Capitolo 2

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DANI:

Era trascorsa una settimana da quando avevo partecipato alla cena prematrimoniale del fratello di Rebecca. La mia mente era ancora assorta da quel ricordo fugace del viso di quella strana ragazza. Nonostante avessi conversato con Jamie per una sola ora mi sembrò di conoscerla da una vita.

Ero a lavoro, sguardo perso tra i mille pensieri mentre risistemavo con cura i libri nei propri scaffali. Di tanto in tanto sospiravo, ruotando i libri in cerca dei titoli, quando improvvisamente tra le mani mi capitò uno il cui titolo citava "Come curare una pianta". Leggendo quelle parole, una fitta nello stomaco mi riportò alla realtà e istintivamente posai gli altri due libri che mi erano rimasti da sistemare.

Aprii il libro relativo alle piante e cominciai a sfogliarli senza un senso logico. Più guardavo le figure delle piante e più non riuscivo a capire per quale motivo Jamie ne fosse cosi affascinata. Mi soffermai su una pianta in particolare le cui forma era davvero buffa. Sorrisi corrucciando il viso. Era davvero strana quella passione.

Rimasi per buoni 5 minuti a sfogliare quelle pagine poi d'un tratto mi fermai, chiusi il libro posizionandolo sotto un braccio e finii di sistemare gli altri. Mi incamminai verso il bancone e raggiunsi il mio collega che era intento a scrivere qualcosa di imprecisato su un pezzo di carta.

"Miles?" lo chiamai e lui smise di scrivere per guardarmi negli occhi. Con l'indice si tirò su lungo il naso gli occhiali da vista.

"Si?" disse.

"Posso uscire un'ora prima oggi?..." glielo chiesi quasi pregandolo, poi aggiunsi "...devo arrivare in un posto che si trova piuttosto lontano da qui." Socchiusi un occhio in attesa di una sua risposta che non tardò.

Miles fece una smorfia poi capì quanto fosse importante per me andare in quel posto a me sconosciuto. Me lo lesse negli occhi.

"Va bene..." rispose ed io sorrisi ringraziandolo "...ma domani recuperi l'ora persa." proseguì alzando l'indice per aria.

"D'accordo. Grazie." Quello non fu l'unico grazie che ricevette da me quel giorno.

Terminato il mio turno afferrai il piccolo libro che avevo messo da parte poco prima vicino le mie cose e senza farmi vedere lo nascosi sotto la giacca di jeans. Salutai il mio collega e mi affrettai ad uscire.

Fortunatamente quel giorno il sole ancora risplendeva nelle prime ore pomeridiane. Mi voltai in direzione del negozio per accertarmi che il mio collega non si fosse accorto di nulla e una volta avuta la certezza tirai fuori il libro e lo strinsi contro il petto. Mi incamminai a passo svelto verso la prima fermata dell'autobus.

Mi addentrai tra la folla di gente che era in attesa del bus in cerca del foglio con su scritto cambio e orari. Lo consultai cercando di fare due conti su quanti autobus avrei dovuto prendere per arrivare a Covent Garden. Una volta accertata del tragitto rimasi in attesa scrutando le diverse persone. Cominciai a domandarmi per quale motivo stessi facendo quello che stavo facendo ma tra un pensiero e l'altro mi feci guidare solo dall'istinto.

Il tragitto fu piuttosto tranquillo e solo nell'ultima tratta, a causa dell'affluenza di gente, lo passai tutto il tempo in piedi cercando di reggermi tra una persona e l'altra. Pensai a quanto fosse frequentato quel quartiere. Non mi era solito andarci però ricordo di esserci capitata una volta sola con Rebecca.

Arrivata a destinazione, mi divincolai più volte tra le persone e finalmente riuscii ad uscire fuori dal bus prendendo una bella boccata di aria fresca. Non sapevo con esattezza dove fosse il negozio. Mi voltai più volte verso destra e verso sinistra quando improvvisamente l'intuito mi disse di andare verso sinistra. Camminavo senza una meta precisa, osservando i diversi negozi che popolavano quel vecchio e grazioso quartiere.

One day at a timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora