Non so se a rendermi scrittore siano più le ore che spendo sulle parole o le tasche vuote, ma poco importa, ambedue valgono come qualifica per il mestiere. Forse (come diceva un uomo non molto sobrio) ho solo trovato ciò che amo e gli sto, lentamente, permettendo di uccidermi.

L'horror è la mia predilezione. Lo è da quando ho memoria, anche se, negli anni, questa è stata corrotta dalla passione per i fumetti ed il fantasy. Mi auguro che ne sia uscita rinnovata o, se non altro, in buona salute. 

Spero, o forse no, che i lettori si sentano attratti da un'irraggiungibile panorama urbano, fatto di metallo, luci e cemento; o allettati all'idea d'una seducente, seppur deviata, possibilità giunta da un altro mondo. 
Altrettanto spero che queste fantasie possano poi marcire nella frustrazione che fa seguito alla consapevolezza.
D'altronde si parla di imperfetti vaneggiamenti d'una fallimentare ricerca della felicità e del perché siamo quel che siamo, cosa che ci accomuna più d'ogni altra.

Non c'è scampo. Non ce ne è mai stato.