Orchidea

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L'orchidea, un fiore dal fascino particolare e dalla bellezza unica, ha per secoli simboleggiato raffinatezza ed eleganza. Nel linguaggio dei fiori l'orchidea rappresenta un ringraziamento alla concessione d'amore.














Passavo le dita sui tasti del mio pianoforte a coda, sentendo la superficie fredda e liscia accarezzare i miei polpastrelli, facendomi venire i brividi.

Comptine d'un autre été: l'après-midi è la canzone che sto suonando, e mentre ascolto il suono rilasciato dal mio "amico fedele", mi perdo nei ricordi.

Da tredici anni mi accompagna; mi ha visto crescere, mi ha visto decorarlo con i miei amati fiori, mi ha visto litigare con mia madre per gli errori sulle note, e mi ha visto perdere la vista... Avrei sempre voluto riaverla, ma sono troppo spaventato dalla chirurgia.

In quell'anno ho perso tutto. Ho perso mia nonna, e per fortuna, anche mio padre. Era una persona orribile, con vizi incredibilmente distruttivi. Solo il pensiero delle sue scommesse mi fa venire la nausea. Stava per vendere il mio adorato pianoforte per saldare un debito. Il giorno dopo, è morto.

Potrà sembrare crudele nutrire questo odio verso di lui, ma ogni volta che tornava a casa si appropriava di tutto ciò che aveva valore e spariva per mesi. Quando era ubriaco, cercava di picchiarmi, ma riuscivo sempre a scappare. Ho ancora paura. Non riuscire a percepire i pericoli intorno a me mi fa sentire indifeso, senza protezione. L'unica cosa che mi dà pace sono la musica e i fiori, che mi riportano una serenità che non provo da tanto tempo.

«Louis, vieni!» Scendo cautamente le scale, tastando ogni superficie per adattarmi al percorso. Anche se è casa mia da ventun anni, ho ancora difficoltà a muovermi senza esitazioni.

«Mamma! Dove sei?» Urlo, sentendomi incerto.
«Sono qui, amore. Tutto bene? Abbiamo ospiti.» Annuisco e porto il braccio sulla sua spalla.

«Chi è?» domando, avvicinando il viso al suo.
«Ti ricordi di Desmond?» Annuisco di nuovo. Il padre del mio migliore amico... Mi emoziono immediatamente, e sento gli occhi inumidirsi. Le lacrime non scorrono ancora, ma quando lo fanno, contornano i miei zigomi e si raccolgono sul mento. Le asciugo velocemente. Provo emozioni fortissime verso Harry, mi capita spesso di piangere pensando a lui. Era inspiegabile quello che mi faceva provare già quando avevo dieci anni. So solo che un suo sorriso mi faceva venire una marea di farfalle nello stomaco. Mi manca molto.

«Des, dicevi? Harry ha finito in bagno?» Mi strozzo con la mia stessa saliva, il cuore accelera, la pelle pizzica, e il sudore freddo mi pervade.

«Oh, Harry caro, come va l'università?» chiede mia madre, sorseggiando il tè. Il suono che crea mi disturba, ma vorrei tanto poter vedere come Harry è cambiato.

«Tutto bene, tra poco comincio, quindi presumo tutto bene.»

«Come stai?» chiedo, con il capo abbassato.

Improvvisamente sento due braccia forti avvolgermi. Mi aggrappo a lui, riconoscendo subito quel profumo di gelsomino che non ha mai cambiato.
«Profumi ancora di gelsomino.» Sento la sua solita risata, quella che faceva quando lo solleticavo sotto il ginocchio.

Non ha mai saputo del mio incidente, o almeno credo. Da quel giorno smisi di studiare a scuola e continuai da casa, con mia madre.

«Ti vedo in forma.» Appena quelle parole escono dalla sua bocca, il mio cuore si stringe.

«Anch'io vorrei vederti...» Sento i suoi muscoli irrigidirsi, il respiro rallenta e il battito accelera, come un treno in ritardo.
«Scusa, non avrei dovuto dirlo... Allora è vero ciò che ho sentito...» Un'ondata di angoscia mi attraversa lo stomaco. Chi gli ha raccontato tutto, a parte Harry?

Come vediamo il mondo || larry stylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora