non andranno via facilmente, il mio sguardo si posa sulla spalla dove avevo la benda per quell'ustione provocatami da Kacchan, la tolgo e notando che é guarita ma lasciando un segno e infine butto la benda nel cestino accanto allo specchio.

Decido di farmi una doccia per scrollare tutti quei pensieri anche se non andranno via facilmente.

Entro in doccia e alzando la levetta fuoriesce dell'acqua fredda, presi il bagnoschiuma e iniziai a lavarmi ma poi i pensieri iniziano a trasformarsi in domande del genere:

Perché lo ha fatto? Era una prova per essere preparato con la sua compagna? Kacchan ha una compagna? Mi stava usando come cavia?

No, pensai. Quel giorno dopo scuola, a casa sua, mi disse che si era stancato e voleva divertirsi diversamente. Quindi ora sono un giocattolo in quel senso?

Mi odio.

Non é stata colpa sua. È stata mia, non mi sono difeso.

Erano tutte domande molto stupide ma io volevo una risposta anche se dubito ne avrei avuta una, stavamo parlando di Kacchan, insomma capiamoci.

L'acqua gelida continuava a bagnarmi e io ero immobile mentre la schiuma scivolava via dal mio corpo pallido e freddo, quasi senza vita. È stato un mezzo stupro? Mi domandai tra me e me. Dovrei odiarlo? No no, ma che sto dicendo! Non riesco ad odiarlo, noi due siamo cresciuti insieme e odiarlo non fa parte di me. Certo che il Kacchan di prima non lo avevo mai visto, era assetato e lussurioso ma sembrava in un certo senso possessivo e io da bravo amico lo accetterò, accetterò Kacchan per tutti i suoi possibili comportamenti perché io non potrei mai odiarlo.

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