Ester Nomiss

- Ciao, Ester. Quanti anni hai?
Diciamo cosi: il mio cervello è poco più che adolescente, il cuore ha una decina d'anni e le ossa parecchi di più.
- Quindi sei una persona immatura! Allora perché scrivi romanzi?
Perché adoro leggere e inventare storie. Come una contadina che mangia di tutto ma coltiva con passione i suoi pomodori per farli diventare grossi, dolci e succosi. Il più possibile. Per poi mangiarseli di gusto. E vuoi sapere una cosa? A far crescere pomodori cresci pure tu! Non avrei mai pensato che scrivere di altri mi avrebbe fatto capire così tanto di me stessa.
- Come definiresti i tuoi romanzi?
Storie colorate! Leggo tutti i generi ma giallo e noir sono da sempre i miei colori preferiti. Quindi mi piace scrivere storie con i colori delle sfumature intermedie tra i due, senza dimenticare un poco di rosa e... piccole dosi di sovrannaturale.   
- Nei tuoi romanzi tocchi spesso tematiche LGBTQA+. Tu sei omosessuale?
No. Ma, come dice la mia amica  Ester Lombardi, di diversità, anche molto profonde, ce ne sono tante e di tanti tipi. Sono realtà che mi toccano da vicino e mi interessano molto come, peraltro, il tema della diversità più in generale. Nei miei romanzi si parla spesso di normalità e diversità anche da un punto di vista psicologico ed emotivo. 
- Allora forse sei una "diversa"?
Sì, certamente e tanto! Però credo, come scrive anche la mia amica, che siamo tutti dei "diversi" per un motivo o per l'altro. Per questo non amo il termine, oggi molto di moda, di inclusione. Mi sembra presupponga l'esistenza di una comunità "normale" in cui bisogna trovar posto per qualcuno che normale non è.  Preferirei parlare di non-esclusione  e pensare che conti solo ciò che le persone fanno e non quel che sono.        
- Dimmi la verità. Ester Nomiss è il tuo vero nome?
Se per vero intendi quello anagrafico, no. Non è quello. Ma è il nome che ho scelto per me, quindi è altrettanto vero e, quando scrivo, è quello che mi veste meglio.