Prologo

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"Il servizio per Vogue è stato spostato al mese prossimo. Lo so, il fotografo ha fatto un casino ma non si può proprio cambiare. Il tuo posto nel panel del comic con è stato confermato e le locandine già stampate con la foto che hai approvato.  Sara? Mi stai ascoltando? Il set ricomincerà a muoversi il 25 luglio per l'ultima parte di riprese, ma i Tony's ti occuperanno più tempo del previsto. Spera solo che ne varrà la pena."
"Rilassati Mary, me l'hai già detto"
"Puoi prenderti una bella vacanza, ma ti rivoglio qui in massimo 3 settimane, mi raccomando"
"Prenditela pure tu, una vacanza" la blocco, facendole segno di respirare  "continui a parlare senza prendere fiato. Vieni qui"

Mi fermo in mezzo al set. Mi avvicino alla mia agente e le appoggio le mani sulle spalle, guardandola dritto negli occhi.
"Grazie grazie grazie" le dico in inglese "ti prometto che in 3 settimane torno qui così posso provare il vestito,ok?"
"D'accordo, ora vai a farti togliere quella corona dalla testa, sembra più pesante di te."

Sorrido, andando verso il trailer "dell'hair and make up". Cazzo se pesa questa corona...

Qui la gente sembra non fermarsi mai. Chi  strucca gli attori, chi tenta di sciogliere acconciature fin troppo complicate e chi comincia lentamente a smontare il set.
La prima parte di riprese è finita e non so se sentirmi più triste o sollevata.
Nessuno ama alzarsi alle 6 di mattina ogni giorno... ma per un lavoro del genere, beh, cazzo se ne vale la pena.

Questo progetto è forse il più bello che ho fatto fin'ora. Non riesco a smettere di pensare che in meno di un anno ci saranno cartelloni ovunque con su scritto "THE CHRONICLES OF NARNIA", non ce la faccio proprio.
Allo stesso modo però, il solo pensiero mi fa venire un'ansia non indifferente.

Ho sempre voluto fare l'attrice, sin da che ricordo mi sono immaginata su un palco, con i riflettori sul viso e le persone in platea, oppure dietro uno schermo, una tv o quello grande del cinema, pronta a dare vita a personaggi sempre nuovi e più complessi.

Finalmente posso dire di esserci riuscita. Dopo due mila porte sbattute in faccia, per il mio essere italiana, per non avere raccomandazioni, per essere bassa come sono io. Sembra strano, ma qui l'apparenza fa il 90% del lavoro, ed io odio questa parte del mondo dello spettacolo.
Finalmente posso dire di essere un'attrice affermata, e sono sicura che un giorno racconterò fiera la mia storia ai miei nipotini.

Cerco in qualche modo di cominciare a togliermi questa cosa dai capelli, cazzo, sto morendo di dolore. Ma l'unica cosa che riesco a fare è imbrogliarmi se è possibile i capelli ancora di più.
"You look troubled darling, come here"
Quasi do una gomitata a Ben, il mio bellissimo, inglesissimo collega che interpreta Caspian nel frenchaising.
Cerca di togliermi qualche nodo dai capelli, a quanto pare invano, dato che quasi mi escono le lacrime dal dolore.
"Fermo, fermo, grazie ma ci penso io, così mi fai male"
Lascia andare la corona massiccia sulla mia testa e mi pizzica sul fianco "ahia" cerco di nascondere un sorriso "stronzo"
"Sai che riesco a capire le parolacce in italiano vero? Me le hai insegnate tu...stronzia"
Scoppio a ridere davanti al suo terribile tentativo di parlare in italiano.
"Non ti ho mai detto questa parola prima d'ora... stai facendo il casca morto con qualche altra italiana? Ammettilo su"
"Sai che non lo farei mai, darling, le italiane sono bellissime, ma tu un po' di più"
Si vede che mi prende in giro, mentre mi mette un braccio attorno alle spalle ridendo e ci incamminiamo insieme verso coloro che mi faranno una magia ai capelli.

Non dico più niente durante il nostro tragitto.
In ogni intervista continuano a chiederci di etichettare il nostro rapporto, e noi sviamo sempre con le risposte.
Lui non so perché lo faccia, io semplicemente non ho idea di come rispondere.
Diciamo che da parte sue il flirt c'è stato, e continua ad esserci ogni volta che siamo da soli insieme. E anche da parte mia di certo non lo schifo, anzi.
Semplicemente credo che da nessuna delle due parti si voglia di più, lui ha la sua vita e le sue ragazze, io la mia e la mia solitudine.

Non "solitudine" in senso negativo, anzi. Anche io ho avuto qualche piccola avventura, ma diciamo che quello che la gente chiama amore non so proprio cosa sia, non so ancora se voglio saperlo.

Ogni esperienza che ho avuto mi ha fatto sentire in trappola, soffocata, ed io non capisco se il problema sono state le persone, o se il problema sono sempre stata io.

Fatto sta, che ho una bellissima carriera e voglio godermela.

Arrivati a destinazione Ben mi bacia la testa e si allontana "a togliermi sto schifo di dosso" dice lui, proprio non sopporta un minimo di trucco. Sapesse quello che ho addosso io...

———————-

Finalmente sono libera.

Mi hanno tolto circa un chilo e mezzo di trucco, i capelli sono liberi da ornamenti strani, e la mia vita respira senza il corsetto... invenzione del diavolo.

Adoro vestire i panni di Susan, ma lei ha una grazia innata in ogni situazione, io invece mi butto ovunque urlando insulti in italiano mentre guardo le partite di calcio. Inconcepibile, direbbe qualcuno.

Amo il calcio, ci sono cresciuta.

Vengo da generazioni e generazioni di juventini, quindi la mia fede è sempre stata bianconera.
Uno dei miei primi desideri dopo essermi resa conto di aver guadagnato una somma incredibile di denaro, è stato andare allo Stadium.
Ricordo che feci una sorpresa alla mia famiglia e alle persone che amo di più facendogli recapitare direttamente a casa, in Sicilia, i biglietti per la partita di champions della sera dopo, direttamente a Torino.
Tutt'oggi ricordo sia stato incredibile.
I cori dei tifosi, l'odore del campo ed i riflettori puntati sui giocatori. La mia notorietà mi ha obbligato a stare dentro ai box riservati in tribuna, ma avrei fatto di tutto per unirmi alle curve strapiene di gente, unite dalla stessa passione.
In quei momenti sembra che non ci siano più pensieri se non le persone in campo. Perché la palla deve entrare in rete. Deve.

La sera stessa internet è scoppiato di foto di una me, urlante, la maglia della juve con dietro il numero di Gigi, il più grande.

Pubblicai una foto, almeno le persone avrebbero guardato una cosa voluta da me, e non la mia faccia urlante mentre canto l'inno...la sera stessa quasi tutti i giocatori cominciarono a seguirmi, ma uno mi colpì in particolare.

Paulo Dybala.

Non avevo ancora inquadrato il semi-nuovo acquisto della juve. Di certo mi fidavo. Sembrava uno di quei ragazzi appassionati in quello che stanno facendo, che quando segna ti fa battere il cuore come pochi, mentre corre per il campo abbracciato dai compagni... quella di che è una famiglia.

Non a caso l'ora numero 10 è diventato uno dei miei giocatori preferiti.
Dopo Gigi, ovviamente.

Esco dal mio piccolo trailer per l'ultima volta, almeno per adesso, e lo richiudo con attenzione.

Prendo le mie due valigie e comincio ad incamminarsi verso i taxi, che mi porteranno direttamente all'aeroporto.
Incrocio gli altri miei colleghi, e li abbraccio uno ad uno, William, Skandar, Georgie e tutti gli altri, lasciando un piccolo spazio per Ben. Forse un po' più speciale rispetto agli altri.

Abbraccio Rachel, che mi dice che non c'è bisogno, dato che mi scriverà senza fermarsi, così mi sembrerà di essere ancora insieme.
"Torna immediatamente"
"Porta da mangiare dopo, ti prego"
"Il pesto, Sara, il pesto." Mi dice William, con un'espressione che mi fa capire che se non glie lo avessi portato, mi avrebbe tolto il saluto.
"Va bene" rido "non preoccuparti. E comunque è solo un mese, non ce ne accorgeremo nemmeno."

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Non ci sono più tornata allo stadio da allora, non ne ho avuto ne la possibilità ne il tempo di andarci.
Ma adesso mi sembra perfetto. È passato tanto tempo, e non vedo l'ora di provare di nuovo quella sensazione. Magari cercando di contenermi quando le telecamere sono puntate su di me...ecco.

Questo è un punto a favore delle partite viste dal divano. Puoi urlare, insultare, esultare e dare calci a qualunque cosa quando l'azione viene persa.

Passo il resto della giornata tra aeroporti ed aerei, e quando finalmente arrivo, completamente rincoglionita, mi affaccio dal finestrino e...cazzo... mi hanno trovata.

Prendo 10 minuti in più per sistemarmi la faccia, sembro ghost, e mi preparo all'assalto dei fotografi.

Ok...3...2...1..
Sono tornata, Torino.

Creo en ti  ~Paulo Dybala~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora