Buongiorno, Buon Dio.
Per chi ti crede e per chi non ti crede.
Mi sono svegliata, stamattina, vuota come una scuola.
Con quel vuoto che non è appena un vuoto, ma la nostalgia di un pieno che, un tempo, abbiamo gustato.
Con quella tristezza che non è appena una tristezza, ma una speranza consunta, logorata dal troppo utilizzo.
Con quella lacrima che non è appena una lacrima, ma l'amara constatazione della mia miseria, e della miseria di tutti noi.
Con questa lettera sulle labbra, che non è appena una lettera, ma una disperata richiesta d' amore.
Questo abisso di inadeguatezza, di piccole e grandi disperazioni, di sogni stanchi, presunzioni e incertezze, lo porto a spasso con me, lo copro con una sciarpa e un cappotto, perché non abbia freddo. Questo orrore affamato d' amore, lì sotto la mia pelle, è lo stesso per tutti.
Abbiamo schifo di noi stessi, ma desideriamo che qualcuno abbracci quest'obbrobrio, e che ci rassicuri.
Ci odiamo. Ma non ci stanchiamo di aspettare qualcuno che ci ami.
A chi possiamo raccontarlo, questo dramma del vivere? Chi ascolterebbe?
Tu sei strano, misterioso, anzi, forse non ci sei proprio. Ma senza di Te, in questa tranquilla domenica epidemica, a chi scrivo, a chi grido?
Questo vuoto, questa inconsistenza, un po' lo odio, ma un po' ci sono affezionata. Gli voglio bene. Mi ricorda che ogni singolo morto è stato quel che io sono, e che dietro ogni numero di quelle cifre fuori controllo che scorrono nei vari bollettini, c' era un ' altra fame come la mia.
Mi piace immaginare le domande dietro ognuno di quei numeri. Siamo tanti, siamo proprio tanti, tutti affamati, tutti assetati.
Per questo, buon Dio, se ci sei, vieni presto, e se non ci sei fai presto ad esserci. C' è così tanto bisogno di Te, che non ti sentiresti mai più solo, nell'altro del tuo cielo. Fa' presto, per favore.
Non perdere tempo a mettere il cappotto. Non fa poi così freddo, quello che manca, ultimamente è proprio l' aria.