Per essere poeta, nell'accezione più ampia, una persona che vive "il" mondo, e non "nel" mondo, si può credere che si debba soffrire. Forse raschiando se stessi si può arrivare, almeno apparentemente alla propria anima.
E quando smettiamo di soffrire, noi che ci crediamo poeti, e iniziamo a godere della nostra esistenza, temiamo di aver "perso i nostri poteri".
Mentre scrivevo Orione, avevo i brividi per questa stessa paura:
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