Da tempo avevo questa storia in testa. Negli anni ho scritto frammenti, appunti, descrizioni di personaggi che sentivo vivi ma ancora senza voce. Non c'era una trama definita, solo una sensazione: quella di voler raccontare qualcosa che mi apparteneva, ma che era anche più grande di me.
All'inizio di quest'anno ho scritto una canzone che si chiama Anticorodal. Era un flusso, un ricordo metallico, duro, inossidabile. Come certe finestre, certe parole, certe adolescenze. Da quella canzone è nato un romanzo.
Anticorodal è un progetto che racconta Bari nei primi anni 2000. Non quella da cartolina, ma quella vissuta davvero: tra scuole, corridoi, motorini che non partono, bagni decorati con i pennarelli, compilation masterizzate, amicizie che si spaccano per una parola di troppo.
Una scritta sul muro trovata in un bagno del Flacco innesca tutto.
Da lì cominciano le domande, i sospetti, la rabbia. Ma anche le corse senza meta, la musica nelle cuffiette condivise, le dediche sui diari di scuola, i sabati al Savoia, le pizze fredde sul Fortino, i pomeriggi nei negozi di dischi o nelle case con i genitori fuori.
I personaggi - Daphne, Cate, Tammi, Bianca, Giulian, Marco - nascono da incroci. Non sono copie di persone reali, ma ne portano dentro i gesti, le frasi, i silenzi.
Se qualcuno si rivede in loro, non è un caso. E nemmeno un'accusa.
Perché in fondo, siamo tutti un po' Daphne, un po' Tammi, un po' Marco.
Ci siamo passati tutti da quella stagione in cui bastava un bigliettino, un SMS o uno sguardo per cambiare tutto.
Questa è una storia che parla di crescita, di giudizio, di corpo e di identità. Ma anche di città: Bari è lo sfondo, ma anche il confine. 
Ogni parte del racconto è accompagnata da una canzone.
Una colonna sonora che vibra sotto le parole, come succedeva davvero.
Le trovate tutte nella playlist su Spotify.
🎧 https://bit.ly/anticorodalmusic
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