Mi piaci, putrida,
Deliziosa marcescenza.
Mi piace succhiarti fuori dalla tua pelle,
Così bruna e molle e sempre più soave,
Così perversa, come dicon gli italiani.

Quale rara, potente, reminiscente essenza
S'erge dal tuo decadimento attraverso fasi di putrefazione:
Flusso entro flusso.
Qualcosa con lo stesso sapore del moscato siracusano
O del volgare marsala.

Eppure, persino la parola marsala saprà di pregevole
Presto nel tergiversante Ovest

Che cos'è?
Che cos'è, nell'uva che diviene uvetta,
Nella nespola e nelle sorbe,
Otri di bruna morbosità,
Sedimenti autunnali;
Che cos'è che ci rimanda a bianchi dei?

Dei nudi come scoloriti gherigli di nocciola,
Stranamente, quasi sinistramente fragranti di carni,
Come se di sudore
Inzuppati, e di mistero.

Sorbe, nespole dalle morte corone,
Ascolta, meravigliose sono le esperienze degli inferi,
Orfico, delicato
Dionisio del Sotterraneo Mondo.

Un bacio, uno spasimo d'addio e un momentaneo orgasmo di distacco,
Poi solo, lungo l'asfalto bagnato della via, fino alla prossima svolta,
E là una nuova compagna, una separazione nuova, una nuova dissoluzione,
Un nuovo sospiro di assoluto isolamento,
Una nuova ebrezza di solitudine, tra le foglie che si decompongono, gelate.
  • JoinedMarch 16, 2018


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