Ho quarantasette anni e ho iniziato a scrivere con una certa continuità circa setti anni fa nel bel mezzo di una crisi esistenziale.
La parola scritta era divenuta un modo per fissare e comunicare stati d'animo, per trovare qualche via d'uscita ad una situazione che sembrava essere senza prospettiva.
Sono sempre stato una persona concreta ma eternamente distratta da una domanda decisiva: sto realmente vivendo pienamente? Sto approfittando degnamente di ogni secondo che mi è stato concesso?
E spessissimo la risposta a questa domanda è stata no. Sto facendo cose, perseguendo obiettivi e usando energie che finora hanno soddisfatto le ambizioni di altri, più che le mie.
Altri in senso lato: la società, la famiglia, il partner, il datore di lavoro. 
Ho seguito chiunque tranne me stesso.
Altro quesito che mi sono posto è: quali sono realmente le mie autentiche necessità?
E non ho trovato un modo più intelligente di cercarle che attraverso l'esperienza.
All'inizio è stato un po' come navigare col timone rotto, senza una guida. E ne è uscito una sorta di diario di bordo risalente al dicembre 2016: Schegge impazzite.
In quel periodo praticavo, senza esserne consapevole, l'incontinenza prospettata da Jean-Poul Sartre, che suggeriva all'artista di non sprecare o tralasciare alcuna emozione degna di essere trasmessa.
Contemporaneamente, iniziavo una sorta di romanzo autobiografico in terza persona, La liberazione, in cui descrivo l'esigenza, quasi nietzschiana, di demolire molti dei miei principi passati.
E dopo aver praticato la cosiddetta filosofia del martello, ho pensato fosse venuto il momento di costruire qualcosa, magari anche iniziando a pubblicare alcune cose su questo portale.
Buona lettura