Capitolo 1: verso Atene

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Thurii, una piccola città fondata sotto volontà di Pericle, capo di Atene, dagli Elleni, il popolo che sconfisse i Persiani non molto tempo prima, il popolo che gettò le basi della Cultura Occidentale odierna, il popolo di Sparta, di Atene, di Teb...

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Thurii, una piccola città fondata sotto volontà di Pericle, capo di Atene, dagli Elleni, il popolo che sconfisse i Persiani non molto tempo prima, il popolo che gettò le basi della Cultura Occidentale odierna, il popolo di Sparta, di Atene, di Tebe, Delfi, Olimpia e molte altre città. Essa si trovava nella terra di Kroton (Crotone), Reghion (Reggio Calabria), Locri, Medma (Rosarno) e molte altre poleis. Ma era anche patria del popolo bellicoso dei Bruzi e dei Lucani.

In quell'angolo del Mondo che sorgeva sulle rovine di quella che una volta era la potente Sibari, viveva un giovane mercante proveniente da Atene: il suo nome era Aléxandros. A differenza di molti altri, non si era unito alla spedizione per la fondazione della colonia per problemi economici, anzi, ad Atene viveva molto bene, con buoni rapporti con chiunque: era partito per il suo insaziabile desiderio di conoscenza, che da sempre lo incantava, come se fosse un canto di una dolce sirena. Però da quando viveva in quel posto oltre il mare sopraggiunse un'altra sensazione, che alla fine prevalse nettamente: la nostalgia, il bisogno di ritornare alla madrepatria, ad Atene. Quel malessere lo tormentava sempre di più, facendogli passare notti insonni, spesso e volentieri anche accompagnate da dei pianti.

Si presentò però un'occasione che non poteva ignorare: si stava organizzando un viaggio a scopi commerciali, che avrebbe coinvolto tutti i mercanti thurioti che volevano attraversare tutta la Grecia, dalla Laconia, alla Macedonia e all'Epiro e ovviamente una tappa sarebbe stata Atene. Quando sarebbe arrivato ad Atene avrebbe trovato un modo per restare là, ma c'era qualcosa che lo fermava, che lo bloccava, o meglio, qualcuna: Demetra. Ovviamente non Demetra la madre di Persefone; era un soprannome che era attribuito ad una colona, anche lei ateniese, che conosceva Aléxandros da quando non erano nient'altro che bambini. Fra loro due c'era un rapporto molto particolare, più di un semplice amore fraterno, ma niente paragonabile all'amore scatenato da Heros ed era proprio quello il problema. Infatti Aléxandros aveva paura che la sua assenza la potesse ferire e che diventasse un'occasione per certa gente di manipolarla, di renderla un burattino. Già, era molto, troppo, ingenua ed era proprio questa sua caratteristica la sua rovina: proprio per questo, una parte di Aléxandros gli impediva di partire. Ma ormai era notte, aveva poco tempo per decidere che cosa fare.

"Tranquillo..." pensò fra sé e sé "...qua c'è anche gente che conosce Demetra e che non la userà mai, per esempio Kleitos. Però lei mi vuole bene, si è persino unita per la fondazione di questa colonia semplicemente per continuare a stare con me... sarei un mostro se la abbandonassi... ma il richiamo del Partenone continua a perseguitarmi senza pietà..." e dopo mille pensieri sussurrò piano con gli occhi lucidi: <<Mi dispiace Demetra... ma non ce la faccio più. Spero che mi perdonerai...>>. Dopo queste parole cadde in un sonno profondo, sotto l'incantesimo di Hypnos.

Helios illuminò la Terra con i suoi raggi e ormai era il momento di fare la scelta che avrebbe potuto cambiare per sempre la vita di lui. Erano tutti quanti al di fuori delle mura della città a salutare il gruppo dei mercanti ed Aléxandros era un po' a disparte, ad aspettare lei, che probabilmente si era accorta che lui non era a darle il solito buongiorno, anche perché era consapevole della possibilità del fatto che lui sarebbe partito e, conoscendolo, forse neanche tornato. Ad un certo punto riuscì a trovarla, con quella sua carnagione leggermente scura, capelli castani lunghi e ricci, con occhi quasi neri, con un'espressione che cercava di nascondere un dolore straziante, mentre il vento, come se provasse pietà nei suoi confronti, la accarezzava dolcemente.

Lei, avvicinatosi a lui, mormorò: <<Quindi... parti?>>

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