Pubblicato un nuovo racconto :
Mi sveglio e vedo il suo corpo emettere strane pulsazioni, fremiti improvvisi, come fosse
attraversato da intermittenti scosse elettriche. L'ultimo anelito di vita sta abbandonando il suo grasso e flaccido corpo.
Miguel Suarez, è questo: un nome scritto su un cartellino di carta bianca, fuori dalla nostra
cella.
Miguel Suarez faceva un riso fantastico, da leccarsi i baffi.
"Mia madre mi ha insegnato a farlo." Mi spiegò un giorno mentre la pentola emetteva sbuffi
di fumo che riempivano il nostro squallido tugurio come grossi nuvoloni appena usciti dalla
pipa di un marinaio. Avevano l'odore dolciastro dell'amido di riso, se chiudevo gli occhi mi
sembrava di essere immerso in quel profumo meraviglioso, di poterci nuotare come fossi un
falco, che attraversando le alture si immerge in bianchi batuffoli candidi.
Ogni volta che il mio palato assaporava quel manicaretto le pareti della cella si disintegravano in milioni di pezzettini, trasformandosi in enormi distese di sabbia bianca bagnata da un mare cristallino. Io mi cullavo come un neonato tra quelle dune sfiorate dalla brezza marina. Ecco da lontano comparire un veliero, batte la bandiera della Compagnia Delle Indie, ma alla guida di quella splendida imbarcazione non ci sono rudi omaccioni tatuati ma splendide dee dagli occhi azzurri che concedono al vento di arruffargli i folti capelli.