(è consigliato per l'ascolto "amore mio aiutami" di Piero Piccioni)
Harry ancora non si rendeva conto di quanto Hogwarts fosse tornata a risplendere.
Dalla seconda Guerra Magica, aveva tristemente, abituato lo sguardo a quelle rovine disastrate.
Persino alla morte, si era dovuto abituare.
Eppure ora, tutto era finalmente finito.Straordinariamente, i buoni avevano vinto.
Tanti avevano sacrificato ogni cosa.
Tante vite.
Tanti amori e speranze.Ma tutto questo.... Alla fine, aveva ottenuto giustizia.
Per la barba di Merlino.
Harry camminava osservando i suoi compagni, quelli che avevano deciso di concludere il settimo anno in ritardo, addentrarsi felici e più consapevoli che mai, di quali meraviglie, essi, avessero fatto rinascere.
Hermione gli faceva cenno con la mano gioiosa mentre raggiungeva la sua classe.
La divisa da matricola degli Auror forse era troppo seriosa, per lo studente che ancora, incorporava.
Cammino' attorno alla torre, dove quella maledetta sera, aveva visto Silente cadere come un petalo di camomilla senza più odore.
C'era solo un posto dove ancora, non riusciva a valicare.
Il ripostiglio della laguna.
Dove quell'uomo era morto per lui.
Da allora non aveva più pronunciato il suo nome.
Troppe cose c'erano da dire e troppe, rimaste in sospeso dietro quelle lettere.
Però un pensiero tortuoso lo smosse dai pensieri.Il pensatoio.
Le lacrime di Piton contenevano altri ricordi? Lui si era distaccato bruscamente la prima volta. Vuoi lo shock, vuoi la guerra.
L'adrenalina lo invitò ad entrare nella sua cara e vecchia scuola, percorrere i corridoi pieni di ricordi e.... Con le lacrime ancora calde nella mente... Valicare lo studio del professor Albus Silente.
Immacolato.
Forse più buio.
Il pensatoio era al suo posto come da allora.
Inevitabilmente, Harry si chiese se le lacrime del pozionista, fossero state recuperate.
Per sua inusuale fortuna, giacevano proprio sullo scrittoio del vecchio preside.
Bellissime ed accese di un azzurro languido.
Versarle gli provocò un fremito funebre, ma doveva perlomeno rispettare le ultime volontà del suo protettore.
Con un moto di devastante malinconia ed affetto, si beo' dell'illusione di poterlo rivedere.Le immagini che si formarono furono straordinarimente accese e colorate.
Una cerimonia nella Sala Grande.
Stemmi ovunque e degli studenti grandi al centro della stanza ricoperti di applausi.La festa del settimo anno.
Il diploma ed il saluto onorario.
Un qualcosa che per un giovane moro dalle gote pallide e lo sguardo cupo, pareva quasi dolorosa.
Harry cercò di andargli vicino, notando quanto fosse più alto di lui, nonostante fossero coetanei in quel momento.
Teneva il capo basso, e dava l'idea che, di nascosto , avesse appena pianto.
Una morsa dolorosa invogliava Potter a prendergli la mano pallida e tremante, ma il ricordo muto' ancora.Ora Severus era nel cortile, poco dopo la cerimonia, ad incidere qualcosa in un albero che ad Harry, parve persino di riconoscere.
Quando ebbe finito, se ne andò piano, guardando l'opera come se volesse imprimersela senza fare mai più ritorno.
Il grifondoro lo rimirò sorridere placidamente.
Già, l'onore e la fermezza di un uomo di carattere profondo aleggiavano, in quel rigido fanciullo.
Sembrò persino regale , ed Harry lo trovò bellissimo."Il legno tiepido ed il muschio profumato di questa quercia, sono state valide essenze affinché lo studio qui, risultasse fra i più efficaci. La concentrazione del silenzio e delle foglie tremanti hanno reso molte letture, indimenticabili, molti ricordi.... Amari.
Assicuro a chiunque verrà qui, dopo di me, un tranquillo meditare, ed auguro forza e coraggio, per tutti i momenti dove a me è venuta a mancare.
La solitudine a volte, è una dolorosa compagna ma che sa nutrire la concentrazione, di tutte le cose il cui aldilà, molti non vedranno mai "Così scintillanti, appena incise: il loro muoversi nella mente di Harry lo fece uscire dal flusso e si ritrovò ad osservarsi negli specchi ombrosi poco sopra quel magico lavabo.
Alla fine l'aveva rivisto, e stavolta, preferì tenersi le lacrime.
Con cura le infilò in un taschino interno della giubba.... Sapeva che tecnicamente non erano sue.... Ma gli servivano.
E poi lo sguardo amorevole della McGrannitt lo freno' nelle scale, salutandolo con profonda gratitudine- Mi scusi - si ritrovò a mormorare con imbarazzo, sentendosi improvvisamente, colpevole
- Potter- la donna lo grazio' con tranquillità
- Nessuno mai le saprà conservare meglio di te.... E poi ora sarà molto più sereno - con gli occhi turchesi vago' rapida fra i quadri appesi quasi ovunque
Come se cercasse un volto che tornò alla mente di entrambi- La ringrazio - un inchino quasi da cadetto gli permise di tornare all'aperto.
Harry voleva vederle quelle parole... E come fossero sopravvissute allo scorrere del tempo.Giunse all'albero.... Ed eccole lì, chiare e determinate nonostante il fogliame invadente
Pianse, ma stranamente di commozione e felicità
- Il tempo è inesorabile ma la costanza permette di fermarne le lancette.... Ora vi capisco - mormorò quasi più al mondo che a se stesso.
Ora doveva andare, con ancor il cuore palpitante ed un'intera anima nelle tasche
Li avrebbe visti tutti, i ricordi
Uno ad uno, con calma e concentrazione, poi solo allora capirà di averlo conosciuto veramente.
E sicuramente, ciò che comprenderà, saranno vaste occasioni passateOccasioni che potrà rincorrere solo col cuore e la memoria: frenare i disguidi degli anni passati e, magari in un sogno, dargli un abbraccio.
Un campo di gigli ed un mantello nero come la pece, incoronano un sorriso patriarcale di un uomo grave e prezioso quanto una gemma rara
- La costanza.... Rende l'amore, un tempo immortale -