Capitolo 1 - Alessia

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"Fa ciò che senti giusto nel tuo cuore, poiché verrai criticato comunque. Sarai dannato se lo fai, dannato se non lo fai."
--Eleanor Roosvelt--


Sono sempre stata indecisa a dire il vero, fin dalle piccole cose, come ad esempio scegliere il gusto del gelato, ad arrivare a cose importanti come questa. L'università. Quale scegliere? Quali erano al di sopra delle mie capacità? Avendo fatto un istituto tecnico potevo sperare di trovare lavoro senza una laurea universitaria, ma ne valeva la pena o me ne sarei pentita a metà strada?

Mi lasciai scivolare sulla sedia emettendo un pesante sospiro. Avevo ammassato centinaia di volantini di varie università sulla mia scrivania, quelli che fino a quel momento avevo volontariamente ignorato. Purtroppo ora, che avevo concluso tutti gli esami, mia madre iniziava a chiedermi cosa volessi fare della mia vita.

Non era una domanda nuova, ovviamente, ne parlavamo da tanto di cosa volessi fare, ma io sviavo la discussione come una vera campionessa. Non volevo pensarci perché facendolo mi sarei solo sentita più persa di prima.

Le mie compagne di classe erano tutte già sicurissime di cosa avrebbero scelto, chi medicina, chi biologia, chi lingue, che, nonostante non c'entrasse nulla con l'indirizzo del nostro ITIS, almeno era una scelta. C'era chi sarebbe andato a lavorare, e potevo farlo anch'io, ma non sapevo se fosse quello che volevo, o solo la scelta più semplice.

Mia madre aveva sempre lavorato, aveva provato l'università ma dopo appena un anno ha lasciato perdere iniziando ad aiutare nel negozio di mio nonno: suo padre. Mio padre aveva fatto un professionale ma a quei tempi c'era la lega obbligatoria così non finì i cinque anni di scuola, in compenso riuscì a diventare carabiniere dopo aver fatto non so quanti corsi di aggiornamento e cose simili. Ero piccola e non ricordavo quasi nulla.

Giusto mentre stavo per alzarmi e andarmi a fare un caffè iniziò a squillarmi il cellulare, sapevo chi fosse senza nemmeno guardare, avevo messo la suoneria personalizzata con 'Bicth lasagna' solo ad un contatto.

Quando suonava in pubblico era imbarazzante, lo ammetto.

"Pronto?"

"Buongiorno compagna, pronta per condividere con noi la tua casa?"

"Noi? Ma chi?"

"Sono davanti al citofono con Lucy, ci vedi?"

Spalancai la finestra e guardai fuori. Di fronte al portone del mio condominio, davanti al citofono - fuori uso dal duemilacinque, così diceva mia madre- vidi due piccole figure intente a sbracciare nella mia direzione, le riconobbi all'istante.

"Sì, ora vengo ad aprire" dissi al telefono.

"Grazie compagna" gridò la mia amica a pieni polmoni, sentii l'eco della sua voce dallo speaker del telefono.

Terminai la chiamata dirigendomi in cucina, schiacciai il pulsante per aprire il portone di ferro e mi piazzai davanti alla porta stile gatto in agguato pronta per accogliere le mie amiche. Lucia e Siria, le mie fedeli partners in crime dalla prima superiore.

"Priviet compagna." mi salutò Siria con un traballante accento russo. Tra tutte noi lei era la più estroversa. Per farvi capire, ad una festa lei sarebbe quella che si ubriaca per prima e che finisce a letto con qualche sconosciuto che non ha mai visto prima.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 09 ⏰

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