Mughetto

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Il Mughetto, un fiore dalla semplicità aggraziante e dalla purità unica, da diversi decenni ha sempre portato il significato di una felicità sperduta, ma poi ritrovata. Porta sensazioni di eterna calma. Un auspicio a ritrovare la serenità.

































Mi sveglio, pronto a vedere il solito schizzo di colore, sulla tela nera.
Dopo i numerosi incubi sul mio incidente e Harry, sono abbastanza scombussolato.

«Mamma!» Non so neanche che ore sono, sarà presto, di certo.

«Amore sono qui, che succede?» Me lo chiede con un tono di preoccupazione molto evidente.

«Niente, mi aiuti a scendere? Come sono messo esteticamente?» Non è mio solito controllare il mio aspetto esteriore, ma oggi un istinto mi dice di doverlo fare.

«Sei meraviglioso, non hai nulla fuori posto, ok?»

Essere non vedenti, porta a fidarsi meno delle persone, non si può mai sapere se quello che ti dicono è vero, di mia madre posso fidarmi, ma di tutti gli altri no.

«Harry? Sta bene vero?» Lei non risponde, risponde una voce più profonda, cerco di metabolizzare...Sospiro riconoscendo il tono di Harry. Sono così rasserenato che non sia successo nulla.

«Vuoi andare alla valle oggi?» Annuisco contento prendendogli la mano.

«Bene, allora ora fate colazione, poi potete andarvi a cambiare, oggi stranamente c'è una temperatura abbastanza alta, quindi Louis puoi metterti quei vestiti di lino che ho stirato ieri va bene?»

«Certo!» Quei vestiti sono così belli, o almeno, sono comodi, mi danno una sensazione di fresco e di leggerezza.

«Cosa c'è per colazione?» Chiede Harry ridendo, «Di solito Eleanor, la pasticciera del paese, mi porta sempre dei croissant alla marmellata, è venuta?» Chiedo alla fine della mia domanda. Mia mamma non risponde.

«Ma aspetta, dove sono?» Intraprendo un cipiglio strano. «Sei in cucina, e tua mamma è in camera tua.» Sono molto stanco, non so cosa mi succede, credo solo una carenza di zuccheri.

«Mi puoi dare la colazione?»

Ride, perchè ride? Metto il broncio, non voglio che rida di me. «Dai smettila. Non sei divertente, ho fame.» Glielo dico a bassa voce, avendo paura della reazione.

«Va bene, tieni.» Mi posa nella mano destra un bicchiere che a contatto con la mia mano quasi cade, odio il freddo, e davanti a me sento un profumo di lamponi e farina.

Mangio senza lasciare neanche una briciola. «Eri molto affamato.»

Rido, mi fa tornare felice la sua presenza. Mi fa sentire giusto, completo.

«Cosa vuoi fare oggi? A parte andare alla valle...» Dice masticando.

«Pensavo che sarebbe stato bello leggere uno dei libri che leggevamo da piccoli.»

«Va bene, ora andiamo a cambiarci. Dov'è il bagno?»

«Terza porta destra dopo il corridoio.» Lo dico con fermezza e serietà...

I miei momenti negativi arrivano nei momenti meno opportuni. Non so nemmeno come etichettarli.

Sento le palpebre pulsare, le labbra tremare, il respiro farsi troppo veloce, le gambe sono deboli, non riesco ad alzarmi dalla sedia, cadrei se lo facessi. La voce mi muore in gola ogni volta che provo a proferire parola. Non sto piangendo, però sento dei singhiozzi fuoriuscire dalla mia bocca.

Una scia di calore che parte dalle mie spalle di propaga in tutto il corpo, solo dopo pochi secondi inizio a percepire il punto preciso in cui arriva il calore, le mani di Harry sono sulle mie spalle, lui mi sta parlando, ma non lo sento.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 08 ⏰

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