Capitolo 1: Questa è la realtà, purtroppo

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Ricordo che erano le 22.45. Mi svegliai in preda a un forte mal di testa. Mi alzai, il contatto con il pavimento freddo era così forte da farmi avere dei brividi su tutto il corpo. Ciabattai fino alla porta della cameretta, attraverso il piccolo corridoio che separa la mia cameretta dalla cucina e...

Beh, come ogni Whovian che si rispetti, vi aspetterete che vi dica che in cucina mi ritrovai davanti una cabina telefonica blu della polizia con davanti un tizio supersexy che mi disse "ciao, sono il Dottore. Ti va di fare un giro sul mio TARDIS?".

E invece vi state sbagliando di grosso.

Purtroppo (o per sfortuna?)non siamo a Londra.

Non siamo in un episodio di Doctor Who.

E invece di ritrovarmi il bel sorriso di Matt Smith davanti al muso, mi ritrovai a dare una testata allo stendino che mamma aveva entrato causa brutto tempo.

Davvero una bella sfiga.

Dopo aver contato i danni (per fortuna nulla di rotto, solo un male allucinante) presi la mia pillola per il mal di testa e tornai a dormire.

L'ennesima notte in bianco. Fanculo.

Maledetta a me e al "ancora un altro capitolo dai".

Manga e libri sono i peggior nemici dei maturandi,  sappiatelo. Non so se di questo passo arriverò viva a giugno.  Non so se arriverò al mio diciottesimo compleanno, figuriamoci alla fine degli esami. Eh già ragazzi, quest'anno o sei dentro o sei fuori.

Tornai a letto nella speranza di potermi riaddormentare. Cominciai a fissare il soffitto di legno, a scrutare ogni venatura, ogni cambiamento cromatico del legno (se c'è nel fossero), ogni suppellettile della mia camera,  i miei amati manga e libri...  Insomma passai in rassegna l'intera camera.

Ah giusto! Scusatemi sono una maleducata di prima categoria.

Mi chiamo Natalia, ho 17 anni e sono un'Otaku, anche se questa parola mi è cominciata a stare stretta da un po'. Diciamo che sono una "fangirl" mettiamola così. Sono siciliana e abito in un paese sperduto da Dio. Diciamo che come aspetto fisico non mi dissocio tanto dalle classiche fangirls che trovate in giro: sempre con felpe/magliette stampate, jeans, occhiali squadrati da nerd, scarpe da ginnastica, poco trucco e sempre con un libro/manga (talvolta anche tutti e due) in mano.

E sono la persona più sola della terra.

Voi vi chiedere "ma che lo scrivi a fare al primo capitolo?". Eh capirete.

Voi pensate che stia raccontando la semplice storia della mia vita: come sono nata, quando, scuola, amici rompicazzo, amore, famiglia, adolescenza eccetera eccetera. Vi sbagliate ancora. Capirete tutto leggendo.

La mattina dopo fui costretta ad andare a scuola causa il compito di matematica di merda. A che cazzo serve la matematica alle Scienze Umane? Per le secchione che andranno in medicina, certo. Ma tanto sempre due ci prendo è inutile.

Andai alla stazione come al solito in ritardo. Presi il mio zaino dell'Eastpak di un colore che ho ribattezzato "blu Tardis" ma che in verità è solo un blu navy, con attaccate quattro spille di Doctor Who, una dell'Hard Rock Café di Roma, una dei Beatles, una di Naruto e una con la bandiera inglese. Poco fissata con l'Inghilterra mi dicono.

Qualche strada dopo mi aspetta Michele, il mio migliore amico dai tempi dell'asilo, l'unica persona in questo schifoso paese che non mi ha mai abbandonato.

"Buongiorno Karen Gillan dei poveri" salutó Michele con un sorriso. Non ha dimenticato la mia ossessione per i capelli rossi e il mio sogno di assomigliare a Karen Gillan, Amy Pond in Doctor Who, la mia companion preferita.

"Piantala Miché e dammi una mano" gli diedi tesserino del bus, cuffie, libro è telefono e cominciai a sistemarmi.

"A che ora esci?" chiese lui porgendomi il cellulare.

"All'una e dieci, se esci viva dal compito di matematica."

Mi guardó con un sorrisetto. "Ma la matematica è facile!"

"Zitto Einstein!" lo rimbeccai. Michele era allo scientifico, maturando come me, con tutti nove e dieci e una mezza dozzina di ragazze che gli correvano dietro. Povere loro.

"Magari trovassi qualcuno come lui" sospiró lui "mi vengono dietro tutte primine arrapate con chili di trucco peggio di quella tizia di Hunger Games...  Come si chiama..."

"Effie Trinket" risposi io. Nessuno mi tocchi Hunger Games, la mia saga preferita, o vi regalo una boccetta di morsi della notte.

"Si lei" continuò Michele. Eravamo già arrivati alla fermata dei bus. "Ma comunque non mi interessa. Per ora sto bene così."

"Michele lo dici sempre ma quando vedi una coppia ti deprimi come un cagnolino senza cibo."

Mi guardò tristemente. Avevo già in mente la sua risposta.

Ci sedemmo sul bus, presi le cuffie il mio amato libro (stavo leggendo 1984 di George Orwell) e cominciai a perdermi tra le sue pagine, noncurante del monologo mattutino di Michele su quanto sia antipatica la biondina tutta tette e culo che gli sbava dietro da quando è iniziata la scuola.

"Nat? Nat?" chiese tamburellandomi la spalla.

Alzai lo sguardo. "Perché non le dici che non ti interessa? Vuoi preservare la tua immagine di 'bello e impossibile'? O la vuoi fare rodere"

"Nessuna delle due, non voglio farla soffrire."

"Allora ti piace." Gossip di prima mattina,  yay.

"Ma anche no! È così troia che potrebbe vendere la sua troiaggine". Si mise a ridere, evidentemente divertito della sua battuta.

"Allora dille che non ti interessa!"

"Fosse così facile!"

Immersi come eravamo nella conversazione, mi accorsi a malapena che stavamo entrando a Ragusa. Michele fece a stento a scendere alla sua fermata. Io rimasi sola con il mio libro finché non arrivammo anche noi alla stazione dove si fermano gli autobus. Riposi il libro nello zaino e scesi da bus.  Pioveva leggermente ma si poteva stare senza ombrello.

Entrai in classe, dopo aver fatto sei rampe di scale con uno zaino che pesa un quintale, e fui piacevolmente ssorpresa di trovarmi in buona compagnia.

''Rachele non so una minchia di niente che cazzo facciamo con questo compito oddio mi sale l'ansia" cominciai a delirare.

"Natalia calmati!" rispose Rachele. Lei aveva un piccolo difetto alla gola perciò strascicava le parole, ma si faceva capire lo stesso. E poi era intelligentissima. Tranne in matematica ovvio. Eravamo tutte delle schiappe.

"Racheleee!" gemetti come un gattino colpito da un calcio. Appoggiai la testa sul banco con un tonfo che fece un'eco allucinante, guardai lo schermo del cellulare e rimasi sconvolta.

Il 7 novembre.

Mancava solo una settimana al mio diciottesimo compleanno.

I miei problemi erano solo all'inizio.


Ciao a tutti!

Grazie per aver letto il prologo e il primo capito di questa storia. È la prima fanfiction originale che pubblico, vorrei tanto sapere il vostro parere.

Mi scuso davvero tanto se questo primo capitolo può sembrare mediocre o non attinente alle vostre aspettative, ma è solo l'inizio, la storia è ancora tutta davanti è ci saranno tante cose da raccontare.

Per il resto, cercherò di pubblicare in fretta, ma quest'anno ho gli esami di stato e quindi sarà difficile conciliare tutto ciò.

Un saluto a tutti e ALLONS-Y!

Sakura Honda

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 30, 2015 ⏰

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